Luigi Necco riscopre l’eroe Siro Riccioni

A Bussi sul Tirino, un angolo pescarese nel Parco del Gran Sasso gli abitanti sono poco più di duemila e pochi degli attuali potranno ricordare il telegramma giunto un giorno del luglio 1956: vi era comunicata la morte del maresciallo Siro Riccioni, nativo del posto, che un decennio prima aveva segnato un momento di storia poco nota, nell’immenso dramma della Seconda Guerra Mondiale, un momento ricondotto alla conoscenza collettiva da Luigi Necco, con il libro “Operazione Teseo” (Tullio Pironti Editore). Dall’8 settembre 1943, a Creta Riccioni, ventiduenne, si era schierato a favore della resistenza italo – cretese anti-nazista; dopo quasi diciotto mesi, il 3 aprile del 1945, mentre gli Alleati avevano ormai completato la liberazione dell’Italia e il fronte nazista era allo stremo, le truppe tedesche di stanza a Creta dispongono la fucilazione di trecento soldati italiani, caricandoli sui camion per giungere al luogo dell’esecuzione. Lì, un manipolo di greco – cretesi assalta il comando nazista, uccidendone gran parte, e salva la vita a quasi tutti gli italiani condannati (ne morirono ventotto, fucilati nei minuti dello scontro); a mettersi a capo del gruppo di resistenti isolani era stato Georgos Sfendilakis, non altri che Siro Riccioni. I cretesi, consapevoli del sostegno ricevuto da Riccioni dall’armistizio di Cassibile, seppero ricompensarlo con quell’atto di eroismo ed affratellamento, un gesto storico che rinsaldò la matrice d’alleanza tra Greci ed Italiani. Luigi Necco, per anni collaboratore sportivo Rai e, negli anni recenti, conduttore della famosa trasmissione “L’emigrante”, riscoprendo il proprio amore per l’archeologia, ne riveste i panni e riporta alla luce, in “Operazione Teseo”, tutti i dettagli della vicenda relativa all’eroe pescarese, delineandone la sorte di chi fu posto al bando sia dai Tedeschi che dai Fascisti, spesso osteggiato dagli stessi cretesi ed abbandonato dagli Alleati. La doviziosa ricostruzione storica è ravvivata da una narrazione tanto dolorosa quanto epica, testimone degli scontri e delle ostilità consumatisi entro i paesaggi angusti e rocciosi di Creta. Siro Riccioni, alla data della scomparsa, era divenuto ormai un eroe sovranazionale, avendo dato orgoglio alla propria terra d’origine, ma soprattutto avendo ottenuto tributo e riconoscenza dal mondo greco per il quale si era esposto in prima persona. Le ragioni di tale riconoscenza sono spiegate, in prefazione, da Louis Godart: “Necco ha capito quello che tanti illustri studiosi non hanno mai intuito: chi è ospite di un Paese e tenta di scoprirne le radici ha il dovere impellente di immergersi nella realtà locale se vuole davvero dare un contributo credibile alla storia di quella terra”. E, alla stregua del suo personaggio ispiratore, Luigi Necco in settembre ha ricevuto, per la qualità della ricerca svolta, la cittadinanza onoraria da parte del Comune di Bussi sul Tirino, bagnato da tre sorgenti e fregiato da un eroe storico al quale, forse, ora il giornalista partenopeo ha restituito la giusta memoria e consapevolezza collettiva.

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