I ponte della valle di Maddaloni: fascino e genio architettonico

Maestosi si presentano a chi percorre la strada attraverso la valle di Maddaloni, nascosti nella natura compaiono subito dopo una curva cogliendo di sopresa i passanti che non li conoscono.
Parte fondamentale dell’acquedotto carolino, i ponti della valle sono spesso erroneamente indicati come un’opera romana, in realtà costruiti dal 1753 dal geniale Luigi Vanvitelli già autore della rinomata Reggia di Caserta.
Furono commissionati da Carlo di Borbone per portare l’acqua necessaria ad alimentare le diverse cascate e fontane della tenuta reale, e vennero costruiti in quasi sedici anni scavando nel terreno, traforando montagne e costruendo le strutture necessarie affinché l’acqua potesse arrivare con la giusta pressione fino alla grotta della reggia.
L’acqua proviene dalle sorgenti del monte Taburno e alimenta non solo alle cascate di palazzo reale, ma anche Sant’Agata de’ Goti, San Leucio e le campagne casertane fino a giungere da un lato alla reggia di Carditello, e dall’altro a Napoli insieme alle acque dell’acquedotto di Carmignano. La particolare sezione dell’acquedotto che attraversa la valle di Maddaloni unisce, in un percorso di 529 metri, il monte Longano e quello di Garzano con un ponte a tre ordini di arcate per un totale di sessanta metri di altezza.
Ogni livello può essere percorso grazie a opportuni passaggi ricavati tra i pilastri delle arcate, ma la panoramica mozzafiato è offerta dal terzo, aperto al pubblico durante particolari iniziative del territorio, con alti bordi laterali protettivi e anticamente percorso dalle carrozze.
Si narra che, secondo i calcoli di Vanvitelli, l’acqua avrebbe dovuto impiegare sedici minuti per arrivare alla reggia ma durante l’inaugurazione, alla quale parteciparono il re in persona e la folla curiosa, ci volle molto più tempo affinché il miracolo accadesse.
La tradizione vuole che Vanvitelli iniziò ad agitarsi particolarmente temendo il peggio, si toccò il collo sperando nella pietà del re che, dapprima spazientito, abbracciò l’architetto non appena l’acqua iniziò a scrosciare come doveva, nella festa generale della folla.
Un’opera colossale che fece la storia a suo tempo come ponte più lungo d’Europa, ancora oggi perfettamente conservato, che resiste al tempo e agli eventi grazie alla solidità minuziosamente studiata dal talentuoso architetto.

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