Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre si ricorda il terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto durante il regime domenicano di Rafael Leonidas Trujillo nel 1960. Dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha reso istituzionale questa giornata, invitando governi, organizzazioni e media a sensibilizzare la società sulla violenza di genere. Anche il sindacato di polizia Coisp ha voluto ricordare le vittime attraverso Mariarosaria Pugliese , Segretario Regionale alle pari opportunità nonché tra le più strette collaboratrice del leader regionale Giuseppe Raimondi .
“La violenza contro le donne – commenta Mariarosaria Pugliese – è una tematica inserita nel quadro dei dialoghi specifici sui diritti umani. Si auspica quindi un risveglio delle coscienze affinchè in una società denominata “civile” e fondata sul dritto non si può e non si deve tollerare in alcun modo la violenza contro le donne. Secondo l’ISTAT a giugno del 2015, una statistica relativa al quinquennio 2009/2014, il 31,5 per cento delle donne italiane fra i 16 e i 70 anni ha subìto violenza fisica o sessuale almeno una volta nel corso della vita, praticamente una donna su tre, un dato decisamente troppo alto. L'indagine dice che per il 62% le violenze avvengono per mano di partner, presenti e passati, familiari e amici di famiglia, e questo è un dato allarmante perché spesso : “Il mostro non dorme sotto il letto, ma dorme accanto a te Donna!” Una nota psichiatra psicoterapeuta e psicoanalista descrive il complicato meccanismo che si ingenera la violenza fisica come modalità educativa e la violenza sessuale su donne della famiglia sono stati fatti ineludibili e accettati dalle donne "obtorto collo", pena l'esclusione dal nucleo familiare. La cultura mirata al "segreto" e alla "vergogna" delle violenze subite affonda le radici nel passato ed è per questo tanto difficile da sradicare, non solo per i risvolti sociali della denuncia, ma per le implicazioni psicologiche personali di chi le subisce. Chi infligge violenza ritiene che essa sia "per il bene" di chi la subisce o “per colpa" della bambina o della donna, che "induce" l'aggressore : ovviamente, solo un modo per scaricare la responsabilità sulla vittima! Tale problematica impone un impegno societario, finalizzato alla repressione dei reati e alla prevenzione di essa attraverso un’educazione dei giovani improntata al rispetto e all’educazione verso un’affettività sana, perché come diceva Martin Luther King, “ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni”.