“Sircus” La passione

Quando penso al mondo circencense, fatto di artisti, giocolieri, clown, domatori e animali, non posso che farlo con un sentimento di grande tristezza. Quel carillon quasi perfetto, che obbligatoriamente deve allietare l’affollata platea, non l’ho mai osservato con gli occhi innocenti di un bambino ammaliato da quella musica e da quei colori.
Ho sempre preferito osservare ciò che si nascondeva aldilà di quelle maschere e di quel trucco, storie di cui la platea non ha mai saputo nulla. Un pò come il teatro dove i camerini rappresentano uno scrigno di vita e di valori inestimabili.
A chi è capitato di entrare nel camerino di un attore al termine di uno spettacolo, avrà subito notato le foto o qualche oggetto particolare fare bella mostra di se appese allo specchio o appoggiate sul tavolo.
Ma quante storie si nascondono dietro questa fredda e provvisoria sistemazione?
Gli artisti del circo, comunità nomade, non consentono al pubblico di valicare questo sacro confine per il quale io ho sempre provato grande fascino e che adesso, finalmente, grazie a questo lavoro ho voluto raccontare con la loro stessa arte o magia, se si preferisce, che da sempre si nasconde sotto un tendone chiamato “Sircus.”

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