Enzo Papa e Raffaele De Lucia si sono sapientemente espressi su Ugo Foscolo

(Elisa Cacciapuoti) – Ancora una volta nel salotto letterario di Matilde Maisto, coordinatrice del gruppo Letteratitudini, è stato  registrato un ottimo risultato culturale, inerente l’incontro letterario, condotto dai due relatori della serata: l’ispettore di PS Enzo Papa e l’ingegnere Raffaele De Lucia, che si sono espressi sulla figura umana di Ugo Foscolo: l’uomo, il poeta, il combattente.
Categorico Enzo Papa che in sintesi si è espresso in modo molto favorevole  sul Foscolo sia per la sua poetica che per la sua personalità umana, che lo ha visto intrepido uomo del suo tempo. Egli – dice Papa – è uno dei poeti più influenti della letteratura italiana dell’Ottocento. E’ tra i massimi esponenti della letteratura del neoclassicismo e del primo romanticismo, infatti nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti “In morte de fratello Giovanni”, “A Zacinto”, “Alla sera” e il carme “I Sepolcri”), l’altra di indirizzo neoclassico (le odi “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo” “All’amica risanata e il poema incompiuto “Le Grazie”).
Il Foscolo – egli continua – ebbe sempre un forte impegno politico ed anche un carattere ribelle e impetuoso, sosteneva gli ideali della rivoluzione francese e fece parte anche dell’esercito napoleonico. Deluso da Napoleone, dopo la firma del trattato di Campoformio, decise di scappare prima a Milano poi a Bologna ed infine in Toscana. Infine quando nel 1815 il governo austriaco arrivò a Milano, egli per coerenza con le proprie idee politiche, preferì la via dell’esilio prima in Svizzera, poi in Francia ed infine in Inghilterra dove morì a Londra.
I temi più importanti e ricorrenti nelle sue opere sono la patria e la morte, infatti egli fu un uomo molto legato alla sua patria e subì una forte delusione dall’uomo che riteneva un “liberatore” ovvero Napoleone dopo essere venuto a conoscenza della cessione di Venezia agli austriaci. Questo gesto il Foscolo lo interpreta come un atto di vigliaccheria tanto che decide di abbandonare tutto e di esiliarsi. Per Foscolo, che non credeva nell’esistenza di una vita ultraterrena, assume particolare importanza il tema della morte che egli non vede con pessimismo, ma al contrario la vede come qualcosa che pone fine alla sofferenza terrena.
Stupendi “I Sonetti” del Foscolo di cui i temi sono quelli tipici dell’intera produzione foscoliana: l’esilio, la patria, le illusioni, gli affetti familiari e il presagio della tomba illacrimata.
Meraviglioso il sonetto:
ALLA SERA
Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.    
La sera per il poeta veneziano è il momento più bello della giornata: il momento in cui riposarsi dopo gli affanni quotidiani, il momento in cui si placano i rumori dell’esistenza ed il cuore è invaso da pace e serenità. Ma la meditazione sulla sera sfocia spontaneamente nella meditazione sulla morte; anche la morte, come la sera è infatti una promessa di pace, una pace dolce e definitiva: il momento in cui finalmente si terminano le fatiche di un’esistenza tribolata ed angosciosa.
Questo sonetto appare nettamente diviso in due parti: le due quartine sono statiche, poichè intendono descrivere lo stato d’animo del poeta dinnanzi alla sera, che è il medesimo, sia che si tratti di una serena sera d’estate, sia che si tratti delle tenebre di una scura sera invernale: in tutti e due i casi la sera porta con sé la tranquillità e la cessazione degli affanni. Nelle due terzine, invece, si chiarisce perché la sera è cara al poeta: essa è immagine della morte, di quel “nulla eterno”, che è liberatorio poiché rappresenta l’annullamento totale, in grado di cancellare i conflitti e le sofferenze della vita. .
Viceversa l’ingegnere Raffaele De Lucia ha fatto un parallelo tra i tre grandi poeti del Romanticismo Italiano: Foscolo – Leopardi – Manzoni.
Questi tre grandi – egli dice – sono gli esponenti più rilevanti del Romanticismo Italiano. Vi giungono però dopo aver attinto molto dal secolo dei “Lumi” dove hanno preso a piene mani i riferimenti di “Libertà, Fratellanza e Uguaglianza”. Il loro denominatore comune è certamente il riferimento alle “Illusioni” Romantiche”: l’amore, l patria, l’amicizia, la speranza, il sacrificio, il ricordo. Essi partendo dalla concretezza illuministica giungono al “Sogno” romantico; quindi passano dalle certezze positivistiche alle “illusioni” e ai “valori” immortali. Certamente ci sono in tutti e tre delle sfaccettature diverse dovute alle loro diverse personalità e alle loro realtà diverse, familiari, culturali, personali.
Foscolo il guerriero senza macchia e senza paura, mai domo, lotta sempre per la libertà e per spezzare le catene dell’oppressione e della tirannide. E dove non si può lottare a viso aperto ecco che anche la morte diventa un’arma e il “suicidio” diventa estremo gesto di libertà.
Leopardi, invece, prova a vincere quella natura che “illude” i figli suoi e poi non concede quello che ha promesso un tempo, ma la ‘Speranza’ lo tiene sempre in campo. La ‘Speranza’ di un nuovo anno “Zibaldone”, la ‘Speranza’ del Sabato, preludio del giorno di festa, ma poi la fredda realtà porta via il sogno e fa cadere tutte le ‘Illusioni’.
E poi il Manzoni che pur partendo da un illuminismo materialistico giunge con l’aiuto della Fede “Bella, Immortale, Benefica” alla visione di un Dio “Dolce, Vicino, Amoroso” che mai lascia i figli suoi che si uniscono (Vedi i “CORI” dell’Adelchi e del Conte di Carmagnola, e anno tutti insieme la Storia che prima apparteneva ai pochi.
Veramente una bellissima serata di pura cultura, durante la quale ogni partecipante ha avuto alcuni minuti, concessi dal nostro moderatore prof. Raffaele Raimondo, per potersi esprimere, in modo che ognuno ha potuto dire la sua portando un interessante contributo individuale ed un vivace confronto letterario.
Infine il professore Raffaele Raimondo, con un romantico sottofondo musicale, e con grande maestria, ha recitato alcuni sonetti del Foscolo e precisamente Alla Sera – A Zacinto – In morte del Fratello Giovanni.
La serata è come sempre terminata con un grazioso bouffet e con l’appuntamento al 14 Marzo, giorno di Santa Matilde. Il tema sarà: “Festa della Donna”: la storia dell’8 marzo e quella leggenda che nessuno racconta… – Le donne che hanno cambiato il mondo”
 
 

 

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