Vorrei che la mia vita fosse come una canzone

“Vorrei che la mia vita fosse come una canzone di Bruce Springsteen. Almeno per una volta.”: come la musica influisce nella letteratura. Chi vorrebbe che la propria vita fosse come una canzone di Springsteen? Sicuramente Rob Gordon, protagonista del best seller “Alta Fedeltà” del britannico Nick Hornby. Hornby, innamorato perso della musica, tratta l’intero libro citando canzoni e gruppi musicali (fra cui gli Smiths, Nirvana, Marvin Gaye, Aretha Franklin), metaforizzando ed elaborando pensieri e progetti in questo modo. Come del resto narra in “31 canzoni”: un esempio lampante del legame personale fra l’autore e i suoi amati 33 giri anni ’70, in cui descrive queste per l’appunto, legandole a ricordi ed emozioni personali. Ma chi direbbe che il re del thriller, autore di un certo calibro quale Stephen King, che ha dato alla luce opere come “Shining”, “It”, “Misery non deve morire”, ascolti i Beatles?: ebbene, è da lui citata, e particolarmente amata, Hey Jude ne “I lupi del calla”. Quello che in effetti crea la giusta atmosfera all’interno di un buon romanzo, è senz’altro “l’immaginazione uditiva”: Haruki Murakami, autore giapponese, apre il suo apprezzatissimo “Norwegian Wood” descrivendo per l’appunto una radura, fredda e delicata, in cui il protagonista ricorda con affetto la ragazza di cui era follemente innamorato. Lo stesso autore si è sbizzarrito immaginando un Kafka divertito all’ascolto dei Radiohead; Nicholas Sparks ha descritto baci appassionati e spiagge assolate, accompagnandole ad “anche se in lontananza, l’inconfondibile voce dei Beach Boys con Little deuce coupe”. Vi è d’altronde un sondaggio sulle canzoni più utilizzate in ambito letterario, c’è chi dice che “i Beatles vincano sempre”, tant’è che “Hey Jude” è citata ben 55 volte; ma, nonostante ciò, è presente una buona percentuale di pezzi degli Abba, Nirvana, Elvis Preseley. Quella che più si apprezza, è comunque la sidetta “musica sentimentale”, “perché” come descrive il nostro Hornby, “la musica sentimentale ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza.”

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