Elezioni presidenziali francesi: Vince Macron

Macron, già ministro del governo Hollande, è il nuovo presidente cisalpino. Si è imposto con un rapporto di 3 a 1 sulla diretta avversaria Marine Le Pen che resta al 35% delle preferenze (comunque il doppio di quanto conseguì il padre in analoga contesa agli inizi del nuovo millennio).
Filo europeista, è laureato in scienze delle amministrazioni.
Dopo la laurea è stato funzionario statale, poi assunto da un importante gruppo bancario privato, quindi nello staff di François Hollande fino a diventare Ministro.
Sposato con una sua insegnante, la Signora Brigitte, ha avuto sino ad ora una carriera fulminante che lo ha portato, a soli 39 anni, all'Eliseo.
La sua campagna elettorale, ensamble la France, è stata condotta sulla base di numerose promesse, specie in campo europeo dove, cioè, si dovrà comunque confrontare con la volontà di altre nazioni (Germania in testa).
Da domani, quindi, si vedrà come saprà tradurre in cose concrete le promesse elettorali di europeismo basato però su una lunga serie di rinnovazioni.
Certo più d'uno non crede nella sua idea di Europa e non lo ha votato. Forse hanno avuto qualche riserva su chi si propone con una moglie mamma, apparendo come una persona insicura che risulta difficile vedere come presidente di un paese presidenzialista, ossia dove il presidente conta qualcosa.
E, in effetti, una persona che necessita di avere accanto una figura materna ricorda tanto l'imperatore Nerone che la storia ricorda come succubo della mamma Agrippina.
Chissà a casa Macron chi porta davvero i pantaloni e se l'enfant prodige sarà davvero tale o piuttosto sarà solo una petit marionette in mano agli adulti (banchieri in testa, visto che Macron è da molti ritenuto una creatura dei ricchi e potenti banchieri Rothschild).
O, forse, è proprio l'idea di un Europa unita e di una globalizzazione forzatamente realizzata solo per ragioni di speculazione economico finanziarie che non va più giù a tanta gente.
Saremo a vedere se questo tecnocrate saprà sconfessare la tradizione che vuole solitamente i tecnici in politica fare rapidissime ascese come salvatori della patria ma poi, altrettanto rapidamente, messi da parte (Monti docet….).

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