La destra avanza in tutta Europa. La Seconda guerra mondiale non ha insegnato nulla
Il nuovo corso della politica austriaca parte oggi 16 ottobre 2017, un percorso con la prua a destra, anzi all’estrema destra, dopo un governo social popolare che ha guidato il Paese per anni. In questa tornata elettorale, molto attesa anche dagli osservatori europei, è cresciuta esponenzialmente la destra estrema dell’FPO, quella di Heinz Christian Strache, oltre che la Lista Kurz, quella del giovane leader del nuovo Partito popolare che ha rivolto la propria attenzione alle istanze xenofobe e anti immigratorie dei cittadini austriaci diventando, di fatto, il primo esponente politico nazionale con il 31% dei voti raccolti. La coalizione che, con buona pace di tutti, probabilmente guiderà l’Austria dalle prossime settimane, quindi, sarà quella tra il centro destra, quello di Kurz, ed i nazionalisti di Strache, riportando pericolosamente l’ago della bilancia politica europea a destra, troppo a destra, come avvenne in Europa dopo il primo tremendo conflitto mondiale. Corsi e ricorsi storici potremmo dire, proprio nei giorni in cui si celebrano, teoricamente per ricordare ai popoli europei la follia morale raggiunta negli anni ‘40, le varie stragi naziste in Italia. Pochi giorni fa, infatti, diverse celebrazioni a Caiazzo, Bellona e Marzano Appio (frazione Campagnola) hanno ricordato, come avviene ogni anno, cosa accadde in Campania, e nel casertano, durante la ritirata nazista conseguente al famoso Armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943. Commemorazioni che non ci raccontano di soldati coraggiosi morti durante le battaglie di una guerra infame, ma, più tragicamente, ci ricordano le stragi di innocenti civili che si ritrovarono con un nemico spietato in casa e i vertici istituzionali italiani in fuga, mentre il nostro esercito restava senza ordini e si dissolveva in una tragedia che avrebbe portato all’internamento di tanti nostri soldati e, purtroppo, anche all’esecuzione di tanti giovani militi restati fedeli ai propri comandanti locali. Proprio in questo momento storico, con una pericolosissima decadenza del sogno europeista, con una crisi ipoteticamente superata mentre i cittadini non ne avvertono che le difficoltà ancora pienamente presenti, e con una gestione disastrosa dell’emergenza migranti, i vari Paesi di questa strana Europa a 28 stanno via via svoltando sempre più miseramente a destra, mentre qualche pezzo vorrebbe addirittura staccarsi (leggi Catalogna) dalla “casa madre”! Un disastro politico completo che ci avvicina, giorno dopo giorno, all’improvvisa fiammata ultranazionalista di qualche leader in grado di ipnotizzare le masse, come fece Hitler negli anni ’30 del secolo scorso, e sventolare le ragioni inesistenti del necessario rafforzamento purista dei popoli europei. Un’Europa che dal 2011 non fa che scendere all’inferno, un grande continente (?) che in Germania annovera l’AFD (Alternative fuer Deutschland), un partito di estrema destra, come terzo partito nazionale al 13%, che ha assistito all’ascesa di Marin Le Pen alle elezioni nazionali francesi di aprile, dove ha raccolto addirittura il 22% circa dei voti, attestandosi poi al 13% alle amministrative di giugno e piazzando in parlamento ben 8 deputati. Un’Europa che ha inserito nella sua non più ristretta cerchia politica l’Ungheria del premier Viktor Orban, capo di un partito politico nazionalista e di destra, o la Polonia che ha dimenticato i tempi di Lech Walesa, leader di Solidarnosc e nobel per la pace, ed è passata al nazionalismo spinto diventando addirittura razzista nei confronti dei tanti italiani che hanno iniziato ad operare nel mercato economico polacco, e dal 2015 ha un premier ultraconservatore e nazionalista che critica e crea continui problemi alle istituzioni europee. Ma non possiamo dimenticare la tragica situazione greca, della quale si è sistematicamente alimentata l’ideologia xenofoba, antieuropeista e nazionalista di Alba Dorata, come pure quella dell’Olanda dove alle elezioni di marzo il PVV di Wilders, un partito antieuropeista e contro l’immigrazione, sostanzialmente di estrema destra, ha ottenuto il 13% dei consensi piazzandosi al secondo posto nella competizione politica. Potremmo citare ancora la Slovacchia, la Finlandia, la Danimarca e addirittura il Belgio dove, come in Spagna, si sono riaccese le spinte separatiste dell’area delle Fiandre dopo il successo del partito nazionalista fiammingo, che ha ottenuto il 33% dei voti alle ultime elezioni, e dall’ottobre del 2014 è inserito a pieno titolo nella coalizione di governo. Un disastro insomma, mentre l’economia tira solo nella Germania della Merkel, la Francia arranca, la Spagna combatte per sedare una vera rivolta separatista, l’Italia fa finta di essere in ripresa, troppo grande e connessa per esser lasciata fallire dai burocrati europei, e l’Austria, allegramente, da oggi, spinge ulteriormente l’Europa verso il burrone dell’estrema destra, dei nazionalismi e dei fanatismi per colpa, e questo è il punto, di una finta sinistra che ha generato una serie di disastri economici e sociali in tutti i Paesi che ha amministrato negli ultimi anni.
Chi ci salverà? Forse la cultura.