Relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta

Riceviamo dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capila Vetere Relazione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlate.
Audizione del Procuratore della Repubblica
del 25 ottobre 2017, alle ore 15,00,
presso la Prefettura di Napoli, in merito ad alcune attività d'indagini svolte dai Sostituti
Procuratori, componenti la 4A sezione indagini della Procura della Repubblica di Santa Maria
Capua Vetere, competente in materia di reati ambientali:
– doti. Vincenzo Quaranta;
– dott. Giacomo Urbano;
– dott. Domenico Musto;
– dott. Sergio Occhionero
– dott.ssa Stefania Pontillo.
Premessa:
1. Questo Procuratore, sin dalla data del suo insediamento (3 settembre 2015), valutate le numerose
problematiche da affrontare e nell'ambito delle priorità da assumere, ha dato sin da subito il massimo
impulso alle questioni di natura ambientale e ha perseguito l'obiettivo di potenziare l'azione di contrasto ai crimini ambientali, anche mediante l'emissione di molteplici direttive e la sottoscrizione di appositi
protocolli con le Forze dell'Ordine e gli Enti interessati.
Difatti, data la complessità della materia, si è più volte intervenuti ad impartire precise disposizioni
in ordine alla disciplina e modalità di osservanza della recente normativa in materia di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti.
Per tali ragioni, anche le Associazioni di categoria sono state coinvolte onde valorizzare la loro
attività in modo che venga dato il massimo rilievo alle segnalazioni che eventualmente a loro pervengano,
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(attività aggiuntiva rispetto atta lodevole attività già quotidianamente svolta dalle Forze dell'Ordine) al fine di segnalare possibili interventi immediati onde scongiurare ogni altro ulteriore danno all'ambiente o rendere ancora più complessa la risoluzione della problematica.
Si cita a tal proposito il protocollo d'intesa, stipulato in data 27 giugno 2017, con i seguenti Enti:
* ARPAC – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania;
* Questura di Casetta;
» Comando Provinciale Carabinieri di Caserta;
M Gruppo Carabinieri Forestale di Caserta;
* Capitaneria di Porto di Napoli;
* Comando Carabinieri Tutela Ambiente – Gruppo di Napoli;
« Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (C.I.R.A.) di Capua;
* SMA Campania S.p.A. (Società in House della Regione Campania);
* Legambiente Campania Onlus;
* Federazione Coldiretti Campania;
« WWF Italia Onlus;
* Associazione D.E. A. (Difesa Eco Ambientale) – sede Nazionale Grazzanise (CE);
" Associazione Cittadinanzattiva Onlus – sede Regionale Campania;
« Associazione G.E.P.A. – sede provinciale di Caserta;
« Comitato Cittadino "Fermiamo i Roghi Tossici" – Santa Maria Capua Vetere;
ai fini dell'emersione delle notizie di reato in materia di tutela ambientale, anche attraverso la collaborazione tra le parti sottoscrittori per migliorare l'efficacia complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza sul territorio.
L'obiettivo del protocollo è proprio quello di potenziare l'azione di contrasto ai crimini ambientali,
attraverso l'emersione del fenomeno, la cui repressione è facilitata dall'acquisizione di un adeguato bagaglio informativo.
Le Parti, nell'ambito delle loro competenze e nel rispetto delle autonomie reciproche, si sono
impegnate alla realizzazione di obiettivi comuni al fine di assicurare il pieno accertamento dei reati
attraverso lo scambio costante e reciproco di informazioni, per garantire ogni efficace intervento della polizia giudiziaria.
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, in tal modo acquisisce ulteriori notizie
utili scaturite proprio dalla diretta osservazione sul territorio, sviluppando le indagini conseguenziali.
2* Altro protocollo di rilevante importanza è quello stipulato in data 23 giugno 2017, con gli Enti
interessati:
• Giunta Regionale della Campania – Direzione Generale per la Tutela della Salute e Coordinamento Sistema Sanitario
Regionale;
• Registro Tumori della ASL di Caserta;
• Servizio di Epidemiologia della ASL di Caserta;
• Registro Tumori Infantile regionale;
• Registro Malformazioni Congenite;
• ARPAC;
• Registro Tumori della ASL Napoli 3 Sud;
• Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
Il suddetto protocollo è finalizzato all'adozione di strategie condivise per la rilevazione di possibili
rischi sanitari riferibili a criticità ambientali individuate nei quindici comuni compresi nella giurisdizione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che rientrano nella ed. "terra dei fuochi" ossia: Calvi Risorta, Capodrise, Capua, Caserta, Castel Voltarne, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Recale, San Felice a Cancello, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Tammaro, Santa
Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa.
Difatti, svariate indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere,
nonché dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, hanno svelato il
perpetrarsi, sin da tempo risalente, di un intenso traffico di rifiuti speciali – anche pericolosi – provenienti da aree ubicate nel centro-nord Italia e sversati illecitamente in varie località, fra cui alcune aree ricomprese nella provincia di Caserta ed, in particolare, nell'area sud della medesima.
Ulteriori indagini hanno poi confermato la pratica diffusa, non solo da parte di gruppi criminali,
dell'interramento illegale di rifiuti e dello sversamento di rifiuti urbani e scarti di produzioni industriali nei corsi d'acqua superficiali nelle stesse aree.
Settantasette comuni, ubicati fra le province di Napoli e Caserta, già costituenti parte del Sito
contaminato di Interesse Nazionale (SIN) del Litorale Domitio-Flegreo, sono attualmente affidati alle
competenze regionali per gli interventi di bonifica.
A ciò si aggiunge l'inquinamento delle acque e dell'aria come comprovato dalle accurate analisi
condotte dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.
Recentemente sono stati pubblicati, da parte del Registro Tumori provinciale dell'ASL di Caserta, i
"tassi d'incidenza oncologica", che con molta affidabilità possono essere identificati come "indicatori di
rischio", in rapporto di causalità diretta tra sorgenti di rischio e patologia oncologica.
Per questi motivi, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha interesse ad un pieno
accertamento dei fatti e alla completezza delle investigazioni relative ai delitti di natura ambientale, anche con riferimento ai danni per la salute eventualmente ricollegabili a tali condotte criminose, per cui si è pervenuti alla sottoscrizione del suddetto protocollo d'intesa.
Gli Enti e gli Organismi intervenuti, istituzionalmente impegnati nell'analisi delle matrici ambientali
e nel monitoraggio dello stato di salute della popolazione, con particolare riferimento a quella residente nelle aree ricadenti nella cosiddetta "Terra dei fuochi", ritengono utile agevolare l'acquisizione e lo scambio d'informazioni epidemiologiche ed ambientali, in modo da indagare se ricorra o meno un reale aumento del rischio d'insorgenza di patologie cronico-degenerative, con particolare riferimento a patologie neoplastiche e/o malformazioni congenite, ascrivibili a fenomeni dolosi di degrado ambientale.
Pertanto, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, avvalendosi della collaborazione
di tutti gli Enti intervenuti, con il predetto protocollo promuove un interscambio informativo finalizzato a pervenire ad un pieno accertamento dei fatti e delle responsabilità conseguenti alla commissione di reati di natura ambientale, con specifico riferimento a possibili ricadute sulle condizioni di salute della popolazione residente.
3. Altro aspetto alquanto importante per le attività in materia ambientale svolte da quest'Ufficio,
sempre in riferimento al contrasto ai crimini ambientali, è quello riguardante l'efficiente monitoraggio delle modalità di smaltimento dei rifiuti speciali derivanti da attività produttive di vario tipo.
Ebbene, su tale questione, di assoluta priorità, questo Procuratore ha già svolto vari tavoli di incontro
con le Forze dell'Ordine e con gli Enti preposti (ARPAC, A.S.L.) recependo la fattiva collaborazione delle
Associazioni di categoria, quali Confindustria, Federazione Coldiretti e Confcomrnercio, con le quali è stata instaurata una possibile interazione, affinchè si possa perseguire l'obiettivo di seguito indicato.
Allo scopo di un migliore contrasto ai crimini ambientali e tenuto conto che gran parte degli
sversamenti riguardano rifiuti speciali, che sono il risultato di un'attività produttiva, appare importante che il personale preposto ai controlli presso le varie attività produttive possa verificare non solo se, effettivamente, i rifiuti siano smaltiti regolarmente, ma anche se essi siano congni! rispetto alla tipologia e alle dimensioni dell'attività produttiva in questione.
Pertanto, l'obiettivo è quello della definizione di una sorta di "rifiiitometro", owerosia di indice di
congruità fra l'oggetto e le dimensioni delle varie attività produttive analizzate e l'entità e la tipologia dei rifiuti smaltiti, per valutare il regolare assolvimento o meno degli obblighi di legge in tema di smaltimento dei rifiuti.
E' necessario, infatti, che le attività di controllo siano eseguite grazie all'utilizzo di specifiche
competenze tecniche che consentano di determinare, per ciascuna attività, quali siano i tipi di rifiuti prodotti, quali le modalità di smaltimento, la consistenza e le misure ed iniziative che il titolare dell'attività produttiva deve intraprendere.
Sotto questo profilo, è stata reputata essenziale la collaborazione fattiva delle Associazioni di
categoria, le quali potranno fornire collaborazione per predisporre dati tecnici da poi utilizzare
nell'approntare dei prontuari utili per le attività di verifiche.
Particolare rilievo assume inoltre la presenza della Federazione Coldiretti, con riferimento alla
pratica purtroppo ricorrente sul nostro territorio dell'abbandono e dello sversamento delle deiezioni degli
animali.
L'individuazione di tali parametri dovrà poi confluire in un percorso formativo, in modo tale da
potersi awalere di personale specializzato in grado di poter svolgere gli appropriati controlli con strumenti conoscitivi adeguati.
In particolare, sono state discusse, da parte degli Enti convenuti, varie questioni relative alla
fattibilità di un prontuario per tipologie di rifiuti, rapportati alla natura e alle dimensioni dell'azienda.
Si è pervenuti, allo stato, alla decisione di provare in via sperimentale a formulare taluni dei suddetti
prontuari, che tuttavia devono essere riferibili non già al volume dei rifiuti rinvenuti presso l'attività
aziendale (i quali possono già eventualmente non rappresentare la totalità dei rifiuti prodotti, potendo essere solo la parte residua rispetto a un complessivo volume dei rifiuti in parte smaltiti in modo irregolare), bensì alle dimensioni delle aziende monitorate. Occorre, pertanto, pervenire alla quantificazione per ciascun comparto produttivo, dell'entità in astratto dei rifiuti di varie specie prodotti da quelle attività produttive.
Si è reputato, infatti, che individuare tale quantità, differenziando i rifiuti per le varie specie in
relazione a ciascuna attività produttiva, possa essere di grande utilità per l'operatore che procede alla verifica presso le varie aziende.
4» La rilevanza dell'attività d'indagine e la necessità di approntare adeguate strategie investigative
previa individuazione dei più rilevanti fenomeni criminali di natura ambientale da contrastare, ha dato luogo alla instaurazione di tavoli periodici con le Forze dell'Ordine nel corso dei quali vengono valutati, con riferimento a singole criticità, le attività da svolgere.
Ciò serve ad ottimizzare le risorse offerte dalla polizia giudiziaria, migliorando il coordinamento ed
evitando eventuali sovrapposizioni.
In particolare, nel corso di tali periodiche riunioni, vengono affrontate le seguenti problematiche:
situazione delle cave;
situazione delle discariche;
siti di smaltimento dei rifiuti;
problematiche dei depuratori di acque reflue;
aziende zootecniche.
5. Altra problematica cruciale su cui questa Procura della Repubblica si sta attivando con continuità è
quello relativo alle attività di bonifiche dei siti contaminati presenti sul territorio del proprio circondario.
La Provincia di Casetta presenta situazioni di degrado ambientale gravissime, causate dagli
smaltimenti illegali di rifiuti speciali pericolosi e non, con conseguenti danni ambientali, peraltro non ancora quantificabili.
A detti smaltimenti, oggi, vanno certamente sommati gli innumerevoli abbandoni indiscriminati di
rifiuti speciali, anche pericolosi, che il più delle volte vengono incendiati cagionando un danno ambientale di notevole proporzione; il tutto a conferma di un'attività illecita che, nonostante l'intervento repressivo da parte della Magistratura, delle Forze dell'Ordine l'introduzione dell'ari. 256 bis al D.lgs. 152/2006, resta ancora un fenomeno alquanto dilagante.
Questo tipo di realtà è, ovviamente, caratteristica comune anche alla maggior parte dei tenitori della
provincia, dove intensa è stata l'azione perpetrata dalla malavita nella gestione dello smaltimento illegale dei rifiuti e dove ancora sussiste una illegalità diffusa, la quale contribuisce ad acuire il progressivo degrado dei luoghi.
Alla luce di ciò, questo Procuratore, con propria direttiva n. 2332 del 6 marzo 2017, avente ad
oggetto: "disciplina e modalità di osservanza dell'ari. 192 del D.Lgvo 152/2006, in materia di abbandono e
deposito incontrollato di rifiuti", rivolta a tutte le forze dell'ordine operanti sul territorio, delineava una procedura univoca che garantisca l'osservanza degli obblighi di cui al 3° e 4° comma del citato ari. 192, che prevedono il ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con I titolari di diritti reali o personali dì godimento sull'area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa, in base agli accertamenti effettuati, in contraddittorio con i soggetti interessati, dai soggetti preposti al controllo. La corretta osservanza di detta procedura coinvolge responsabilità e competenze della Polizia Giudiziaria preposta all'attività d'indagine e degli enti amministrativi deputati ad impartire gli ordini di ripristino e ad intervenire direttamente in caso d'inerzia.
Quindi, da un lato quest'Ufficio ha emanato la succitata direttiva sull'osservanza degli obblighi di
cui al 3° e 4° comma del citato ari. 192 del D.Lgvo 152/2006 e, dall'altro, ha attivato una costante
interazione con gli Enti preposti per stimolare le attività di bonifica che spesse volte dette procedure sono in una fase di "stallo" con rimbalzi di responsabilità fra i vari Enti interessati, in merito alla validazione o meno degli interventi da effettuare.
Attualmente i siti contaminati e potenzialmente contaminati della Provincia di Caserta, ricompresi
nel Piano Regionale di Bonifica, sono circa 1.285.
Sono attive presso il Dipartimento ARPAC di Caserta circa 400 procedure circa l'effettuazione di
indagini preliminari, di cui all'art. 242 del D. Lgs. 152/2006, al fine di attuare le necessarie misure di
prevenzione nelle zone interessate dalla contaminazione.
Le discariche abusive, intese come siti in cui lo smaltimento dei rifiuti avviene con una pluralità di
operazioni in continuità temporale, con organizzazione di mezzi e attività e interessando ingenti quantità di rifiuti anche in termini di volumi occupati, ubicate in provincia di Caserta sono principalmente quelle le cui attività di smaltimento illecito di rifiuti è possibile far risalire tra gli anni '80 e gli anni '90. I siti contaminati o potenzialmente contaminati rientranti nella sfera di competenza di questa Procura
della Repubblica, indicandone per ognuna le principali caratteristiche con particolare riguardo alle attività investigative sono:
1. discarica di Calvi Risorta Area ex Pozzi / Iplave;
2. discarica di So.Ge.Ri. in località Bortolotto;
3. discarica Lo Uttaro e Area Vasta – Caserta;
4. nuova discarica Maruzzella (ed. Maruzzella 3) nel Comune di San Tammaro;
5. discarica Parco Saurino con annesso sito di trasferenza in S. Maria La Fossa (CE);
6. discarica Ferrandelle – Santa Maria La Fossa (CE);
7. cava in fossa c.d. Masseria Monti, sita in Maddalena;
8. inquinamento di n. 22 pozzi siti nelle particelle di terreno limitrofe all'ex stabilimento della Nokia
Solution and Network S.p.A., ubicato in Marcianise;
9. cava Cesque, sita in Falciano del Massico (CE);
10.impianto di smaltimento di rifiuti solidi urbani denominato "TLSTOE", sito nel Comune di Bellona (CE).
Ciò premesso, in riferimento alle notizie richieste da Codesta Commissione Parlamentare
d'Inchiesta, oggetto della presente audizione, si comunicano le seguenti notizie sulle seguenti singole
problematiche evidenziate:
1) eventuali notìzie di reato o indagini riguardanti soggetti raccoglitori e/o trasportatori di rifiuti;
"Vicenda Termotettf '
Per quanto attiene le indagini riguardanti soggetti raccoglitori e/o trasportatori di rifiuti, presso la
Procura di Santa Maria Capua Vetere risulta iscritto il procedimento penale n. 7351/2016 RG mod. 21 nel
quale è coinvolto un soggetto raccoglitore/trasportatore di rifiuti.
In particolare, in data 13 settembre 2016, a seguito di una complessa attività d'indagini si giungeva
all'emissione di 13 ordinanze applicative della misura cautelare della custodia in carcere e di 7 ordinanze
applicative della misura cautelare degli arresti domiciliari. Oltre ai provvedimenti cautelari personali è stato, altresì, disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre un milione e mezzo di euro.
Tra i soggetti attinti dai gravi provvedimenti giudiziali vi erano, tra gli altri, il Presidente della
Provincia di Caserta e Sindaco del comune di Alvignano, Angelo DI COSTANZO, l'Assessore all'ambiente
dello stesso Comune, GIANNETTI Simone Luigi, il Sindaco del Comune di Piedimonte Matese,
CAPPELLO Vincenzo, l'ex Sindaco del Comune di Casagiove, Elpidio RUSSO e il Presidente del
Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, CAPPELLA Pietro Andrea.
Tale attività investigativa ha consentito di portare alla luce un'associazione per delinquere finalizzata
alla commissione dei reati di turbata libertà degli incanti, corruzione di pubblici ufficiali per atti centrali ai loro doveri d'ufficio, truffa ai danni di enti pubblici e abuso d'ufficio, tutti compiuti nell'interesse o, comunque, a vantaggio della TERMOTETTI S.a.s. e di altre società riconducibili al gruppo TERMOTETTI, colosso imprenditoriale operante in vari settori e in varie regioni d'Italia, il cui dominus s'identifica nell'imprenditore originario di San Potito Sannitico, Luigi IMPERADORE.
Invero, le indagini hanno dimostrato che la TERMOTETTI S.OLS., è riuscita ad aggiudicarsi
artatamente, tra il 2013 e il 2015, le gare d'appalto per l'affidamento del servizio d'igiene urbana, nonché altre commesse pubbliche relative al delicato settore del ciclo integrato dei rifiuti, nei Comuni di Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove.
Con specifico riferimento agli appalti concernenti il ciclo integrato dei rifiuti, i minuziosi
accertamenti – condotti anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni locali, indagini
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finanziarie, nonché, mediante la disamina della copiosa documentazione cartacea e informatica sequestrata
presso la sede del predetto gruppo societario e dei predetti enti pubblici – hanno evidenziato, infatti, come le procedure di gara per l'assegnazione del servizio di igiene urbana (raccolta, conferimento, trattamento e smaltimento) e di altri servizi collaterali, nei Comuni di Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove, siano state profondamente contaminate ab orìgine e in itinere, attraverso la concretizzazione dei predetti accordi, favoriti dall'intermediazione dell'ex dirigente del CUB, Francesco RAUCCI, esperto del settore dei rifiuti, entrato nelle fila del gruppo TERMOTETTI col precipuo compito di elaborare e realizzare – nella qualità di coordinatore operativo della TERMOTETTI S.a.s. di Tedesco Antonella & co.. I connotati essenziali del programma criminale sono stati finalizzati a garantire l'aggiudicazione, alla predetta società, di un numero indeterminato di procedure ad evidenza pubblica, relative all'affidamento di appalti aventi ad oggetto la gestione dei servizi di igiene urbana ed altre commesse pubbliche orbitanti nell'ambito del ciclo integrato dei rifiuti.
La ricostruzione analitica delle dinamiche criminali che connotano, a livello generale, l'universo dei
rifiuti è stata possibile grazie alle dichiarazioni di numerosi imprenditori del settore che hanno, infatti, descritto in modo compiuto tutte le molteplici modalità di contaminazione delle procedure ad evidenza pubblica e degli affidamenti diretti, le clausole contrattuali in grado di offrire all'imprenditore designato per l'aggiudicazione i più ampi margini di redditività dell'appalto e, soprattutto, tutte le molteplici utilità oggetto di "tangentf a vantaggio di amministratori e funzionari pubblici corrotti. La designazione della società aggiudicataria di ogni singola gara bandita da comuni della provincia di Casetta, infatti, per un certo periodo, è stata avvantaggiata dalla configurazione di un vero e proprio accordo di cartello tra le maggiori società operanti nel settore, le quali, onde evitare di entrare in conflitto nelle varie procedure, hanno preferito stringere un vero e proprio patto di spartizione del territorio.
Il meccanismo si sostanziava nel c.d. "sistema RauccF che, in estrema sintesi, si dipanava in questa
dinamica: il RAUCCI stesso induceva gli amministratori pubblici, ed in particolare i sindaci, a predisporre –
sempre per il suo diretto tramite – atti di gara che prevedano l'aggiudicazione attraverso il criterio
""dell'offerta economicamente più vantaggiosa" e, soprattutto, che valorizzavano macroscopicamente il
punteggio attribuito "all'offerta tecnica" rispetto a quello attribuito all'offerta economica, di modo che,
quand'anche le altre ditte offrivano il massimo ribasso, l'appalto veniva aggiudicato sempre alla ditta che
presenti la migliore offerta tecnica.
Il procedimento si trova tuttora pendente innanzi la 1A sezione Coli. A del Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere, la cui udienza è stata fissata per la data dell' 1.12.2017.
Vicenda DHI – imprenditore Alberto Pi Nardi
Atra indagine riguardante soggetti raccoglitori e/o trasportatori di rifiuti è iscritta al proc. penale n.
10228/2015 RG.
All'esito delle investigazioni, in data 7.3.2016, è scaturito l'arresto del Sindaco di Maddaloni Rosa
De Lucia e dell'imprenditore Alberto Di Nardi, titolare della ditta DHI "Di Nardi Holding S.p.A", connessa
al settore del ciclo integrato dei rifiuti, nonché all'arresto di un assessore, due consiglieri comunali del comune di Maddaloni ed il Comandante della Polizia Municipale del predetto Comune.
Gli indagati sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di più delitti di corruzione, di due distinti tentativi d'induzione indebita a dare o promettere utilità e di peculato (artt. 319-321, 56-319 quater e 314 c.p.).
L'indagine, avviata nel mese di giugno 2015, è stata incentrata sulle anomalie legate al servizio
raccolta rifiuti effettuato nel Comune di Maddaloni, affidato dall'anno 2011 senza alcuna procedura di gara, alla ditta DHI srl di Pastorano (CE).
L'attività investigativa ha preso l'avvio dalla denuncia sporta presso il Comando Stazione
Carabinieri di Maddaloni da un imprenditore, attivo nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani,
integrata dalle successive dichiarazioni da lui rese.
L'indagine si è tuttavia arricchita di molteplici altri elementi, quali attività intercettative, esiti di
attività di osservazione e pedinamento, che hanno consentito di ricostruire le molteplici vicende oggetto di contestazione e di confermare l'attendibilità delle dichiarazioni rese dall'imprenditore. Nucleo essenziale dell'indagine è costituito dal rapporto corruttivo instauratosi fra il sindaco De Lucia e l'imprenditore Di Nardi, che ha poi intessuto rapporti anche con i massimi esponenti delPamministrazione comunale maddalonese.
Il principale interesse che ha legato il sindaco e l'imprenditore è costituito dalle vicende relative alla
proroga dell'affidamento diretto del servizio di raccolta di rifiuti alla DHI Holding Industriale s.p.a di
Alberto Di Nardi che, già affidataria dello stesso servizio presso il comune di Maddaloni sin dal 19.10.2011, otteneva, nell'arco temporale dal 27.6.2013 fino al 1.10.2015, l'emissione di ordinanze di proroghe trimestrali dei lucrativi affidamenti diretti del servizio di igiene urbana ( comportanti un impegno di spesa di €.423.766,20 mensili), in modo illegittimo sia per la mancanza dei presupposti eccezionale ed urgente necessità, sia perché eccedenti i limiti massimi di 18 mesi, proroghe a .cui è seguita l'illecita predisposizione del redigendo bando di gara quinquennale.
Sono risultate pertanto riscontrate le dichiarazioni rese dall'imprenditore denunciante, che ha riferito
di una somma percepita mensilmente dal sindaco dell'importo di circa 10/15 mila euro al mese, nonché della
pattuizione di una tangente dell'ammontare di 1 milione e 200mila euro, con riferimento all'affidamento
quinquennale del servizio.
Ma non solo i vantaggi erogati dal Di Nardi sono consistiti nella corresponsione, in più soluzioni,
delle predette somme di denaro (in ciascuna occasione, per un importo variabile fra i 2000 Euro e i 5000
Euro), ma anche in ulteriori attività.
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E' stato infatti dimostrato che il Di Nardi, su richiesta del sindaco, abbia erogato anche altre utilità
ed, in particolare abbia proceduto all'assunzione, presso la Intergair spa (società controllata dal Di Nardi Alberto), del fratello di un consigliere comunale di Maddaloni, nonché al pagamento di un viaggio effettuato dal sindaco ad Antibes unitamente a Cecilia D'Anna, si sia altresì accollato la spesa occorrente per l'arredamento dell'abitazione del sindaco ed, infine, abbia erogato anche benefici sul piano politico ed elettorale, concretatisi in sponsorizzazioni di vario tipo.
Inoltre, il sindaco è intervenuto presso il responsabile del settore finanziario del Comune, affinchè i
pagamenti in favore del Dì Nardi avvenissero tempestivamente; si è, inoltre, attivato presso l'architetto
Cerreto Arturo, responsabile del servizio Ambiente ed Ecologia, per ottenere l'annullamento di alcune
sanzioni irrogate alla DHI per inadempimenti contrattuali, per un importo complessivamente superiore a euro
15 mila, evitando che le somme venissero detratte dagli oneri mensili corrisposti dal Comune alla ditta.
Infine, quanto alla gara avente ad oggetto l'affidamento pluriennale del servizio di igiene urbana (oggetto di delibera di Giunta n. 87 del 24.3.2015), il sindaco faceva sì che gli atti del bando fossero predisposti secondo le volontà del Di Nardi, adoperandosi perché il disciplinare di gara già predisposto fosse modificato e perché venisse inserito il criterio della scelta dell'offerta economicamente più vantaggiosa in luogo di quello del massimo ribasso. Tali risultati venivano ottenuti attraverso pressioni sul responsabile dell'ufficio tecnico, che cedeva a dette pressioni ed utilizzando, quale pretesto e su suggerimento del Di Nardi, un parere dell'ANAC, al fine di giustificare la modifica dei criteri di scelta da inserire nel bando di gara.
Nel corso della fondamentale intercettazione ambientale del 24.11.2015, presso l'abitazione della
madre della De Lucia, si è parlato della necessità di corrispondere, in favore di alcuni consiglieri comunali riottosi o problematici (allo stato non meglio individuati), la somma di 7.000 euro ciascuno per assicurarsi l'approvazione del bilancio, con un meccanismo che ha previsto l'erogazione di 3500 euro prima e 3.500 euro dopo l'approvazione in consiglio comunale.
Contestualmente all'esecuzione delle misure coercitive, si è proceduto al sequestro preventivo di un
importo pari a €.609.128,00 su beni appartenenti al Di Nardi, somma corrispondente all'ammontare del
profitto (calcolato dalla differenza fra i ricavi ottenuti dalla DHI ed il costi sostenuti) derivante
dall'affidamento diretto del servizio raccolta rifiuti per il comune di Maddaloni, ottenuto attraverso il metodo corruttivo sopra descritto.
Le investigazioni poste in essere a seguito dell'arresto del titolare della DHI spa Alberto Di Nardi,
avvenuto in data 07 marzo 2016, hanno permesso di accertare come Cannine Sorbo, in qualità di Dirigente
Coordinatore del Settore Urbanistica, Ecologia e Cave del Comune di Casetta nonché Presidente della
Commissione di Gara del bando indetto nel marzo del 2012 per l'affidamento del Servizio di Igiene Urbana
di quel Comune, abusando della sua qualità, compiva atti idonei diretti a costringere Falzarano Lorenzo,
titolare della Ecologia Falzarano, partecipante in ATI con la DHI di Alberto Di Nardi alla gara suddetta, a
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versargli indebitamente la somma di euro 800.000 euro per aggiudicarsi l'appalto pubblico, evento poi non
verificatosi per cause non dipendenti dalla volontà del reo.
Tale richiesta di denaro non veniva però assecondata dall'imprenditore evitando così il concretizzarsi
della condotta criminosa posta in essere dall'amministratore pubblico. La gara oggetto della presente
indagine, che riguarda la gestione del servizio raccolta rifiuti del Comune di Caserta, per un arco temporale
di 7 anni e l'ammontare di 1.200.000 euro mensile, è stata poi aggiudicata, con procedura progetto/offerta,
dalla ditta ECOCAR di Roma (RM), attualmente ancora operante sia nel citato Comune che in quello
limitrofo di Marcianise (CE).
Il Sorbo veniva ritenuto responsabile del reato di tentata concussione (p. e p. dagli artt. 56, 317 c.p.),
e per tali motivi veniva dato esecuzione alla misura cautelare della sospensione dall'esercizio dai pubbliciuffici per la durata di anni 1, emessa dal Gip del locale Tribunale. Il provvedimento di interdizione è stato altresì notificato al sindaco di Caserta.
Vicenda Esogest Ambiente – Ilsìde (imprenditore Sorbo Luciano)
Atra indagine riguardante soggetti raccoglitori e/o trasportatori di rifiuti è iscritta nel proc. penale n.
7651/2017/RG mod.21.
All'esito delle attività investigative, in data 20 giugno 2017, è stata data esecuzione ad un'ordinanza
di custodia cautelare agli arresti domiciliari nonché ad un decreto di sequestro preventivo per l'importo di 381.681,00 euro, provvedimenti emessi dall'ufficio GIP, nei confronti di Sorbo Luciano, amministratore
delegato della Esogest Ambiente nonché procuratore speciale di Gesia spa (capitale sociale pari a 2.179.000
euro), ditte specializzate nel settore dello smaltimento rifiuti, perché ritenuto responsabile del reato di truffa aggravata e falso.
Le risultanze raccolte hanno permesso di delineare le incolpazioni provvisorie in capo
all'imprenditore Sorbo Luciano, la cui condotta criminosa si è estrinsecata nell'alterazione del sistema di
pesatura degli automezzi che conferivano i rifiuti della categoria umido/organico, Cod. Cer 2001008,
presso lo stabilimento Gesia di Pastorano, in modo tale da far apparire un quantitativo di rifiuti superiore rispetto a quello reale, inducendo in errore, circa i dati riportati nei formulari e nelle fatture, i Comuni di Vitulazio e Bellona che corrispondevano così, a favore della ditta, importi gonfiati.
In realtà le investigazioni, i cui risultati sono soltanto parziali, hanno consentito di disvelare un
collaudato sistema truffaldino mediante il quale il Sorbo è riuscito ad alterare sistematicamente i dati inerenti il peso rilevato dei camion che smaltivano i rifiuti organici, facendo in modo da far apparire che presso lo stabilimento della Gesia veniva smaltito un quantitativo di rifiuti ben superiore a quello effettivo, lucrando ingenti importi sulla differenza.
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L'episodio di importante rilevanza investigativa, al fine di riscontrare in modo incontrovertibile il
delitto di truffa, ha riguardato i verbali di contestazione emessi dal Comune di Vitulazio nell'ottobre 2014, i quali descrivono le operazioni compiute da personale della polizia locale, concernenti il controllo, avvenuti in vari giorni consecutivi, prima dello scarico presso la Gesia, degli automezzi addetti alla raccolta rifiuti.
In particolare, dalla verifica in questione emergeva che, nei giorni di verifica, il peso totale del
mezzo registrato presso la ditta Gesia di Pastorano era pari al doppio di quello effettivo e tale marcata
differenza di peso comprovava in modo inequivoco che la bilancia della ditta Gesia era stata alterata, al fine di attestare un peso di gran lunga superiore a quello effettivo, consentendo la contabilizzazione, a carico del comune di Vitulazio, di un quantitativo di rifiuti ben superiore a quello effettivamente ricevuto nell'impianto di Pastorano.
Si pensi che, a fronte di una media regionale di produzione dell'umido pari a 300 grammi per
abitante al giorno, nell'anno 2014 la Gesia attestava che per il comune di Vitulazio i quantitativi di umido fossero di 500 grammi per abitante al giorno e per il comune di Bellona di 930 grammi al giorno.
Contestualmente, è stato eseguito il sequestro preventivo delle somme di denaro nella disponibilità
della società Gesia spa e dei beni di proprietà dell'indagato sino alla concorrenza dell'importo di euro
381.681,00, rapportato all'entità del danno arrecato ai Comuni di Vitulazio e Bellona. Le indagini sono
state condotte mediante dichiarazioni assunte da imprenditori del settore, acquisizione della
documentazione riportanti le operazioni di pesatura (c.d. formulali) e di pagamento degli enti comunali
nonché per mezzo di una apposita consulenza tecnica.
Il procedimento penale si trova nella fase del dibattimento innanzi alla 1A sezione monocratica del
tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con prossima udienza il 2.11.2017.
2) gestori o responsabili del ciclo di depurazione delle acque.
I controlli effettuati dall'ARPAC sugli scarichi delle acque reflue urbane, sulle acque reflue
industriali e sulle acque reflue equiparabili alle domestiche eseguiti su incarico di questa Procura della
Repubblica, ma anche di propria iniziativa nel corso della normale attività istituzionale, ha evidenziato
alcune lacune relative alla carenza di normativa regionale per gli scarichi provenienti da agglomerati urbani con meno di 2000 A.E. (abitanti equivalenti) e di normativa in materia di scarichi di acque reflue
assimilabile. Sul punto vi è da dire che il decreto legislativo 152/2006 demanda alla Regione, per quanto
riguarda gli insediamiti abitativi con numero di abitanti inferiori a 2000, la normazione relativa alle modalità di trattamento dei rifiuti e alle previsioni autorizzative.
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Molte Regioni hanno ottemperato alla relativa normativa, mentre la Regione Campania non risulta
aver emanato normazione in materia e ne aver effettuato un piano. Da ciò derivano svariati effetti negativi.
Anzitutto, in materia di controlli, in quanto i verificatori non hanno un riferimento a una normativa di
dettaglio; difatti, gli insediamenti con numero di abitanti inferiore a 2000, sono lasciati liberi di autoregolarsi ed in molti casi si è verificata l'apertura dell'impianto di depurazione per i quali poi nel prosieguo è mancata una adeguata manutenzione stante l'impossibilità del comune di piccole dimensioni si accollarsi i relativi costi.
Ciò ha comportato il deterioramento di tali opere e lo sperpero di denaro pubblico.
Qualora invece vi fosse un piano regionale si potrebbe convogliare i reflui dei piccoli insediamenti in
unità di grandi e avere gli impianti adeguati alle esigenze. Tale carenza causa oggettive difficoltà nella
valutazione degli esiti dei controlli nonché per le aziende che devono decidere su come trattare i reflui
generati dalle lavorazioni.
Inoltre, tutte le aree della Provincia di Caserta che vengono definite aree ASI, nella maggior parte dei
casi non offrono alle aziende insediate alcun servizio e non hanno impianti centralizzati di depurazione dei reflui, con relative conseguenze a carico delle aziende stesse.
Di fatto, affinchè venga creata una zona ASI è necessario che lo stesso comparto offra una serie di
servizi, nonché la rete fognaria e la depurazione.
Si riscontra in molte aree ASI site nel territorio di questa Procura la mancanza della rete di
depurazione. Ciò comporta che le aziende anziché poter semplicemente collettare i propri reflui all'impianto di depurazione del comparto ASI e vedere così risolte le loro problematiche relative allo smaltimento dei reflui, di fatto, convogliano i reflui direttamente nel depuratore. In particolare, ciò avviene regolare nella zona di Marcianise (CE) ove vengono scaricate nel depuratore scarti industriali non previamente trattati né dall'azienda e né da un depuratore del comparto ASI.
Per quanto riguarda la trattazione delle acque reflue industriali, si può affermare che, ad oggi, i
principali scarichi industriali della provincia di Caserta sono adeguatamente trattati, ciò dovuto anche al fatto che la Regione Campania ha finalmente attivato il sistema sanzionatorio amministrativo, circostanza che sollecita i titolari degli scarichi a trattare adeguatamente le acque prodotte, per evitare sanzioni.
Per quanto attiene, invece, la trattazione delle acque reflue urbane, vi è da dire che il territorio della
Provincia di Caserta è diviso sostanzialmente in due aree: la prima, costituita dai comuni più densamente
popolati, ubicati nella pianura, a sud del fiume Voltumo, in cui le reti fognarie, tramite collettori, affluiscono ai tre impianti di depurazione regionali ubicati a Marcianise (Area Casertana), Villa Literno (Foce Regi Lagni) e Orta di Atella (Napoli Nord); attualmente residua la competenza di questa Procura
esclusivamente solo per l'impianto di depurazione dell'area casertana — Marcianise.
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La seconda area, costituita dall'area dell'Alto Casertano, in cui i Comuni hanno provveduto
autonomamente alla progettazione e realizzazione di impianti locali, con l'eccezione dei Comuni di
Vitulazio, Pastorano, Bellona e Camigliano, che hanno costituito un consorzio per la realizzazione di un
impianto centralizzato, ubicato a Vitulazio.
Impianto di depurazione "Area Casertana" — Marcianise.
Tale impianto di depurazione è ubicato nel comune di Marcianise (CE), s.s. 265 Km 36+200, alla
località Tenuta Carbone, di proprietà della Regione Campania e gestito, giusta deliberazione nr. 526 del 13
novembre 2015 della Giunta Regionale della Regione Campania, dalla società in house "SMA Campania
S.p.A.", subentrata alla precedente gestione commissariale.
L'impianto riceve le acque reflue urbane provenienti dai collettori dell'area Casertana: Capodrise,
Capua, Casagiove, CasapuIIa, Caserta, Curti, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Portico di Caserta, Recale, San Marco Evangelista, Santa Maria Capua Vetere, San Nicola la Strada, San Prisco e San Tammaro.
E' noto che gli impianti ASI dovrebbero avere dei propri impianti di trattamenti per gli scarichi
industriali tali da trattarli prima che gli stessi siano destinati alla rete di depurazione.
In alcuni casi, esiste un collettore che unisce al depuratore, ma manca il previo trattamento degli
scarichi industriali; in altri, invece, manca del tutto il collettore, sicché lo scarico avviene direttamente nei Regi Lagni.
Su punto, quest'Ufficio sta ponendo particolare attenzione coinvolgendo il Comando Carabinieri
Nucleo Operativo Ecologico di Caserta e il Dipartimento ARPAC di Caserta.
Impianto di depurazione "Foce Regi Lagni" – Villa Literno con diramazione anche a Castelvolturno.
Tale depuratore denominato "Foce Regi Lagni", ubicato nel comune di Villa Literno (CE), strada
d'argine loc. Quarto di Basso, di proprietà della Regione Campania.
Il suddetto impianto riceve le acque reflue urbane provenienti dai collettori di Aversa, Cancello ed
Arnone, Carinaro, Casaluce, Gasai di Principe, Casandrino, Casapesenna, Caste! Volturno, Cesa, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Parete, San Cipriano d'Aversa, San Marcellino, Santa Maria la Fossa, Sant'Antimo, Sant'Arpino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Villaricca e Villa Literno.
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Per gli impianti menzionati, esiste una forte criticità, soprattutto nella stagione estiva, costituita
dalle intense emissioni maleodoranti prodotte dai fanghi, che da diversi anni non sono più sottoposti a
trattamento di digestione anaerobica prima della disidratazione.
Com'è noto a codesta Commissione (cfr. relazione del 16 ottobre 2017), tra le cause del degrado
ambientale in cui versano il litorale e le acque prospicienti lo stesso, sicuramente un peso non indifferente hanno avuto i c.d. Regi Lagni, con il proprio carico di rifiuti solidi, maggiormente trasportati in occasione degli eventi meteorici, che si riversa direttamente a mare, apportando un contributo consistente all'inquinamento di tutto il litorale domizio, a causa delle correnti marine e dagli apporti, anch'essi inquinanti, dei fiumi Volturno e Garigliano.
Quest'Ufficio sta svolgendo numerose riunioni sulla questione coinvolgendo gli Enti interessati quali
l'Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l'Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile presso la
Regione Campania, PA.R.P.A.C – Dipartimento di Casetta, la Capitaneria di Porto di Napoli, il Comando
Gruppo Carabinieri Forestale di Caserta ed il Comando Carabinieri Nucleo operativo Ecologico di Caserta,
al fine di individuare gli obiettivi e ripartire l'attività investigativa da svolgere sull'attuale stato critico dell'impianto di grigliatura dei Regi Lagni.
In particolare, nel corso di tali attività stato stabilito che:
…omissis…
Si rappresenta, inoltre, che nel mese di luglio u.s. questa Procura della Repubblica ha proceduto ad
informare la Prefettura di Caserta a seguito della grave situazione ambientale creatasi presso l'impianto di grigliatura alla foce dei Regi Lagni di Castel Volturno (CE), in tale periodo derivata dalla circostanza che la Regione Campania aveva dismesso la gestione dell'impianto di grigliatura.
Va precisato che, in passato, detto impianto era gestito dalla Provincia di Caserta e che,
successivamente, era stato preso in carico, sia pure di fatto, dalla Regione Campania e, per il suo tramite, dalla Soc. SMA Campania S.p.A., che gestisce le attività relative agli impianti comprensoriali di competenza della Regione.
La Regione, infatti, aveva rilevato che tale impianto non era collegato agli impianti comprensoriali di
propria competenza, sicché aveva dichiarato di non essere tenuta ad assicurarne la gestione.
Va osservato che, a seguito di tale determinazione, di fatto, dalla data del 14 luglio 2017, si era
creata una totale carenza di titolarità della gestione dell'impianto di grigliatura, che poteva comportare
gravissime conseguenze ambientali costituite dalla mancata rimozione dei rifiuti che vengono trattenuti
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dall'impianto di grigliatura, con conseguente travalicamento nei terreni laterali nonché nella parte successiva dei Regi Lagni e con conseguente deflusso verso il mare.
Alla luce di ciò, questo Procuratore aveva richiesto all'ARPAC di effettuare un sopralluogo al fine di
verificare lo stato attuale dei luoghi e a tal proposito, PARPAC riferiva che le attività manutentive, da parte della SMA Campania, erano riprese.
Oltre ai suddetti impianti regionali, sono presenti nel territorio della provincia di Casetta n. 130
impiantì di depurazione comunale e consortile (di cui n. 129 comunali e n. 1 consortile).
Gli impianti di depurazione Comunali della Provincia di Caserta sono: Aliano, Alife, Alvignano, Baia e
Latina, Bellona, Caianello, Caiazzo, Calvi Risorta, Capriati al Volturno, Carinola, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Castel Morrone, Castel Volturno, Castello Matese, Ciorlano, Conca della Campania, Dragoni, Falciano del Massico, Fontegreca, Formicola, Francolise, Gallo Matese, Galluccio, Giano Vetusto, Gioia Sannitica, Letino, Liberi, Marzano Appio, Mignano Monte Lungo, Mondragone, Piana dì Monte Verna, Piedimonte Matese, Pietramelara, Pietravairano, Pignataro Maggiore, Pontelatone, Prata Sannita, Pretella, Presenzano, Raviscanina, Riardo, Rocca D'Evandro, Roccamonfina, Roccaromana, Rocchetta e Croce, Ruviano, S. Angelo d'A., S. Gregorio M., S. Pietro Infine, S. Potito S., Sessa Aurunca, Sparanise, Teano, Torà e Piccilli, Vairano Patenora, Valle Agricola, Valle di Maddaloni e Vitulazio.
Dei 130 impianti ad oggi risultano:
« 41 funzionanti;
• 28 non funzionanti;
• 12 in bypass totale;
• 49 parzialmente funzionanti.
Allo, stato, sono oggetto di monitoraggio gli scarichi siti in parte nei Comuni di Castelvolturno,
Cancello Arnone, Grazzanise e Santa Maria La Fossa che non risultano essere collcttati agli impianti di
depurazione.
Inoltre, il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione comunali, in particolare quelli di
Cancello Arnone e di Santa Maria La Fossa, con la conseguente immissione dei reflui negli affluenti Regi
Lagni e da questi direttamente nei Regi Lagni medesimi, comporta di sicuro un effetto inquinante.
E' stata inoltre riscontrata l'esistenza di impianti di depurazione delle acque la cui realizzazione è
stata iniziata e mai conclusa.
Altra criticità, per quanto riguarda il sistema di depurazione delle acque, è costituita dal difetto di
funzionamento del collettore di Caserta nella zona vicina al ed. "Fugatore di Caserta", nel percorso che va da Caserta al depuratore di Marcianise. Infatti detto fugatore, in caso di piogge eccessive, funge da "sfiatatoio"
e il suo difetto di funzionamento comporta il riversamento delle acque all'esterno e/o direttamente a mare.
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Anche nel Comune di Santa Maria La Fossa (CE), si riscontra la mancanza di un impianto di
depurazione, ragione per la quale le acque vengono sversate direttamente nel canale "Fiumarelle" e poi nei
Regi Lagni.
La situazione è senz'ateo aggravata dalla circostanza che le aziende zootecniche sversano le acque
nei canali che poi defluiscono nei Regi Lagni e, in particolare, infrangendo il divieto di spargimento nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, quando le precipitazioni sono più intense.
Questa Procura della Repubblica sta dando il massimo impulso a svolgere indagini aggiornate sullo
stato dell'unico depuratore regionale ancora di competenza di quest'Ufficio nonché sui depuratori comunali.
La questione potrà essere oggetto di successivi aggiornamenti.
Inquinamento Fiume Agnena determinato dalle attività delle Distillerie Campane S.r.L..
La vicenda posta all'attenzione di questa Procura riguarda l'inquinamento del fiume Agnena che è
stato provocato, fra le varie concause, dalle attività svolte dalla società "Distillerie Campane S.r.l.", con sede nel comune di Pastorano (CE), i cui responsabili hanno sversato nel fiume i reflui della loro attività aziendale. Le indagini sono state condotte nell'ambito del procedimento n. 1168/2016 RG mod. 21, in cui è stata configurata l'ipotesi delittuosa d'inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.).
Gli accertamenti finalizzati a chiarire le cause dell'inquinamento hanno richiesto l'effettuazione di
numerosi servizi sul territorio nonché di campionamenti delle acque e di ispezioni delle aziende bufaline, al fine di risalire all'origine del fenomeno.
A seguito di appello del Pubblico Ministero avverso il rigetto della richiesta di applicazione della
misura degli arresti domiciliari, il tribunale del riesame ha applicato nei confronti del legale rappresentante della società "Distillerie Campane S.r.L." la misura degli arresti domiciliari. Detta ordinanza è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione la quale ha confermato la sussistenza di gravi indizi per il reato di cui all'art. 452 bis c.p., confermando in tal modo l'impianto accusatorio di questa Procura, pur ritenendo non più sussistendo le esigenze cautelari.
Il procedimento si è concluso con l'esercizio dell'azione penale a carico di cinque soggetti indagati
in ordine ai reati di cui agli artt. 81, 452 bis c.p. e art. 256 del D.Lgs 152/2006, commessi in Pastorano (CE), in data 5.1.2016 e Grazzanise (CE), dal 10.8.2015 al 16.9.2015, owerosia a carico del legale rappresentante della ditta e di quattro dipendenti, tutti operai specializzati nelle varie fasi di fermentazione e distillazione degli alcolici sorpresi all'atto degli sversamenti.
Scarico acque reflue industriali stabilimento Lete S.p.A. – Pratella (CE).
.omissis…
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Episodi di incendi divampati presso impianti di trattamento o smaltimento di rifiuti presenti nel
territorio.
"Sito di stoccaggio RSU denominato "ILSIDE" con sede in Bellona fCEV"
La società ILSIDE S.r.L (costituitasi il 13.11.1986) risulta iscritta alla CC.H.AA. di Caserta in data
19.02 1996, con nr. REA 114665 e con sede legale ed unità produttiva in Bellona (CE), su un'area estesa di
circa 22.000 mq., precisamente alla via sulla S.S. 264 Km. 30+760 – LOG. Terrazzano alla frazione Triflisco.
L'attività opera essenzialmente nello raccolta, trasporto, stoccaggio, selezione, cernita, imballaggio,
trattamento rifiuti urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi con relativo recupero e commercializzazione
dei materiali cartacei, plastici, legnosi, ferrosi e vetrosi e la sola messa in riserva di quelli pericolosi.
La predetta società, esercitava sia in regime ordinario che in regime semplificato sulla scorta delle
seguenti autorizzazioni;
8 Autorizzazione rilasciata dalla Giunta Regionale Campania con Decreto Dirigenziale nr. 1392 del
18/12/2007 ai sensi dell'ari. 208 del D.lgs. 152/06per lo stoccaggio provvisorio e trattamento di rifiuti
pericolosi e non pericolosi.
8 Autorizzazione rilasciata dalla Giunta Regionale Campania con Decreto Dirigenziale nr. 863 del
10.11.2009 concernente la modifica dell'autorizzazione di cui al punto precedente;
» Autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Caserta, settore ambiente con determinazione nr 89/W del
02/12/2009 ai sensi dell'ari. 216 del d.lgs n. 152/2006, per la messa in riserva e recupero dei rifiuti non
pericolosi;
» Autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Caserta settore acque reflue nr 0079592 del 27/05/2009 allo
scarico delle acque meteoriche di dilavamento del piazzale con immissione, previo trattamento, nel fiume
Volturno.
L'area aziendale di circa 20.000 mq., risulta completamente pavimentata in calcestruzzo (ad
eccezione delle aree verdi non interessate dai rifiuti utilizzate come deposito di materie prime che al
momento non erano presenti) ed è recintata da rete metallica e muratura, alla quale si accede mediante un
cancello scorrevole che si immette direttamente sulla S.S. 264.
Dall'anno 2011 e sino all'I 1 settembre del 2013, la ILSIDE è stata di proprietà della GARDENIA
S.p.A. con sede in Roma e, per conto di quest'ultima, è stata amministrata da Bruno Gennaro, nato a Napoli
il 15.9.1960.
Nell'ambito di una procedura di concordato preventivo della Gardenia S.p.A., con atto pubblico del
31.7.2013, l'intero capitale sociale della Ilside è stato ceduto alla MADDVIA S.r.L..
Con atto dell'I 1.9.2013, il socio unico della Madima ha nominato amministratore unico di Ilside, in
luogo del dimissionario Gennaro Bruno, tale Passare Francesco.
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Con atto del 22.10.2013, MADMA cedeva a sua volta l'intero capitale di ILSIDE alla KOKIO
S.r.L., con sede in Napoli, Via Generale Orsini n. 46, legalmente rappresentata da Aurilia Annunziata.
La predetta società veniva dichiarata fallita il 16/10/2015 con la sent n. 50/2015 del Tribunale di
Salita Maria Capua Vetere ad esito del procedimento pre-fallimentare incardinato su ricorso della s.r.l.
ECOTERRA per debiti di circa 300.000 euro, scaturenti da contratto di locazione dell'area su cui insisteva
l'attività della fallita società e fondato su decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo per morosità.
La sentenza dichiarativa di fallimento veniva poi revocata dalla Corte di Appello di Napoli (sent.
44/2016, notificata il 31/03/2016) a seguito del reclamo proposto dalla ILSIDE, in ragione dell'assenza dei
requisiti di certezza, liquidità ed esigibilità del credito, stante l'opposizione a decreto ingiuntivo ancora non pervenuta a decisione nelle more del giudizio incardinato presso il Tribunale di primo grado.
Ebbene, dalle operazioni di verifica dello stato passivo – susseguenti alla dichiarazione di fallimento
– venivano accertati crediti ulteriori e diversi da quello per cui ricorreva in giudizio ECOTERJRA, per un
totale di quasi 4 milioni di euro.
A ciò si aggiunga che la società, operante nel campo dello stoccaggio e smaltimento dei rifiuti,
risulta ad oggi inoperativa, considerato che, a seguito dell'incendio che ha coinvolto gli stabilimenti della ILSIDE nel 2012, la Regione Campania ha dato avvio – con prot. 0596270 del 2017- al procedimento di
revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'impianto di gestione di rifiuti pericolosi e non (rilasciata con D.D.n. 1392 del 18/12/2007).
Incendi che hanno interessato Io stabilimento.
Il 17.04.2012 presso lo stabilimento ILSIDE, ubicato nel Comune di Bellona (CE), si sviluppava un
incendio che interessava una parte dei rifiuti ivi stoccati in un area estema dello stabilimento. Le attività d'indagine, pur consentendo di accertare la natura dolosa dell'incendio, non hanno permesso di individuare i responsabili del reato.
L'allora amministratore veniva identificato in BRUNO Gennaro, nato a Napoli il 15.09.1960.
Nonostante la complessità dell'intervento per lo spegnimento dell'incendio, il sito venne sottoposto a
sequestro ed instaurato il procedimento penale presso questa Procura della Repubblica. Lo stabilimento poi
fu dissequestrato in data 17.09.2012.
Sulla problematica, sono stati instaurati presso quest'Ufficio alcuni procedimenti, tutti poi confluiti
nell'unico procedimento n. 10116/2016 RG mod. 21, iscritto per il reato di cui all'ari. 423 c.p. (incendio)…
…omissis…
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Il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con proprio decreto del 3.11.2016, disponeva
l'archiviazione del procedimento, rilevando che il Pubblico Ministero aveva correttamente ricostruito gli
avvenimenti sulla base delle risultanze disponibili e condividendo la valutazione operata in merito
all'insussistenza dei presupposti utili al promovimento dell'azione penale con riguardo ai fatti in questione.
«verifiche sull'effettiva bonifica del sito e se Io stesso sia stato utilizzato per Io stoccaggio di rifiuti, anche in tempi successivi al primo incendio e al conseguente sequestro:
Già in data 17.09.2012 presso lo stabilimento fu svolto da personale A.R.P.A.C, congiuntamente a
quello dell'A.S.L., un sopralluogo nel cui verbale veniva specificato che la ILSDDE S.r.L, essendo a ciò
autorizzata e munita di Decreto Regionale 127 rilasciato in data 15.06.2011, poteva gestire:
– rifiuti pericolosi e non pericolosi, nello specifico nella messa in riserva (RI3);
« trattamento (R3) e messa in riserva dei rifiuti non pericolosi (RI3) per i rifiuti pericolosi.
In detta circostanza ed in base alle informazioni raccolte, veniva stimata la presenza, al momento
dell'incendio, di circa 4.370 tonnellate di rifiuti distinti secondo le seguenti tipologie e quantità:
– CER 191212 – sovvallo scarto della selezione dei rifiuti in ingresso dell'impianto – 3.500 tonnellate;
– CER 191204 – plastica (Plasmix) – 600 tonnellate;
– CER 191207 ~ legno derivante da selezione -120 tonnellate;
– CER 200307 – ingombranti del ciclo urbano -100 tonnellate;
– CER 150106 – imballaggio multi materiale – 50 tonnellate.
Sono poi seguiti nel tempo ulteriori sopralluoghi da parte delPA.R.P.A.C., all'esito dei quali
venivano sempre impartite prescrizioni di natura precauzionale per la incolumità della salute pubblica,
avanzate anche dall'Ufficio Territoriale del Governo di Caserta e dalla Regione Campania.
Dette indicazioni sono state recepite dal Comune di Bellona con l'emissione di diverse ordinanze
sindacali. Dopo ulteriori accessi e sopralluoghi nonché tavoli tecnici finalizzati a determinare la quantità e qualità del materiale e i tempi occorrenti per lo smaltimento dei rifiuti, la DLSIDE S.r.l. presentava piano (approvato dall'A.R.P.A.C. in data 31.01.2013) da completarsi in 180 gg..
Il termine di completamento del piano era dunque fissato per il 30 luglio 2013.
La ILSEDE S.r.l. aveva rappresentato (con nota 25/2013 del 24.04.2013) l'esistenza di difficoltà,
anche di natura economiche, e chiedeva una rimodulazione dell'attività in considerazione dei notevoli danni
subiti a seguito dell'incendio, per cui non era in grado di affrontare tale spesa in un'unica soluzione,
chiedendo che la stessa venisse necessariamente distribuita in un arco di tempo di alcuni mesi, avvalendosi
anche dell'indennizzo assicurativo che ancora non era stato corrisposto. L'intervento poteva essere iniziato
21
comunque entro un termine massimo di gg. 45 a cura della Società, la quale doveva provvedere alla
sorveglianza del cumulo dei rifiuti nonché alle misure di salvaguardia ambientale ad esso connesse.
Il Sindaco di Bellona, con l'ordinanza nr. 8/2013, ordinava di avviare nel termine di 15 giorni dalla
notifica della presente ordinanza, l'attività di smaltimento dei rifiuti combusti, garantendo comunque tutte le misure necessarie per la salvaguardia ambientale come da piano appositamente predisposto, a tutela e salvaguardia della pubblica incolumità ed igiene.
La ILSIDE S.r.l. dava attuazione all'ingiunzione comunale avviando l'attività di smaltimento e
dandone propria comunicazione in riscontro (nota 34 del 03.06.2014).
Nel corso di tavoli tecnici tenuti presso il Comune il 25.6.2013 e presso la Regione in data 3.7.2013,
la ILSIDE si impegnava a depositare, entro 1*8.7.2013, il piano di smaltimento oggetto della rimodulazione
richiesta in data 24.4.2013.
Il piano era effettivamente allegato al verbale della seduta dell'8.7.2013 e stabiliva che: "per il
completamento dell'intervento si stima una durata complessiva di 32 settimane pari a mesi 8".
La data delle operazioni slittava al 17.2.2014.
L'ILSIDE, in data 24/04/2013, comunicava insieme alla richiesta di ridefinizione della tempistica
dello smaltimento, l'avvenuta messa in sicurezza dell'area in oggetto.
Con note prot. n. 34 e n. 41, datate rispettivamente 3.6.2013 e 14.6.2013, la Ilside dava conto
dell'avvio delle attività ordinate dal Sindaco con l'ordinanza n. 8 del 17.5.2013.
In data 8.7.2013, PILSIDE otteneva l'approvazione di un nuovo piano con scadenza 14.2.2014.
Nel frattempo, per problematiche economiche, PILSIDE (che insisteva su suolo di proprietà della
Società Ecoterra S.r.l., che in passato gestiva l'attuale impianto operante nel medesimo settore) veniva
sfrattata dall'impianto per morosità. Difatti, per il fitto anche delle annesse strutture immobili, veniva
corrisposto un canone mensile pari ad € 30.000,00 (+ iva) mentre per l'attività vera e propria era stata fatta una regolare cessione a prezzo.
Per tali motivazioni, il Sindaco di Bellona, in data 11.11.2013, emetteva una nuova ordinanza n. 22,
con la quale, preso atto dell'inadempimento dell'attività di messa in sicurezza ed eliminazione dei pericoli e bonifica dei luoghi imposta con la precedente ordinanza n. 8 e stanti le ragioni di estrema urgenza al fine di eliminare i pericoli, affidava ad una ditta esterna, la ENCON S.r.L., con sede in sant'Antimo (NA), Via Roma n. 157, l'incarico di provvedere all'esecuzione di tutti i lavori necessari al ripristino totale delle condizioni dei luoghi, ivi comprese le attività utili alla completa bonifica e disinfestazione delle aree. L'ordinanza n. 22 fu immediatamente seguita da una successiva, la n. 23 del 15.11.2013, con la quale, preso atto della dichiarazione della ECON S.r.L. di non disporre delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento delle attività richieste e della determina dirigenziale del Responsabile dei LL.PP. n. 428 che individuava altra ditta disponibile ed attrezzata nella ESOGEST S.r.L. (da intendersi ESOGEST AMBIENTE S.r.L.) con sede in Pastorano (CE) strada Torre Lupara, ordinava, con somma urgenza, a quest'ultima l'esecuzione in danno dei lavori di eliminazione dei pericoli per la pubblica e privata incolumità
22
e la salvaguardia dell'ambiente, ivi comprese le attività utili alla completa bonifica e disinfestazione delle aree.
Le ordinanze intimavano l'esecuzione delle opere di smaltimento e di bonifica dello stabilimento
della ILSIDE, alla società Encon, con addebito dei costi a carico dell'Ilside.
Va anche ricordato che la ESOGEST è proprietaria della GESIA S.p.A., antagonista di ILSEDE, in
quanto svolge la medesima attività nel medesimo ambito territoriale.
Tanto la Esogest che la Gesia sono riconducibili alla famiglia di SORBO Luciano, nato a Santa
Maria Capua Vetere (CE) il 1.5.1977, imprenditore attivo da oltre dieci anni nel settore della raccolta dei
rifiuti, soprattutto nel comune di Bellona e già citata in precedenza con riferimento ai procedimenti promossi e in carico.
Dagli atti d'indagini espletate è emerso che Soc. Esogest, tra le autorizzazioni necessarie a svolgere
l'attività di bonifica dei siti, è priva dell'autorizzazione ed. "Categoria D9" – Bonifica dei siti e, pertanto, non grado di poter ottemperare all'ordinanza sindacale n. 23/2013.
In siffatto quadro, occorre verificare anche la posizione degli attuali proprietari e amministratori
della Ilsidc S.r.L. i quali, ben possono aver rivestito il ruolo di compiici e beneficiari dell'attività illecita
sopra compiutamente descritta…
…omissis…
In data 4 aprile 2013, presso quest'Ufficio veniva iscritto procedimento penale n. 5966/2013 Mod 21
relativo all'impianto ILSIDE, ubicato nel Comune di Bellona, iscritto a carico di BRUNO Gennaro, nato a
Napoli il 15.09.1960, in qualità di legale rappresentante della società "ILSIDE s.r.l.", per il reato di cui all'art. 256 co, 1 lett. b) e co. 4 D. L.vo 152/2006, 81 cpv. c.p., in Bellona fatti accertati il 25.3.2013.
Tale procedimento era sorto a seguito del deposito di informativa di reato da parte della Polizia
Provinciale – Servizio Ecologia – di Caserta, in cui veniva segnalata l'inosservanza presso il suddetto
impianto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni relative all'esercizio dell'attività di stoccaggio provvisorio e trattamento di rifiuti pericolosi e non.
All'esito delle risultanze delle attività investigative disposte dal Pubblico Ministero, titolare del
procedimento penale, tese ad accertare le suindicate violazioni di cui al D.Lgvo 152/2006, ossia
l'inosservanza, presso il suddetto impianto, delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni relative
all'esercizio dell'attività di stoccaggio provvisorio e trattamento di rifiuti pericolosi e non.
Quest'Ufficio avanzava all'Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere, richiesta di sequestro preventivo dell'impianto ILSIDE, per il reato innanzi indicato.
23
Il Gip, dopo aver accolto la richiesta, disponeva il sequestro preventivo dell'impianto con
provvedimento del 18.6.2013, a cui veniva data esecuzione, in data 23.7.2013 da parte della Polizia
Provinciale di Casetta.
Nel frattempo, sono state evase diverse istanze di dissequestro temporaneo per consentire la bonifica
del sito.
Nel corso di sopralluoghi presso il sito della ELSIDE, a seguito dei dissequestri temporanei richiesti
dal rappresentante legale per consentire le attività di bonifica del sito, la Polizia Provinciale di Caserta, con
informativa del 29.9.2014, relazionava sulla bonifica del sito (nel frattempo affidata alla ESOGEST
AMBIENTE S.r.L. dal Comune di Bellona), evidenziando che dai sopralluoghi eseguiti dal personale
AJRPAC, nel settembre 2014, emergeva che la società ESOGEST AMBIENTE s.r.l. aveva rimosso quasi
completamente solo i rifiuti recuperabili aventi una valenza economica (in gran parte scarti di lavorazione
cod. CER 19212), trascurando di completare la bonifica attraverso la rimozione dei rifiuti combusti, che
potevano generare ulteriori costi.
Li data 25.3.2013, il GIP sede emetteva decreto di citazione a seguito di opposizione a decreto penale
di condanna a carico del Bruno che pertanto veniva citato a giudizio innanzi al GM del Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere, in odine al reato di cui all'art. 256 co, 1 lett. b) e co. 4 D. L.vo 152/2006, 81 cpv. c.p.,
in Bellona fatti accertati il 25.3.2013, perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso,
quale rappresentante legale della Ilside S.r.L., con impianto in Bellona (CE) loc. Ferranzano, società
autorizzata allo stoccaggio provvisorio e al trattamento dei rifiuti pericolosi e non in virtù del decreto
dirigenziale della Regione Campania n. 1392 del 12.12.2007, effettuava tale attività in difformità
all'autorizzazione predetta.
A conclusione delle attività dibattimentali, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in
composizione monocratica, nell'udienza del 6.6.2017, ha dichiarato BRUNO Gennaro colpevole dei reati a
lui ascritti e condannato a mesi sei di arresto ed euro 3.000,00 di ammenda, oltre al pagamento delle spese
processuali.
Allo stesso modo, gli accertamenti hanno consentito di appurare che la bonifica del sito a seguito
all'incendio del 2012, non è stata portata a termine, avendo la ditta incaricata dal Comune rimosso soltanto
un terzo circa dei rifiuti ivi presenti.
Inoltre, in relazione alla fase della bonifica del sito, le attività investigative hanno permesso di
accertare l'illegittimità dell'operato dei pubblici amministratori e legali rappresentanti della ditta Esogest (Abbate Filippo, Fusco Luigi, Sorbo Luciano, Passare Francesco, Gargiulo Achille) a vario titolo
coinvolti nella procedura di bonifica, ai quali è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini
preliminari per i reati di abuso d'ufficio e di rifiuto di atti legalmente dovuti, per i reati di cui agli artt.l 10 — 323 e 328 c.p..
24
In particolare, è stato contestato il delitto p. e p. dagli artt. 110 e 323 c.p., nei confronti di Abbate
Filippo, nella sua qualità di Sindaco di Bellona, di Fusco Luigi, nella sua qualità di Responsabile del
Procedimento nonché nei confronti di Sorbo Luciano e Passare Francesco, rispettivamente proprietario e
amministratore di fatto della Esogest S.r.l, con riferimento all'emissione dell'ordinanza n. 23 del 15
novembre 2013, ordinanza illegittima in quanto l'affidamento dell'attività alla Soc. Esogest è avvenuta senza procedere alla esatta determinazione del contenuto e delle modalità dell'affidamento, ma solo per consentire alla società di lucrare sull'attività in questione in assenza di un'effettiva controprestazione. Al fine di conferire detto vantaggio alla Soc. Esogest, veniva disposta la revoca immediata alle precedenti società affidatarie dell'incarico di bonifica e ripristino dell'area ove insisteva la sede della Ilside S.r.l. interessata dall'incendio del 17 aprile 2012.
E' stata altresì oggetto di contestazione nei confronti dei predetti Gargiulo Achille, in qualità di
Responsabile del Settore Lavori Pubblici del Comune di Bellona, di Fusco, Sorbo e Passare, l'adozione
dell'atto di riconoscimento di debiti del 3 giugno 2014, nella misura di euro 850.736,05, in favore della
Esogest S.r.l per i lavori di cui sopra. Detto atto è stato emesso senza averne alcuna competenza e senza,
soprattutto, una verifica preventiva dell'esecuzione dei lavori medesimi da parte della società incaricata,
tanto è vero che soltanto un terzo circa degli interventi necessari venivano realizzati nonostante la natura indifferibile e urgente dell'iniziale affidamento, mentre il resto non veniva eseguito. In tal modo veniva consentito alla Esogest di lucrare sull'attività in questione.
Inoltre, è stato contestato al Sindaco di Bellona il reato di cui all'art. 328, co. 1 c.p., per aver omesso
qualsiasi intervento diretto a compulsare la ditta incaricata Esogest S.r.l., per provvedere alla totale
rimozione dei rifiuti combusti siti sull'area ove insisteva la sede della Ilside S.r.l..
Ulteriore Incendio dell'11.7.2017.
In data 11 luglio 2017, presso il sito di stoccaggio "Ilside" di Bellona si è sviluppato un incendio
all'interno dell'area dello stabilimento nonché all'esterno sul lato ovest.
Sul posto è giunto personale dell'ARPAC – Dipartimento di Caserta, il Comando Provinciale dei
Vigili del Fuoco nonché una squadra NBCR (Nucleare Biologico Chimico Radiologico) degli stessi Vigili
del Fuoco e i Carabinieri della locale Stazione.
L'incendio ha interessato quasi la totalità dei rifiuti giacenti nell'impianto dall'epoca del sequestro
(06.07.2013) di un quantitativo di circa 4,500 tonnellate di rifiuti, costituiti da 1.500 tonnellate di rifiuti urbani e rifiuti speciali pericolosi e 3.000 tonnellate di rifiuti combusti nei precedenti incendi, miscelati a terra di spegnimento.
Le 1.500 tonnellate di rifiuti erano costituiti dalle seguenti tipologie:
DESCRIZIONE RIFIUTO
Plastica e gomma
Sovvallo
Pitture e vernici di scatto p
Pitture e vernici di scarto np
Soluzioni di sviluppo per lastre
Scarti f inchiostro p
Scarti d'inchiostro np
Solventi organici atogenati
Fanghi da trattamento effluenti p
Fanghi da trattamento effluenti np
Solventi organici alogenati
Soluzioni acquose di lavaggio
Imballaggi contaminati
Assorbenti materiali filtranti
Soluzioni acquose di scatto
Sostanze chimiche di laboratorio
Rifiuti inorganici
Materiali da costruzione con amianto
Lampade tubolari neon
Rifiuti elettrici ed elettronici
RAEE pericolosi
Medicinali non citotossici
Su richiesta di questa Procura, il NOE ha effettuato dei campioni sulle circa 4000 tonnellate di
rifiuti, suddivise in 4 cumuli, la cui caratterizzazione ha portato alla classificazione degli stessi come
"rifiuto speciale non pericoloso".
L'incendio ha interessato la totalità dei rifiuti ad esclusione dei rifiuti con CER 191204 – plastica e
gomma – steccati in balle sovrapposte nel capannone più vicino all'ingresso; quest'ultimi stimabili in circa 300 tonnellate.
Uno dei primi interventi dei vigili del fuoco è stato l'estinzione delle fiamme nell'area sotto la tettoia
ove erano stoccati i rifiuti pericolosi; tuttavia, la combustione degli stessi è stata quasi totale, ad esclusione dei rifiuti in amianto che ha interessato solo gli involucri esterni.
Particolare odore acre e di solvente si sprigionava dalla combustione di rifiuti costituiti da pitture e
vernici di scarto, presenti in maggiore quantità in cisternette metalliche poste sul piazzale.
Circa il 90% dei rifiuti oggetto d'incendio erano costituiti da cumuli di sovvallo provenienti dalla
selezione meccanica dei rifiuti urbani differenziati con CER 191212, lavorazione eseguita in precedenza
presso lo stesso impianto. Tali rifiuti erano stoccati in cumuli sparsi in diversi punti del piazzale; solo uno, il più grande, era posto al disotto e a ridosso del capannone di lavorazione.
Le matrici ambientali interessate sono le seguenti:
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Matrice Aria
Sino alle ore 22:00 la direzione del vento era tra 90° e 100° EST con la formazione di una colonna
verticale di altezza circa 100 m, aprendosi con la formazione di un pennacchio che procedeva in direzione
Pontelatone e Castel Morrone. In prossimità dell'incendio e in un'area di 100 rat., la strumentazione dei
Vigili del Fuoco (rilevatore PID) non rilevava anomalie, ciò per l'effetto camino, che favoriva la risalita
uniforme della colonna di fumo e l'allontanamento dal suolo.
Verso le ore 23:00 la direzione dei venti variava in direzione nord-ovest, la colonna di fumo
aumentava nell'estensione orizzontale riducendosi in altezza, lambendo quasi l'area più prossima al suolo.
Da una ricognizione effettuata nelle zone limitrofe si avvertivano i fumi di combustione lungo Via Platani
del Comune di Bellona.
Per tale impatto l'ARPAC, già in data 12.07.17, ha provveduto a campionamenti finalizzati ad
accertare la qualità dell'aria.
Matrice Acqua
L'impianto presenta una pavimentazione cemento armato industriale con griglie di raccolta delle
acque che convogliano ad un impianto di trattamento in disuso, posto a metà del lato sud.
Le acque ivi convogliate, superate la capacità di contenimento della vasca interrate di accumulo,
confluiscono in un fosso canale esterno e da qui nel vicino fiume Volturno.
Al termine dell'attività di spegnimento e garantita una messa in sicurezza del sito, tale da consentire
l'accesso al suddetto impianto di trattamento, l'ARPAC procederà ad effettuare un preciso accertamento
dello stato del luogo ed eventuali campionamenti e caratterizzazioni dei rifiuti liquidi raccolti nella vasca.
Matrice Suolo
L'incendio ha potuto determinare una ricaduta di inquinanti sulla matrice suolo.
A tal riguardo si procederà ad effettuare dei prelievi di terreno (top soil) in punti stabiliti sulla base
dei dati meteoclimatici nelle ore successive all'evento.
Sono in corso ulteriori analisi di natura tecnica in merito alle sostanze propagate nell'aria a seguito
dell'incendio diramato ed il conseguente impatto ambientale.
Si rappresenta, infine, che il Sindaco di Bellona ha emesso due ordinanze per lo svuotamento di due
vasche formatisi a seguito di accumulo delle acque che hanno come ricettore finale il fiume Volturno.
Da ultimo, si rappresenta che il Comando Provinciale del Vigili del Fuoco di Casetta è intervenuto per
ben 29 volte all'interno del sito di stoccaggio "Ilside" a seguito dell'incendio dell'11.7.2017, per lo spegnimento
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di alcune fumarole ancora presenti all'interno del sito in oggetto. L'ultimo intervento è stato effettuato in data 19.
ottobre u.s…
…omìssis…
La Società Ilside, tuttora in liquidazione, ha chiesto un dissequestro temporaneo per procedere ad
una caratterizzazione dell'area, ancora in fase di validazione da parte dell'ARPAC.
Sussistono tuttavia alcune perplessità circa la fattibilità da parte della società ILSIDE atteso che la
stessa è in fase di liquidazione e quindi sussistono criticità relativa alla fattibilità finanziaria di tale impegno da parte della società medesima. Si è già detto della situazione finanziaria della società e della sua attuale inoperatività. Si può ritenere, infatti, che detta società sia di fatto impossibilitata ad un (anche potenziale) ritorno in bonis (ancor di più a seguito dell'ulteriore e più recente incendio, verifìcatosi nel corrente anno), venendo a mancare l'elemento dell'attivo che avrebbe potuto costituire un asset su cui basare una strategia di risanamento, rendendosi così definitiva una generale situazione di difficoltà economica non certamente momentanea, che genera una concreta impossibilità di far fronte alle obbigazioni assunte. Nel corso di più riunioni tenute sull'argomento e del carteggio esistente, è emersa tuttavia una disponibilità della regione Campania a finanziare l'Ente Comunale a svolgere in proprio le attività di bonifica qualora l'Ente proprietario non sia in grado di farle e questa appare essere l'ipotesi più percorribile. Tale intervento è prioritario sia per la rimozione dell'enorme massa dei rifiuti combusti sia della rimozione di altre 300 tonnellate di sovvallo che sono ubicate in un capannone e che anch'esse potrebbero essere oggetto di incendio.
La Regione Campania si è assunta l'impegno di provvedere alla caratterizzazione e di predisporre un
programma delle attività anche in base alle analisi dell'ARPAC e alla qualificazione delle diverse tipologie di rifiuti.
Sono in corso ulteriori analisi di natura tecnica in merito alle sostanze propagate nell'aria a seguito
dell'incendio diramato ed il conseguente impatto ambientale.
28
4) ipotesi di responsabilità previste dal D.Lgvo 231/2001, nei confronti di società del territorio.
Per quanto riguarda l'applicazione a carico di Enti per responsabilità da reato previste dal D.L.vo
231/2001, si comunica che nei confronti della società TEMMOTETTI S.O.S., (cfr. pag. 8 della presente
relazione – Vicenda Termotetti), sono stati applicati gli strumenti normativi previsti dal Decreto Legislativo
8 giugno 2001, n. 231, in ragione del fatto che il legale rappresentante dell'ente – Tedesco Antonella –
nonché l'amministratore di fatto della società – Luigi Imperadore – sono stati attinti da un'ordinanza
applicativa di misura cautelare personale per i reati di corruzione e truffa aggravata ai danni di ente
pubblico, commessi nell'interesse o, comunque, a vantaggio della predetta società.
Più nel dettaglio, la TERMOTETTIS.a.s.:
1) in data 13 settembre 2016, è stata destinataria – ai sensi dell'ari. 53 D. Lgs. n. 231/2001 – di un
decreto di sequestro preventivo di ammontare pari alla somma di €581.756,07;
2) in data 14 marzo 2017, è stata destinataria – ai sensi degli artt. 45 e ss. D. Lgs. n. 231/2001 – da
ordinanza applicativa della misura cautelare della nomina di un commissario giudiziale per la durata
di mesi 6, nella persona del dott. Pierluca Bevilacqua (commissariamento cessato in data 14
settembre 2017).
3) in data 28 settembre 2017, su richiesta dell'ufficio, la predetta società è stata rinviata a giudizio in
relazione alla seguente imputazione:
^TERMOTETTI S.a.s. di TEDESCO Antonella & co. ~ in persona del legale rappresentante
protempore – avente sede legale in Gioia Sannitica, atta via Pilette, n. 15 (partita I. V.A e codice
fiscale: 02696170618), Ente ritenuto responsabile deH'illecito amministrativo previsto dagli artt. 24
comma 1° e 11° e 25 comma 11° e IIP del D.lgs 8.6.2001 nr. 231, dipendente dal reati di truffa
aggravata di cui ai capi g) e k), nonché, dai reati di corruzione di cui ai capi d), j), Jl) e o), reati
tutti qui integralmente ed espressamente richiamati perché commessi nell'interesse e, comunque, a
vantaggio della TERMOTETTI S.a,s, di TEDESCO Antonella & co. da TEDESCO Antonella,
IMPERADORE Luigi e RA UCCI Francesco, la prima quale legale rappresentante, il secondo quale
amministratore di fatto e titolare effettivo delle funzioni di rappresentanza, amministrazione,
direzione, gestione e controllo, il terzo nella qualità di direttore operativo della DIV.A. (divisione
ambientale) della predetta società ".
Con le aggravanti di cui all'art. 21 per la pluralità di illeciti e dell'art. 24 per aver conseguito un
profitto di rilevante entità.
29
Confidando di aver fornito un utile contributo e confermando la propria disponibilità per eventuali
integrazioni e/o approfondimenti, si porgono deferenti saluti.
Santa Maria Capua Vetere, 25 ottobre 2017.
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
Dott.ssa Maria Antonietta Troncone
30

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