Relazione mobbing workshop – incontro con gli autori

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, come da programma, ha avuto luogo il: mobbing workshop – incontro con gli autori; fortemente suggerita la presenza delle lavoratrici. I risultati sono stati superiori ad ogni aspettativa;
infatti i lavori, con ampia partecipazione, si sono protratti sino alle 19,30.
Raffaella Buonaguro, Segretario Nazionale della FAI-CISL, con una breve esposizione sul tema ha
aperti i lavoro; puntualmente ha fatto seguito Fernando Cecchini che ha trasferito la sua esperienza
presentando il suo ultimo libro “Dal mobbing al disagio allo stress correlati al lavoro”,
soffermandosi naturalmente su punti particolarmente interessanti che meritano tuttora una risposta; a seguire Isabella Flores, iscritta CISL, che tramite slide ha mostrato come si è svolta la sua odissea,
ben documentata dalla stampa, ed ancora meglio descritta nel suo libro “Con Letizia” trasformato
magistralmente in un piacevole testo di lettura e riflessione. Al termine Giuseppina Bosco
responsabile del: Centro per la prevenzione del disagio da lavoro e del mobbing – ASL Roma 2;
ha spiegato e chiarito l’importanza del centro, le procedure di accesso, i risultati ottenuti nel tempo e
la tipologia dei lavoratori che vi si sono rivolti; ha concluso i lavori Fabio Massimo Gallo Presidente
Vicario Corte di Appello di Roma il quale ha illustrato come la giurisprudenza identifica il
mobbing, quali e come sono le condizioni per cui il lavoratore può rivolgersi al giudice del lavoro,
quali sono le aspettative e quali lacune.
Moltissime domande ai relatori hanno caratterizzato il workshop ed alcuni punti rimasti appesi
meritano ulteriori risposte ed approfondimenti:
– Nota a tutti la frase di Papa Francesco “Quante volte abbiamo sentito di una donna che va dal capo
e dice: ‘mah, devo dirle che sono incinta’. E come risposta riceve: ‘Da fine del mese non lavori più’”
Da ciò segue normalmente un atteggiamento persecutorio verso la lavoratrice che termina con un
licenziamento pretestuoso dopo un non breve periodo di psicofarmaci per patologie depressive.
Questi episodi denunciati con frequenza portano ad una domanda: “chi si preoccupa ed interviene
rapidissimamente per evitare le inevitabili conseguenze che avrà il nascituro, come dimostrato
dalla la letteratura scientifica in materia?
– Perché la Legge Regionale del 19 marzo 2014, n. 4, "Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne… non fa nessun riferimento a ciò che notoriamente accade in ambiente di lavoro a danno delle lavoratrici? Tale realtà è certificata dai dati Istat, che parlano di nove donne
su cento vittime di abusi, delle quali però solo il 20% ne parla e solo il 7% decide di denunciare.
– Perché la proposta di legge regionale per il Lazio n.297 10/ 2015 “Disposizioni per prevenire e
contrastare il fenomeno del disagio lavorativo” Che prevede: a) Disincentivare comportamenti
discriminatori e/o vessatori, espressi in forma fisica, verbale e non verbale derivanti da ripetute
violazioni contrattuali e/o violenze morali e/o molestie che possono determinare patologie di origine psicosociale; b) Garantire una migliore qualità della vita e delle relazioni sociali sui luoghi di lavoro mediante l’individuazione di soluzioni organizzative avanzate, dirette ad evitare il crearsi di un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante ed offensivo della dignità della persona. Che molto impatterebbe alla salvaguardia e al sostegno delle lavoratrici è caduta per ignote ragioni nel dimenticatoio?
– Perché la legge gemella della Regione Campania approvata all’unanimità, “legge regionale 9 ottobre
2017, n. 29 – “Norme per la tutela della salute psicologica nei luoghi di lavoro e per la prevenzione
dei fenomeni del mobbing e del disagio lavorativo”, al contrario viene definita …un atto di civiltà
per la Regione Campania che ci permette di ricostruire una dimensione etica del lavoro….
– Quale correlazione è possibile trovare tra il mobbing, definito dalla Corte di Cassazione n.87/2012
“una condotta del datore di lavoro sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del
dipendente sul luogo di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterarti comportamenti ostili che
finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire
la mortificazione morale e l´emarginazione del lavoratore, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e della sua personalità”, e la Violenza di genere definita “Qualsiasi atto di violenza per
motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico,
comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia
nella vita pubblica che privata. Tenendo presente che le conseguenze della violenza sulla salute
delle donne esaminando esclusivamente la violenza da parte del partner, (World report on violence
and health-OMS), hanno come risultante le stesse patologie delle lavoratrici sottoposte a
persecuzione psicologica in ambiente di lavoro definito correntemente mobbing?
Desidero segnalare un piccolo successo; non a caso il giorno 24 novembre una lavoratrice licenziata
nel 2015 per giusta causa e da noi supportata (sportello mobbing e categoria CISL), ha ricevuto
giustizia dimostrando il licenziamento pretestuoso anche se la realtà di aziende con meno di 15
dipendenti non prevede importanti risarcimenti. Una piccola soddisfazione nasce dall’errata
previsione dell’avvocato aziendale il quale durante gli incontri, con aria di sfida, ci assicurò di essere stato vincente in tutte le cause di mobbing.

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