Comune “bastonato” dalla corte dei conti sul riequilibrio
La bocciatura del piano di riequilibrio pluriennale, da parte della Sezione di Controllo per la Campania della Corte dei Conti, è l’epilogo naturale di una lunga vicenda che ha visto l’amministrazione comunale in costante difficoltà, in tutte le fasi della lunga istruttoria. Chiariamo subito un punto: qui nessuno gioisce per questo esito, ma non lo consideriamo neanche una catastrofe, perché è interamente catastrofico l'ultimo ventennio, cinque amministrazioni che si sono succedute dando ciascuna, chi più chi meno, il suo contributo a scavare la fossa profonda in cui ci troviamo. La Corte ha fatto il suo lavoro, freddo e tecnicamente ineccepibile (e, dobbiamo dirlo, sempre molto chiaro nelle obiezioni mosse all’amministrazione e nelle relative richieste, mentre le risposte da palazzo Castropignano si sono contraddistinte per approssimazione e fumosità).
Mercoledì scorso l’adunanza pubblica a Napoli è stata la “Caporetto” dell’amministrazione comunale, sommersa di rilievi e di critiche, talvolta anche abbastanza piccate, da parte del Presidente della Sezione e dal resto della Commissione. In particolare, “bastonate” sono arrivate sull’operazione di rinegoziazione dei mutui, sulla quale già in Consiglio Comunale Speranza per Caserta aveva duramente contestato l’assessore Pica, accusandolo di voler spostare in avanti il debito caricandolo sulle generazioni successive, triste pratica molto in voga nel nostro comune, e che ci ha portati al punto in cui siamo: esattamente quanto ribadito, a più riprese, dalla Sezione di Controllo nonostante gli affannosi tentativi di difesa dell’Assessore. Inoltre, all’Amministrazione Marino è stato obiettato di aver prodotto memorie e controdeduzioni volte, unicamente, a dimostrare che le due procedure (dissesto e riequilibrio) si potessero gestire separatamente, mentre la Corte ha più volte chiarito che è inevitabile un “effetto di rimbalzo” che va tenuto in conto, poiché le passività residue all’uscita dal dissesto influenzeranno inevitabilmente, e negativamente, il piano di riequilibrio. Sono stati puntualmente elusi, o affrontati confusamente, i numerosi altri rilievi mossi nell’ordinanza n. 51 della Corte, tra i quali la mancata ricognizione puntuale dei residui, gli errori nelle tabelle riassuntive (dati presi da bilanci di previsione invece che da consuntivi), l’inefficienza nel contrasto all’evasione fiscale, ed il già citato piano di rinegoziazione dei mutui.
Questa è la realtà dei fatti, che maldestramente il Sindaco prova a nascondere con il suo comunicato stampa, nel quale in maniera puerile si rimandano tutte le responsabilità alle gestioni passate (giunta Del Gaudio e commissario Nicolò). E' un giochetto che non regge, perché questo passato vive e regna all'interno dell'attuale consiglio comunale; almeno metà della maggioranza è transitata dalla precedente di centrodestra, e lo stesso Sindaco ha partecipato, con incarichi di prestigio, ad un paio di consiliature tra fine anni '90 ed inizio 2000,, quelle in cui, secondo opinione diffusa, si è iniziata a scavare la voragine nei conti comunali. Nel comunicato “di regime” ci tocca leggere anche vere e proprie falsità, già peraltro recitate di fronte alla Corte dei Conti, come ad esempio quella del nuovo appalto per la sosta a pagamento che avrebbe ribaltato l'aggio in favore del Comune: non è così! Non conosciamo i dettagli del nuovo affidamento, perché grazie alla consueta non-trasparenza della nostra amministrazione ancora non è stato pubblicato l'esito, ma il capitolato di gara prevedeva una “forbice” di aggio per il concessionario tra il 70 e l'80%, quindi mai e poi mai il Comune potrà incassare l'80% dei proventi della sosta, come invece raccontato dal primo cittadino.
Insomma, Marino e Pica “ci hanno provato”, ma ci hanno provato male, e si ritrovano con pugno di mosche in mano e la città alle porte del secondo dissesto. Ai casertani, giustamente confusi, delusi e sfiduciati, facciamo una precisazione ed una richiesta. La precisazione è che, anche se il piano di riequilibrio fosse stato approvato, le condizioni per i cittadini sarebbero rimaste pressoché immutate per altri dieci lunghi anni (basta consultare il TUEL per verificarlo). La richiesta è di conservare la memoria più a lungo, almeno fino al prossimo appuntamento elettorale.