Una tradizione secolare che si rinnova

Da alcuni giorni si respira fortemente l’atmosfera dell’Epifania ma è ancora viva, forte e presente l’emozione della Notte del Santo Natale vissuta a Zuni di Calvi Risorta. Anche quest’anno l’apposito comitato formato da Michele Bonacci (ritenuto, a giusta ragione, il principe del falò, tanto da ricevere  in passato una targa ricordo), Carmine Capezzuto, Antonio Fusco, Fabio Maiorano e Maik Parisi ha organizzato e gestito, in modo inappuntabile, il fuoco della Notte di Natale. Nei giorni precedenti il 24 dicembre i predetti hanno incominciato a raccogliere, con impegno ed entusiasmo, dalle campagne, vicine e lontane, tronchi di alberi e ceppi di ogni genere e li hanno accatastati, come negli anni passati, in piazza Umberto I, luogo dominato dalla stupenda chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari che sovrasta l’intero scenario della piazza, tra le comode panchine atte alla socializzazione e al riposo e la casa parrocchiale, recentemente ristrutturata e resa funzionale dal nuovo parroco, il sacerdote passionista Padre Gianluca Zanni, figlio della Chiesa di Calvi e proveniente dalla comunità passionista di Forino (AV).  L’enorme catasta di legna è stata accesa, come è consuetudine, nella serata del 24 dicembre, vigilia di Natale, e subito ha preso la forma di un luminoso e luccicante falò ed ha fatto da luce e da splendore al nascente Bambino Gesù portato, al termine della liturgia eucaristica della serata, in devota e raccolta processione per la piazza e, quindi, anche intorno al falò acceso. Per tutta la serata e la nottata attorno al fuoco, disposta a cerchio, ha sostato e si è avvicinata gente rispettosa della tradizione e vogliosa del calore delle fiamme del fuoco. Per le strade del paese si è diffuso, di tanto in tanto, il suono delle melodie natalizie e si sono uditi gli spari dei botti mentre le fiamme del falò sono diventate sempre più alte. Bisogna constatare, con profonda amarezza, che fino a pochi anni or sono anche in piazza Garibaldi e in piazza Giovanni XXIII veniva preparato e acceso il fuoco di Natale ma, purtroppo, a tutt’oggi  soltanto i cittadini di Zuni hanno conservato tale tradizione secolare e cercano di tramandarla ai posteri. Da tempo immemorabile i contadini usavano accendere falò, detti fuochi di gioia. Attraverso i secoli questo fuoco così bello, allegro, giocoso e forte è stato scelto dagli uomini per essere presente in molte feste. Il fuoco ed i “falò” entrano nelle tradizioni popolari per purificare ed, in inverno, per invocare il ritorno della luce solare, per elevare a Dio ringraziamento e preghiera, per chiedere alla natura di produrre buoni frutti ed abbondante raccolto. Questo rito sembra derivare dalla primordiale festa della “nascita del sole” cadente nel periodo. Si bruciava pure sterpaglia e rimasugli dei campi; questi falò indicavano la via ai Magi e ai pastori. L’originale significato propiziatorio è evidente: si brucia il passato (l’impurità) nella speranza di un futuro migliore (il nuovo raccolto), preparando contemporaneamente il campo alla semina di primavera. Prima di mezzanotte si portava un po’ di fieno alle bestie in segno di gratitudine (il bue che scalda Gesù).

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