Pulcinella, frizzi, lazzi e… cose pazze

(Elisa Cacciapuoti) – Programmata per il 22 Febbraio p.v. alle 19,30 la serata di Letteratitudini prevede il seguente tema: “Le maschere napoletane – Campania viva – Tradizioni popolari e Folklore” . Per la verità sembrerebbe un vero ‘fuori tema’ dal momento che il periodo di Carnevale è appena trascorso ed ormai siamo in Quaresima, tempo di  grazia , di preghiera e di penitenza, ma i componenti del gruppo di Letteratitudini hanno voluto ugualmente parlare di questo argomento, ormai già programmato in precedenza.
Quando si pensa a Napoli, dice la Maisto, coordinatrice del gruppo, vengono in mente principalmente tre parole: Pizza, Vesuvio e mandolino, prima ancora delle importanti testimonianze architettoniche o della sua storia.  Sono espressioni tipiche del folclore napoletano, riconosciute e diffuse tra i simboli più tradizionali dell’Italia, nello scenario collettivo.
Il folclore napoletano e le sue tradizioni godono di larga diffusione, vengono infatti celebrate e molte volte caricaturizzate ormai in tutto il mondo, un esempio è Pulcinella, una tipica e classica maschera napoletana parte integrante del folclore partenopeo.
Ben pochi invece sono quelli che conoscono la figura de’ o Munaciello, un folletto dispettoso e agile che fa capire le sue intenzioni in base al colore della sua scazzetta oppure la Bella ‘Mbriana, lo spirito del focolare domestico.
Il Munaciello, uno spirito spesso demoniaco ma anche benigno protagonista di leggende e storie napoletane che rivivono ancora oggi nelle paure dei napoletani più tradizionalisti. Si narra che il Munaciello una volta infestata la casa regala i numeri da giocare al lotto a patto che si mantenga il segreto.
Molto spesso fa solo dispetti o addirittura porta la gente alla follia e persino alla morte. Tramite le parole di Matilde Serao possiamo ripercorrere la storia di questo strano essere, Matilde narra che questo particolare folletto nacque dalla relazione di una giovane borghese aragonese, Caterina Frezza e un uomo del popolo, Stefano Mariconda.
Dato che la famiglia della ragazza si opponeva alla relazione Stefano fu ucciso e Caterina rinchiusa in un convento. Qui la giovane fanciulla partorì un figlio storpio, che fu rivestito da prete dalle suore per nascondere le sue deformità. Secondo il racconto di Matilde Serao questa sarebbe la storia del Munaciello, mentre per alcuni questo buffo folletto era l’amministratore dei pozzi della città, che spesso avvelenava le acque.
Fu tanto popolare che De Filippo scrisse su di lui uno dei suoi capolavori teatrali “Questi Fantasmi”.
Chi nella propria vita, nel giorno di Carnevale, non si è sentito intonare la classica poesia di Gabriele D’Annunzio “Carnevale vecchio e pazzo”? Tutti almeno una volta, sono stati costretti ad ascoltare quelle parole in rima che elogiavano la festa più allegra dell’anno, quella dove coriandoli e stelle filanti fanno da cornice ai mille volti celati dalle più svariate maschere, ma i figli di Napoli (patria di cultura, poesia e canzoni), si sono mai chiesti se ci fossero poesie di Carnevale in lingua Napoletana?
Ovviamente, Napoli che è per antonomasia la città dell’allegria oltre ad essere madre di una delle maschere più antiche e conosciute di sempre, Pulcinella appunto, vanta numerose poesie e filastrocche  in lingua madre (napoletana) dedicate alla festa di Carnevale.
Non solo lasagne, chiacchiere e frittelle..a Napoli anche le filastrocche di Carnevale incantano,   eccone una molto  famosa:
 
"Carnuvale in filastrocca,
cu na maschera ‘ncoppa a vocca
cu na maschera n’coppa a ll’uocche,
cu e pezze alle ginocchia:
so e pezze d’Arlecchino,
vestuto e i carta, poverino.
Pulcinella è gruosso e jianco,
strille e balla cu sti mane n’coppe e cianche
Culbina assaie bellella
fa cu isse a jacuvella
e la gente alla fenesta
tutto o juorne guarda a festa
– E’ carnuvale,
e ogni scherzo oggi vale".
Appuntamento al 22, quindi, vi aspettiamo!

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