“Palestina, una terra troppo promessa”

 Segnaliamo la pubblicazione di un libro, scritto dalla Dott.ssa Antonella Ricciardi, giornalista pubblicista,

 

 

 

www.antonellaricciardi.it – info@antonellaricciardi.it, che è uno studio sull'attualissimo e nello stesso tempo antico conflitto in Palestina. Dal titolo "Palestina, una terra troppo promessa", è edito dalla casa editrice Controcorrente; può essere richiesto, anche direttamente all’indirizzo di posta elettronica su indicato. Il costo è di 10 euro, più le spese di spedizione. Riportiamo, di seguito, una presentazione del volume.  Rifacendosi soprattutto a fonti israelo-sioniste, ma anche delle più  varie provenienze, italiane ed internazionali, senza distinzioni di  colore politico, l'opera mette in luce quanto uno degli aspetti più  sconcertanti del modo con cui  i poteri forti trattino del conflitto in  Palestina sia la continua rimozione del passato: ciò, naturalmente,  perchè una profonda disamina degli avvenimenti, prossimi e meno recenti,  metterebbe inevitabilmente in luce l'illegittimità storica della  presenza sionista in Palestina. Un argomento spesso usato per tale  (voluta) rimozione è dato dalla considerazione che furono gli arabi a  rifiutare la spartizione della Palestina, sancita dall'O.N.U. nel 1947 e  realizzatasi nel 1948, con la creazione dello Stato d'Israele. Si  affermava spesso, inoltre, che i palestinesi fossero sempre stati una  parte indistinta del mondo arabo, senza sentire l'esigenza di un proprio  Stato, salvo poi avvertirla per puro spirito di contrapposizione ai  coloni ebrei sionisti. Queste obiezioni tuttavia ignorano che la  Palestina avesse già una sua identità geopolitica al tempo dell'Impero  Ottomano, mentre altre identità erano ancora in formazione: ad esempio  il Libano era diviso in varie regioni a sè stanti, tra cui il Monte  Libano, la zona a maggioranza drusa dello Chouf, ecc…. Inoltre,  seguendo una filosofia affermativa, non rinunciataria, questo libro  evidenzia la giustezza del sostegno al principio dell'autodeterminazione  dei popoli, in modo tale che ogni popolazione possa liberamente  scegliere, senza subire imposizioni colonialistiche, se considerarsi  parte integrante di una comunità nazionale più vasta e composita, o se  decidere di essere una nazionalità indipendente, a sè stante.  Particolare attenzione viene anche riservata alla rimozione concernente  il fatto che gli ebrei originari della Palestina fossero solo il 10%  della popolazione in epoca ottomana, saliti poi al 30% per  l'immigrazione sionista, spesso illegale, all'epoca della spartizione  della Palestina, che risulta chiaro, a questo punto, essere stata un  crimine, ottenuta inoltre con scandalose pressioni americane, favorite  da interessi economici e dall'aberrazione "cristiano-sionista" (secondo  molti, in realtà di tipo anticristiano). Di fondamentale importanza, per  comprendere nel profondo la questione, sono anche i passaggi relativi  alla circostanza che i dirigenti sionisti  fondino la propria identità  nazionale solo sulla religione, non accordando la possibilità di  emigrare in Israele a persone di origine ebraica ma di religione diversa  da quella israelitica… quegli stessi dirigenti israeliani che  avrebbero voluto includere nel loro Stato, oltre all'intera Palestina  storica, anche porzioni di Libano, Giordania (allora denominata  Transgiordania), Iraq, Siria, ed Egitto, per aumentare le proprie  disponibilità idriche: intenzione evidente anche nelle bande della  bandiera israeliana, che indicano i confini "relitti" che sarebbero  dovuti essere d'Israele: dal Nilo all'Eufrate… Palese appare, inoltre,  che le classi dirigenti di Tel Aviv, senza distinzioni di destra e di  sinistra, abbiano cercato di ottenere il maggior numero di terre  possibile col minor numero di arabi possibile: per questo avevano  colonizzato e non annesso Cisgiordania e Striscia di Gaza, per questo  avevano annesso Gerusalemme Est ed il Golan, nonostante annessioni e  colonizzazioni siano illegali. Per questo, appare ancora evidente, sarà  il ritorno dei profughi palestinesi (da tanti opinionisti conformisti,  non a caso, avversato), a portare ad unico Stato di Palestina, nel quale  ogni sua etnia possa vivere in una terra libera, laica, e veramente  indipendente.

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