Nella bufera il consorzio di bonifica. Illegittimi i versamenti richiesti
In questi giorni, molti cittadini residenti a Bellona, hanno ricevuto il bollettino per pagare la quota al Consorzio di Bonifica. Una ?tassa? che i Giudici hanno considerata illegittima, per inesistenti interventi di bonifica e miglioramento fondiario. E? una truffa!
Essere tassati non ha mai rappresentato il nonplusultra della felicit?. Il dovere pagare le tasse all?Erario, prima che essere un dovere morale ed economico dei cittadini ? anche sostanzialmente una rogna burocratica, anche in considerazione del fatto che di tutto ci? che si paga nell?arco dell?anno, per contribuire alla stabilit? economica ed alla crescita del nostro Paese, solo su di una esigua percentuale possiamo dire di averne cognizione di causa.
In Campania, oramai da tempo immemore, continuano ad imperversare le cosiddette ?cartelle pazze? dei Consorzi di Bonifica, manco se ci trovassimo nel bel mezzo dell?agro pontino di oltre mezzo secolo fa. Una vera e propria catena di S. Antonio fiscale che ci impone il pagamento di una tassa, palesemente iniqua, dalla quale non deriva alcun beneficio, specialmente oggigiorno. Questa vergognosa situazione, che oramai si perpetua da anni, ha sfiancato i contribuenti che pur di non vedersi costretti a ricorrere contro le cartelle di pagamento, dovendoci rimettere anche le spese legali, si recano a pagare il ?dovuto?.
Nonostante sia i Giudici che la Corte di Cassazione si siano espressi contrariamente alla liceit? delle richieste di pagamento generalizzate dei Consorzi di Bonifica, i bollettini di avviso di pagamento continuano a raggiungere le case di decine di migliaia di cittadini, che non sanno pi? cosa fare per sottrarsi a questa mannaia fiscale che, tra le altre cose, ? divenuta un vero rompicapo burocratico. La Tassa di bonifica, per meglio dire contributo per miglioramento fondiario, rappresenta un ennesimo balzello all?italiana. Un contributo per servizi fantasmi. Una ?tangente?, la somma richiesta a contribuenti del Consorzio di Bonifica?
A giudicare dagli interventi di bonifica e miglioramento fondiario degli ultimi venti anni, per lo pi? fantasma prodotti sul territorio, sembrerebbe proprio di si. Decine di migliaia di contribuenti campani sono costretti dal Consorzio a pagare la ?tassa? – balzello, pur non ricevendo negli anni alcun intervento di bonifica del terreno, canali, costruzione di strade e quant?altro. La tassa pare che venga applicata addirittura sugli immobili costruiti su fondi bonificati da mezzo secolo. Intanto i giudici della Cassazione continuano a sottolineare che ?Il beneficio deve essere diretto o indiretto, ma non generico?. Ma a quanto pare, nonostante questa palesata illegalit? della riscossione dei tributi, il carrozzone va avanti ugualmente.
Trattasi di tributi esosi e non dovuti, sfogliando una sentenza della Corte di Cassazione del 14 ottobre 1996 che dice: ?I contributi ai Consorzi di Bonifica sono dovuti sia per i fondi agricoli, sia per gli immobili urbani purch? essi ne traggano un beneficio che pu? essere diretto o indiretto, ma non generico. E? necessario che il vantaggio sia di tipo fondiario, cio? strettamente incidente sull?immobile soggetto a contribuzione?.
Concludendo, affermano i giudici: ?il beneficio deve essere diretto e specifico conseguito o conseguibile a causa della bonifica e cio? tradursi in qualit? del fondo?. E ancora:
?I Consorzi, non possono esigere pagamenti, se non dimostrano di avere eseguito opere atte a migliorare la qualit? dei singoli fondi?.
Questo in estrema sintesi il precetto contenuto in una sentenza emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (giudice unico Maria Vittoria Ciaramella) contro il Consorzio di Bonifica, su istanza di proprietari di terreni. Sentenza di rilevanza sociale e giuridica che costituisce un precedente giurisprudenziale, oltre ad essere testimonianza dell?attenzione della magistratura alle esigenze concrete dei cittadini. Ovviamente l?importanza giuridica, avendo il giudice sentenziato l?illegittimit? di questi contributi ingiustificati, condannando altres? i Consorzi a restituire quanto indebitamente richiesto e recuperato negli ultimi cinque anni.
Un vero e proprio balzello per migliaia di cittadini ?spettatori paganti? di uno spettacolo mai portato in scena, e che da anni subiscono questa ?colletta? messa in atto dal Consorzio di Bonifica. Agli sfortunati utenti ? riconosciuta la possibilit? di ricorrere.
Infatti migliaia sono state le richieste di revoca presentate dai bistrattati cittadini di un servizio sociale fantasma, corredate da robusta documentazione che provano l?illegittimit?, quindi decadenza dell?imposta in questione , quali sentenze della Corte Costituzionale, annullamenti di delibere della giunta regionale e quant?altro: ma la Tassa di Bonifica rimane pi? viva e vegeta che mai ?intimata? al cittadino con avviso di pagamento dal Consorzio che da anni non riesce nemmeno a riparare con ?interventi idraulici? le infinite falle della propria barca. Ricorsi respinti maldestramente, in barba al secondo comma dell?art. 31 della Legge Regionale n. 15 del 26/07/2002, pubblicata sul B.U.R.C n.38 del 07/08/2002: che stabilisce che solo coloro che utilizzano canali consortili come recapito di scarichi, devono contribuire alle spese consortili, in proporzione per? al beneficio ottenuto. Utenti con porzioni immobiliari che pur non utilizzando canali consortili, ricevono la tassa della vergogna. La Regione ed i Consorzi, nulla fanno per uniformarsi agli indirizzi della Corte di Cassazione ed alla giurisprudenza in materia. E la tassa della vergogna rester? sempre l?! Allo smarrito utente, vittima della tassa balzello, sorge la domanda: ?ma dove finiscono questi contributi, se gli interventi sono inesistenti, se non si assicura un servizio all?utente?? In effetti i Consorzi di Bonifica sono enti inutili, super politicizzati e cronicamente commissariati. Carrozzoni fermi che non riescono nemmeno a garantire l?amministrazione ordinaria. Negli anni in cui hanno ?funzionato?, non hanno reso straordinari servizi. Per l?Agro Caleno, come per la maggior parte dei comprensori campani, il suo significato ? stato al di sotto dello zero, in perenne gestione fallimentare e se anche prossimi alla liquidazione, come tutti i pachidermi burocratici, bench? di fatto gi? trapassati, non si arrendono e le loro spoglie continuano a sfornare fiumane di cartelle.