La melanzana

La melanzana (Solanum Melongena), originaria delle zone calde di Cina e India, appartiene alla famiglia delle Solanacee – la stessa delle patate, dei pomodori, e dei peperoni – ed è una pianta annuale con fusto eretto, che può raggiungere gli 80 cm di altezza, con foglie grandi, piccoli fiori spinosi di colore viola o bianchi e con frutti piuttosto carnosi dalla forma tonda oblunga od ovoidale e colore bruno o violaceo. Gli Arabi, che la portarono nell’area del Mediterraneo nel medioevo, chiamano la melanzana badingian e in Italia venne aggiunto il suffisso melo divenendo così melo-badingian, quindi melangian, da cui l’attuale nome. Il nome melanzana veniva interpretato anche come “mela non sana”, proprio perché non commestibile se non cotta. Quattro secoli fa studiosi accettavano l'antica credenza che faceva derivare il suo nome dal latino “malum insanum”, cioè frutto insalubre; si riteneva addirittura che le melanzane provocassero la pazzia. Il loro valore nutritivo è piuttosto scarso; poche calorie, basso contenuto di grassi, proteine e glicidi, quantità ridotte di vitamine e sali minerali. Per questo entrano spesso nella composizione delle diete dimagranti. Si conservano fresche ad una temperatura di 10-15° per non più di una settimana; se non si toglie il picciolo, si manterranno ancora più a lungo fresche. Possono essere congelate a fette dopo essere state sbollentate in acqua. Vanno consumate cotte perchè crude sono sgradevole e tossiche, in quanto contiene solanina, ha la proprietà di assorbire molto bene i grassi alimentari, tra cui l’olio, consentendo la preparazione di piatti molto ricchi e saporiti. Verdura tipica dell’estate, offre le più eterogenee interpretazioni culinarie, nella parmigiana, nella caponata, ripiena, fritta, impanata o insughi per condire la pasta asciutta; più digeribile risulta lessata o alla griglia. Ora tre suggerimenti per ottenere il meglio dalla melanzana: è consigliabile lasciarla prima in uno scolapasta “liberare” acqua sotto un peso, con un po’ di sale fino o grosso in modo da farle perdere parte dei liquidi che le conferirebbero un gusto amaro; usare la polpa con un po’ di buccia e meglio sarebbe eliminare la parte centrale bianca e ricca di semi; per non farla annerire basta bagnarla con gocce di limone oppure aceto.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post