Truffa dello specchietto trasformata in truffa del telefono rotto e polso fratturato.

Professionista denuncia la disavventura al questore; al caso s?interessa Mi manda Raitre.
? andata male ad alcuni balordi che, come si evince da una circostanziata denuncia fatta alla questura e della quale si ? interessata anche il programma televisivo Mi manda Raitre, hanno tentato una variante pi? sofisticata della cosiddetta truffa dello specchietto ai danni di uno stimato professionista. Questo, per sommi capi, il contenuto della denuncia: ?Trucco dello specchietto trasformato in trucco del cellulare rotto e del polso fratturato. Ritenendo di contribuire allo smascheramento di qualcuno dei numerosi malfattori e truffatori che infestano questa bella Italia, e di informare i cittadini sulle variazioni delle tecniche truffaldine di cui potrebbero cadere vittima, invio copia del fax inviato alla Questura di Caserta. Alle ore 18 circa di mercoled?, alla guida della mia auto, stavo tornando da Caserta preceduto da mio figlio che a bordo del suo scooter procedeva a bassa velocit? per non distanziarmi. Giunti a Sala -lungo Via Francesco Landi- a circa cento metri dall’incrocio con Via Catauli, notammo un’automobile nera -credo una Seat- in sosta sul lato destro della carreggiata e accanto un ragazzo e una ragazza fermi. Entrambi avemmo l’impressione che si trattasse di due individui poco raccomandabili. Mentre stavo sorpassando l?autovettura, mantenendomi prudentemente a circa un metro di distanza dai due ragazzi, udii una forte deflagrazione come se una palla di cannone avesse fracassato una decina di vetri sovrapposti. Ripensandoci non escludo che si trattasse della registrazione acustica di un’esplosione. Sottolineo che io e mio figlio procedevamo ad una velocit? talmente ridotta da aver entrambi notato che il selciato era integro e senza traccia di pietre sconnesse o comunque ?vaganti?. Edotto da un episodio simile capitato a un familiare e messo sul chi vive da trasmissioni televisive che avevano trattato pi? volte argomenti similari (per esempio la cosiddetta truffa dello specchietto retrovisore) sospettai immediatamente una messa in scena per estorcermi del denaro. Mi rafforzai nella mia convinzione quando dallo specchietto retrovisivo osservai i due giovani precipitarsi a razzo nell’automobile. Proseguimmo la marcia alla stessa velocit? di prima, con mio figlio che -ignaro dell’accaduto- continuava a fare da battistrada. Mentre scendevamo lungo Gradilli, ad un certo punto, vidi dal retrovisore centrale che il conducente di un’auto iniziava a lampeggiare e subito dopo ad azionare il segnalatore acustico, e allora mi resi conto che i miei sospetti erano fondati. Accesi immediatamente la freccia destra e suonai il claxon per segnalare a mio figlio di fermarsi appena possibile, cosa che facemmo insieme alla prima piazzola. Dietro di noi si ferm? l’auto degli inseguitori, i quali scesero in un baleno e si avvicinarono a fianco alla mia auto. Guardandoli, ciascuno di noi si conferm? nell’impressione di trovarsi davanti a dei tipi poco raccomandabili, dai lineamenti alterati, segnati e logorati da una vita vissuta male, forse due derelitti consumati dagli stupefacenti. La ragazza -mostrandomi un cellulare- mi accus? di averle rotto sia il telefonino che il braccio (ostentando il polso penzolante) e di essere fuggito, ripetendo pi? volte l’accusa a me che -fingendo di non aver ben capito- ne chiedevo conferma. A questo punto chiesi a mio figlio di chiamare la Polizia. I due ragazzi si dimostrarono prima stupiti, poi perplessi, sconcertati e disorientati, infine furibondi per il mio invito, in quanto -? mia opinione- non si aspettavano di dover recitare una parte diversa da quella che essi avevano imparato a memoria, la quale prevedeva la contrattazione del risarcimento del danno immaginario subito. Insistei che era necessario aspettare l’arrivo della Polizia, per l’accertamento dei fatti. Esaurita la girandola di tentativi per distogliermi dalle mie intenzioni, i due iniziarono a dare in escandescenze ma -dopo l’esplosione dei fuochi finali- si resero conto di non riuscire a cavare un ragno dal buco, per cui -vista la mala parata- sbraitando e bestemmiando rientrarono precipitosamente nella loro auto e si diedero alla fuga, prontamente inseguiti da noi allo scopo di prendere il numero di targa. Alla fine della discesa di Gradilli i due svoltarono verso S.Angelo in Formis. Accortisi che li stavamo tallonando, iniziarono a sfrecciare ad una velocit? sempre maggiore, fino a superare i centotrenta chilometri orari. Pur con poche speranze di raggiungerli, continuammo l’inseguimento, finch? dopo alcuni minuti li ritrovammo a S. Angelo costretti a fermarsi a causa dell’intenso traffico. Memorizzato (da mio figlio) e trascritto il numero di targa (omissis), chiamai prima il 112 (mi indirizzarono verso la stazione carabinieri di Casagiove), poi il 113: il centralinista ascolt? attentamente l’episodio capitatoci, si assicur? di aver ben trascritto il numero di targa, infine mi conged?. Continuando il nostro viaggio verso S. Maria C. Vetere, ad un certo punto rivedemmo l’auto -degli ex inseguitori ora inseguiti- che tornava indietro e si allontanava?.

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