Dionisia: contro il razzismo

Il 29 giugno è ritornata nella sua terza edizione, la festa universitaria della Federico II, dedicata alle produzioni indipendenti e non solo. Presso la facoltà di Lettere e Filosofia, sita in Via Porta Di Massa, si è tenuto l’evento con lo scopo di condivisione a tutto tondo: “Da anni intendiamo lo spazio universitario come intimamente connesso con il territorio e con l’attualità e il nostro intervento è finalizzato proprio a non adeguarci all’isolamento culturale, artistico e politico che l’università ha subito negli ultimi decenni”. Un progetto pienamente culturale che decide di ribellarsi alla “precarietà di Lettere”, dedicato alla voglia di crescere, cambiare, essendo fermamente convinti che la nostra generazione abbia effettivamente oltre al diritto, il compito e la possibilità di costruirsi un futuro. La festa, tenutasi nel chiostro della facoltà antifascista e “antisalviniana”, è stata una fondamentale iniziativa all’uguaglianza, all’unione e ad una sorta di rivoluzione alla fratellanza, che arieggia fra i corridoi, come un’antica confraternita. Svoltasi all’insegna della musica, numerosi sono stati gli artisti partecipanti al meraviglioso movimento universitario, che si è più volte ribadito avere lo scopo, oltre che di crescita lavorativa, di evoluzione “emotiva”: contro ogni sessismo, discendenza, omo e xenofobia, si sono opposti svariati ragazzi, cantando a testa alta i propri ideali, usando il mezzo più puro e significativo: la musica. Questo è il caso di due ragazzi: Nicola Sarnataro e Luigi Colantonio, in arte rispettivamente Libano ed 821. Ventenni e studenti universitari, i due cantano insieme da pochi mesi, formando con altri due artisti (Cast ed Oiram) un complesso: La Crew dei numeri 0. Dopo esperienze inerenti a svariate Jam e l’apertura da parte di Libano al concerto di Murubutu a Pavia, i due giovani artisti sono legati non solo dal “fare musica” per un genere preciso, ma da quello che è divenuto per loro, uno stile di vita. “Il nostro ambito si lega molto alla poesia; si può in effetti considerare una poesia ritmica”: partendo dall’underground americano degli anni 70, 80 e 90, variando perciò dal gangsta rap sino all’hip-hop, si approda al rap napoletano dei Co Sang. Fortemente interessanti le tematiche e gli spunti ripresi nei testi: in considerazione prendiamo i due brani presentati al Dionisia: “Luca” e “Makarismos”. Il primo brano, a cura di Libano, parla di “Luca”, il suo inseparabile amico immaginario, che anni dopo ha in realtà scoperto essere un suo inconscio alter ego; per quel che riguarda “Makarismos”, è una collaborazione fra i due, narrante la beatitudine, ripresa come concetto classico dalle bucoliche virgiliane, riportata nel XXI secolo.

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