Credeva d’aver fatto l’affare ma era una patacca

Quando si è vittima di una truffa nasce in noi un senso di ribellione che potrebbe spingerci a commettere una pericolosa reazione contro il truffatore. Ai danni di Maurizio M. è stata perpetrata una delle solite truffe. Maurizio era appena giunto presso l’uscita di Capua dell’autostrada del sole per attendere l’arrivo di suo fratello Mario, proveniente da Roma, quando gli si avvicina uno strano tipo che, con raggiri e parole, tenta di convincerlo ad acquistare un orologio Rolex. La vista  di quell’oggetto meraviglioso suscita in Maurizio uno sfrenato desiderio di avere quel gioiello. Lo acquista e, insieme a suo fratello si avvia verso casa. Durante il viaggio osserva l’orologio e si rende conto che è una patacca. Preso da un senso di ribellione si affretta a  ritornare sul luogo del furto, ma il truffatore era scomparso! Era trascorso il tempo necessario per far sì che se la desse a gambe! Un amico, informato della truffa, ha così risposto a Mario: “Purtroppo anche i truffatori devono vivere! Ogni giorno si verificano truffe. Ascolta cosa accadde a me, continua l’amico, allo stesso posto  mi fu venduta una telecamera giapponese e, alcuni giorni dopo, mi resi conto che era falsa. Un gruppo di amici mi disse: “secondo te è meglio che vendono la droga?” La truffa è un reato e fra i due mali, il Rolex e la droga, è preferibile accettare il primo che non arreca danno ad un’intera comunità. Truffare un cittadino è un reato, continua l’amico, che va certamente punito e per far si che non si verifichino simili azioni malavitose, nei pressi di un casello autostradale, sarebbe necessario un’assidua sorveglianza delle forze dell’ordine. Solo così un cittadino potrebbe ritornare a casa senza falsi Rolex e false telecamere.” Conclude l’amico.

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