“Porta al nord il meglio del sud”. Dal 1861 fratelli di nessuno
Non sono quelli disperati e malinconici che vanno via. Oggi se ne vanno per lo più i giovani con laurea o diploma: navigano su Internet, non disdegnano le lingue straniere e sono alla ricerca di un luogo dove sia possibile esprimere il proprio talento. A loro, come sempre, si aggiungono le forze lavoro meno qualificate, con la stessa speranza di trovare altrove quello che la loro terra non gli può dare ma che ha dato ai suoi antenati, per secoli.
I dati più recenti dell’Istat danno fondamento a un fenomeno che, spesso con intenti strumentali, è stato al centro della campagna elettorale per il voto regionale. Si tratta delle cifre sui trasferimenti di residenza in Italia: ebbene, l’Istat rileva “la tendenza nell’ultimo decennio alla ripresa delle migrazioni di lungo raggio lungo le direttrici tradizionali. Tra il 1993 e il 2002, infatti, i trasferimenti tra regioni diverse sono aumentati dell’1,8% annuo, a fronte dello 0,7% dei trasferimenti intraprovinciali e dell’1% fatto registrare da quelli tra provincie della stessa regione”.
I numeri degli ultimi dieci anni, oltre a confermare la prevalenza degli spostamenti da Sud verso Nord (97mila il saldo netto annuo, isole comprese, nel ’93 salito a 130mila nel 2002), evidenziano che si è decisamente rafforzata l’emigrazione verso le regioni del Nord-est (con un aumento di oltre il 50% di iscritti da altre regioni) e che è cresciuto in misura sostenuta il numero dei cancellati dalle regioni meridionali e dalle isole (+25% circa).
In termini assoluti – rileva ancora l’istituto di statistica – quasi il 45% dei trasferimenti interregionali (151mila, pari al 44,8%) ha origine nel Mezzogiorno: nonostante l’accresciuta importanza del ruolo del Nord-est, questi flussi si distribuiscono prevalentemente nelle regioni del Nord-ovest (32,1% del totale dei trasferimenti dal Meridione), ma anche nel Nord-est (27,4%) e nel Centro (26,5%). Solo il 14% dei cancellati dalle regioni del Sud rimane nel Mezzogiorno”.
Emigrano, in particolare, i più giovani, fra i 20 e i 35 anni, ma soprattutto emigrano in misura crescente i meridionali con i livelli più elevati di istruzione. Sono loro, accanto ai loro coetanei che rimangono nel “sommerso” al Sud, i primi sintomi di malfunzionamento di un mercato del lavoro che ben pochi vantaggi ha tratto dalle scelte di politica regionale degli ultimi anni.
Il fatto che i giovani, e soprattutto i più intraprendenti, vadano a cercare esperienze e fortuna in altri luoghi non è sempre negativo. Molti di loro non se ne vanno solo alla ricerca di uno stipendio, ma come rifiuto di una società o, meglio, di una classe dirigente che non amano.
La scioccante frase utilizzata dalla BusItalia Fast, azienda del nord facente parte del gruppo delle Ferrovie dello Stato, condensa in maniera efficace la colonizzazione del Sud. Non desti sorpresa che la frase sia stata usata con sorprendente facilità, sia dall’azienda pubblicitaria che da coloro che l’hanno adottata, tanto da campeggiare su cartelloni pubblicitari di enorme impatto visivo.
Il significato della frase è a tal punto introiettato in ambedue le parti, colonizzatore e colonizzato, da non destare il benché minimo fremito di sdegno. E’ del tutto naturale che dal Sud emigrino da poco più di un secolo:dapprima per l’America, e dopo Il Piano Marshall, i cui fondi vennero dirottati da De Gasperi per l’87% alle industrie del nord, verso il nord. In quella frase c’è esattamente la prova della colonizzazione mentale: e non solo del Sud, ma anche del nord che si trovano a giocare un ruolo fin dalla nascita, che si autoalimenta in maniera spontanea tanto per i colonizzatori che per i colonizzati, e del tutto “spontaneamente” il subconscio di entrambi avrà ben chiaro che al Sud eravamo: ignoranti, poveri, delinquenti, brutti, sporchi,cattivi e… vennero a liberarci!
Chi si accorgerà che su questo cartellone pubblicitario è inciso la morte del Sud? Chi si accorgerà che non è un invito a viaggiare con comodità verso mete turistiche? Chi si accorgerà che in quella frase c’è la sottrazione di risorse umane ed economiche del Sud? Chi si accorgerà che ci stanno dicendo di lasciare la propria terra, i propri affetti… le proprie radici per arricchire il “buon” nord? No, non se ne accorgeranno. Sgraneranno gli occhi di fronte a questa elaborazione per poi dire: Ma dai, era solo una pubblicità! E, ancora una volta, non ci sorprenderemo se lo diranno proprio gli abitanti,colonizzati, del Sud. Chi proverà dolore, rabbia, tristezza? I decolonizzati!
Dal 1861 fratelli di nessuno
Mentalità coloniale per i colonizzati, in poche parole dicono venite, venite al norde che al sud nun ci avete una mazza, spogliate la vostra terra e venite a farvi chiamare terroni da noi.