Il cuore misterioso di Napoli

Chi conosce bene Napoli sa che la città è costruita a strati, livelli di storia che si sovrappongono e si succedono uno dopo l’altro, in un flusso perpetuo e costante di vite umane, palazzi, culti, misteri ed eventi, che ritrovano la propria dimensione nella linea del tempo che conduce al presente. Gli strati più bassi della città sono quelli più antichi, sepolti dai tempi moderni, che fanno venir fuori il proprio peso di tanto in tanto, mostrando una Napoli diversa, antica e molto affascinante. Basti solo pensare a Napoli Sotterranea, cava di tufo greca, acquedotto romano e rifugio antiaereo, ai resti del Teatro di Nerone, che affiorano come “Anticaglia” nei contrafforti del centro antico e nei “vasci”, alla Galleria Borbonica, un luogo più moderno dei precedenti, ma legato visceralmente alle vicende contemporanee della città. Tra questi luoghi sotterrati e affioranti della città partenopea, è opportuno menzionare le Catacombe di San Gennaro e di San Gaudioso, due luoghi meravigliosamente misteriosi e sublimi, che ci riportano con la mente ad una Napoli paleocristiana e antica: una città che visse velatamente il distacco tra la religione pagana e quella cristiana, riutilizzando spazi e usanze del mondo più antico, adattandole alla nuova esigenza cultuale. Le catacombe di San Gennaro risalgono al II secolo d.C. ed hanno ospitato le reliquie del santo patrono dei Napoletani fino all’831, quando furono trafugate e portate a Benevento dai Longobardi e dove rimasero fino al 1497. Il luogo si estende nella collina di Capodimonte fino alla Sanità, nella chiesa di San Gennaro extra moenia, quartiere che in passato era al di fuori della cinta muraria cittadina, e rappresenta il sistema di catacombe più esteso del Sud Italia. Oggi le Catacombe presentano un impianto di illuminazione moderno e sofisticato (realizzato nel 2009 dall’”Officina dei Talenti”, un’associazione della Sanità), oltre che a percorsi speciali per i non vedenti. Le Catacombe di San Gaudioso, che sorgono sotto la basilica di Santa Maria della Sanità, sono meno estese delle precedenti , ma mostrano i segni di una storia più recente (furono riaperte dai domenicani nel XV secolo) ed enigmatica, con affreschi del pittore Giovanni Balducci e figure di scheletri affrescati che avrebbero influenzato Totò per la stesura della sua celebre poesia “’A livella”. I due luoghi sono gestiti dalla cooperazione “La Paranza”, fondata nel 2006 per l’iniziativa del parroco Don Antonio Loffredo, gestita da ragazzi del quartiere Sanità, che in poco tempo hanno realizzato un progetto vivo, che dà occupazione a molti giovani e che è diventato un modello di rinascita culturale e sociale per un quartiere da sempre difficile, ma ricco di creatività e voglia di fare. L’invito che si può fare è quello di visitare luoghi del genere, che possono farci cogliere gli aspetti più vari e affascinanti della storia, della cultura, della religione, da sempre strana, di Napoli e dei suoi abitanti. Con la speranza di vivere pienamente la bellezza inesauribile di questa terra.

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