Tra tanti “Fioroni” c’è sempre la mela marcia. Poliziotta rubava gioielli sequestrati
Si sarebbe appropriata, in più occasioni, di catenine, collane, bracciali e altri preziosi posti sotto sequestro per poi rivenderli, grazie anche alla complicità del compagno, a dei Compro Oro. È finita così nei guai una poliziotta di Ostia, responsabile dell’ufficio reperti del commissariato Lido. L’agente, accusata di peculato, non ha sottratto solo preziosi ma anche soldi in contanti, per un valore complessivo di circa 30mila euro. Per la poliziotta è stato disposto il divieto di dimora nel X Municipio.
Gli accertamenti sono stati avviati dopo un prelievo da 250 euro dal bancomat del custode notturno di uno stabilimento balneare trovato morto per cause naturali. La carta era stata depositata dai poliziotti intervenuti sul posto, insieme agli altri effetti personali dell’uomo, presso l’ufficio reperti, in attesa di essere riconsegnata ai parenti. Ma il figlio dell’uomo deceduto il giorno seguente si è presentato in Commissariato, a Ostia, denunciando un prelievo di 250 euro dal bancomat del padre dopo la segnalazione della banca. Da lì le indagini che hanno permesso di scoprire come la poliziotta dopo aver avuto accesso al telefono dell’uomo, scorrendo la rubrica, era riuscita a risalire al codice pin, prelevando poi la somma di denaro che si è impegnata a restituire.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, ha permesso di far emergere altri particolari del modus operandi della poliziotta infedele. Gli approfondimenti effettuati anche presso diversi Compro Oro hanno permesso di scoprire numerose operazioni effettuate sia dalla donna che dal suo compagno e che parte degli oggetti ceduti risultavano provenire da sequestri a carico di altri indagati.
Per la donna, l’accusa è quella di peculato. Reato non nuovo al commissariato Lido, quello di Ostia e tra i più delicati della Capitale dove c’è stato un precedente eccellente: l’arresto del dirigente Antonio Franco. Per anni a capo della polizia di Ostia, Franco è stato condannato in primo grado – con rito abbreviato – a quattro anni per peculato, truffa e falso. La nuova indagine su un’altra poliziotta infedele a Ostia è l’ennesimo tsunami per il commissariato di viale Zerbi, che vanta però anche tanti agenti onesti che ogni giorno combattono i clan del mare di Roma e fanno di tutto affinché il commissariato continui a essere un baluardo di legalità.
Fonte: sostenitori.info