Oltre un centinaio di ricercatori e docenti rientrati in Italia beffati dal Fisco
Una classica storia “all’italiana” quella che riguarda alcune centinaia di ricercatori e docenti che, attratti da una serie d’incentivi fiscali, erano rientrati in Italia dopo l’emanazione dell’art. 44 del Decreto Legge 78/2018. Un decreto che aveva stabilito agevolazioni per favorire il rientro nel Belpaese, il proprio paese d’origine, di docenti e ricercatori residenti all’estero, e un regime fiscale di favore per i lavoratori cosiddetti “impatriati”, riguardante laureati, manager e lavoratori con alta qualificazione. Ma una normativa che con la bella premessa di garantire l’obiettivo apprezzabile di attirare preziose e competenti “risorse umane” in Italia, nell’ordine di almeno alcune centinaia di “cervelli in fuga”, alla fine si sta per rivelare una beffa – sol a causa di un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate – per molti tra coloro i quali hanno aderito, per l’appunto attratti da queste agevolazioni, che erano rientrati in Italia, ma si troverebbero sprovvisti dei requisiti solo perché non avrebbero mai cancellato la residenza nel nostro Paese ed essersi iscritti all’AIRE (anagrafe della popolazione residente all’estero). La conseguenza di quest’assurdo ripensamento del Fisco è la richiesta di restituzione dei benefici economici conseguenti a quelli fiscali, a distanza di quasi dieci anni dall’emanazione della normativa in questione con conseguente grave danno per tutti quei “cervelli in fuga” che erano tornati in patria dopo i loro studi e specializzazioni all’estero e si erano nuovamente stabilizzati con la speranza di ritrovare un futuro che ritenevano perso nel Nostro Paese e riportare in Italia il know how di competenze e professionalità acquisito all’estero. In realtà, come abbiamo spiegato in un precedente articolo a firma degli avvocati Maurizio Villani e Lucia Morciano pubblicato anche sul nostro sito, l’interpretazione adottata dall’Ente è del tutto erronea e le richieste di restituzioni appaiono infondate in quanto, come hanno spiegato i due tributaristi «la condizione dell’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente si considera soddisfatta anche per coloro che, pur lavorando o studiando all’estero, non si sono mai iscritti all’AIRE, sempre che il trasferimento della residenza o domicilio avvenga nel termine previsto dal disposto normativo». A tal proposito, l’avvocato Maurizio Villani è stato intervistato da Pinuccio di “Striscia la Notizia” per spiegare ai contribuenti, ed in particolare a coloro che sono coinvolti, quest’ennesimo obbrobrio italiano per il quale si augura un pronto “dietro front” da parte del Fisco.