Autistic Today, Genius Tomorrow “Oggi Autistico, Domani Genio”
Ogni anno il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale dell’Autismo, sancita dalle Nazioni Unite con la Risoluzione ONU 62/139 del 18 dicembre 2007, per contribuire a formare nella coscienza cittadina una sensibilità che accresca, di giorno in giorno con l’appoggio e l’impegno civico, delle famiglie e delle scuole. Questo disturbo riguarda una quota sempre maggiore della popolazione, in particolare i giovani sempre connessi tramite tablet e smartphone vivono in una realtà parallela a quella che li circonda, e sono i soggetti più esposti al rischio emarginazione sia nella realtà fisica che in quella virtuale; ne è derivato un significativo dibattito tra gli studenti del plesso di Formicola, Liberi e Pontelatone, che ha portato ad altre considerazioni. Da questo punto di partenza i numerosi eventi in tutto il mondo, con un denominatore comune: l’illuminazione dei monumenti in blu, il colore dell’autismo, della conoscenza e della sicurezza, grazie alla campagna “Light it up blue”, promossa dalla ONP americana Autism Speaks, aiutano a promuovere questa importante campagna di sensibilizzazione. Come si legge nella Risoluzione ONU l’autismo è una disabilità inerente allo sviluppo che si manifesta durante i primi tre anni di vita, che assume la forma di un disordine e deriva da un disturbo neurologico che colpisce il funzionamento del cervello, in particolare dei bambini indipendentemente dal genere, dalla razza o dallo status socio-economico, e caratterizzato da menomazioni nell’interazione sociale, problemi di comunicazione verbale e non verbale e comportamenti limitati e ripetitivi, interessi e attività; per ridurre al minimo tali sofferenze è necessario che a scuola venga accolto il bambino autistico e valorizzato, perchè come dice l’aforisma, Oggi Autistico, Domani Genio.
Mi viene in mente la favola del 1999 “Calimero e l’amico speciale”, un racconto didattico nato per aiutare l’integrazione dei bambini con disturbo dello spettro autistico.“Con la favola abbiamo voluto accostare due mondi altrimenti destinati a non comprendersi e abbiamo cercato di farlo intrecciando costantemente la dimensione cognitiva e quella emozionale. Normalmente l’incontro con chi è diverso genera sentimenti di incomprensione, disagio, angoscia, evitamento, almeno fino a quando non ci è svelato il mistero che accompagna la diversità”.