Maggioranza spaccata in Commissione Difesa sul tema dei diritti sindacali dei militari
Biagio Russo – Roma – “Gli stati maggiori ringraziano il passo indietro della Lega sui diritti sindacali. Una mossa che comporta il mancato raggiungimento dei numeri in commissione Difesa di Governo da parte della maggioranza e l’obbligo di fare capo al giudice amministrativo in caso di comportamento anti sindacale, piuttosto che rivolgersi ad un giudice ordinario come previsto per gli altri lavoratori italiani”. A parlare è il segretario generale del sindaco “Libera Rappresentanza dei Militari”, dottor Marco Votano, che, in una nota stampa, ha voluto esprimere tutta la sua preoccupazione in relazione all’esito del dibattito riguardante le modifiche del testo base 875 per la regolamentazione dei sindacati.
“Di fatto, i parlamentari della Lega, del Partito Democratico e di Fratelli d’Italia hanno dato parere favorevole all’emendamento formulato dai Parlamentari di Forza Italia. In questo modo si sono posti su una linea che non prevede il riconoscimento dei diritti dei militari Italiani rivendicati dallo statuto dei lavoratori, in merito ai comportamenti anti sindacali eventualmente operati dal datore di lavoro. Questa è solo una delle ultime modifiche che sta, via via, snaturando un provvedimento che L.R.M. aveva considerato, seppur da perfezionare, una buona base di partenza, in occasione della propria convocazione presso la Commissione Difesa. Accentrare la giurisdizione del lavoro ci appare semplicemente folle”.
Votano si sofferma sugli aspetti prettamente economici: “A fronte di una spesa contenuta rispetto all’istruttoria ed all’iscrizione a ruolo, con la norma introdotta si costringeranno i ricorrenti ad affrontare spese legali proibitive (circa 5000 euro) per far valere un proprio diritto che, se riconosciuto, vedrà al massimo la condanna alle spese per il datore di lavoro ed un rimborso forfettario di non più di 1000 euro. Ciò senza contare un eventuale appello dove il mal capitato, recandosi sempre a Roma, dovrà assumere un cassazionista per rivendicare il torto subito ed attendere i tempi biblici del Consiglio di Stato, i cui membri – è necessario ricordarlo per correttezza di informazioni e non certo per insinuare dubbi nel loro metro di giudizio – vengono in parte indicati dalle rispettive amministrazioni”.
“Dispiace leggere commenti in cui alcuni parlamentari esultano per aver messo K.O. la maggioranza su questo emendamento – afferma Il dottor Marco Votano -. Dispiace, che taluni di loro sostengano di aver migliorato il testo solo perché hanno previsto che il singolo militare possa anch’egli adire il Tar ed C.d.S., come se il mal capitato non debba pagare di tasca sua tutta la trafila con annessi avvocati (obbligatori). Sarebbe il caso di specificare che il militare generico medio non ha certo l’anello al naso”.
“Il Sindacato Libera Rappresentanza dei Militari – sottolinea -, pur non volendo entrare nel dibattito politico, specie a ridosso delle elezioni per il rinnovo dei rappresentanti presso le istituzioni europee, non può astenersi dal manifestare forte preoccupazione rispetto alle scelte di alcune forze politiche. Stanno, di fatto, complicando l’efficacia di un provvedimento attenente la tutela dei diritti dei cittadini in uniforme e rispetto alle quali le beghe, la propaganda e le ripicche di partito dovrebbero restare decisamente fuori. Il provvedimento in questione necessita, ad avviso del nostro sindacato, di alcune fondamentali modifiche che, qualora venissero ignorate dai rappresentanti che siedono in Parlamento, rischia di consegnare a 350.000 militari italiani un provvedimento monco, inefficace ed inefficiente in termini di reali tutele. Forse i vertici delle Forze Armate e dei Comandi Generali, per i quali si è dedicata estrema attenzione nel recepire le diverse limitazioni richieste in capo al provvedimento in esame, potranno dirsi, al termine dell’iter legislativo, parzialmente soddisfatte. Sarà lo stesso per il personale dipendente e per i sindacati ai quali questo provvedimento è rivolto? Noi crediamo che allo stato attuale delle cose non sia così. La politica faccia uno sforzo comune – conclude – e modifichi alcune storture di un provvedimento meritorio del titolo di tutele e diritti sindacali per i militari italiani”.