Grandi Navi a Venezia: un incidente che conferma tutte le preoccupazioni dei veneziani

Proprio poche settimane fa ho tenuto come docente, quale esperto di sostenibilità e recupero ambientale in campo culturale, turistico e commerciale, un corso sul Turismo sostenibile dove, neanche a farlo apposta, ho illustrato ai cortesi partecipanti una serie di inopportune “tradizioni moderne” che coinvolgono diversi beni culturali del nostro Paese. Uno dei casi più emblematici, che ho trattato per mostrare come la speculazione di pochi possa intaccare il patrimonio di tutti, è stato proprio quello sulle navi da crociera a Venezia. Un po’ come la tragica situazione del global warming, dell’inquinamento che sta cambiando l’equilibrio climatico dell’intero pianeta, così il caso Grandi Navi sta iniziando a mostrare sfacciatamente i danni prodotti, in continuo aumento, proprio mentre alcuni continuano a negarne l’esistenza tacciando di complottismo i vari comitati cittadini a difesa dei beni comuni. A Venezia, perla del nostro patrimonio culturale nazionale, il grido dei comitati a difesa del fragile equilibrio della Laguna, di Piazza S.Marco e di tutta la particolarissima struttura urbana di una vera e propria città museo, è stato a lungo sottovalutato perché i danni già subiti dalla città non sono mediaticamente “visibili”. Oggi, purtroppo, è arrivato il primo danno da condivisione in rete e diffusione massiva sui canali giornalistici ufficiali: una nave da crociera ha letteralmente investito la banchina ed una piccola nave fluviale regolarmente ormeggiata nel canale della Giudecca. Troppe volte si sente dire che in Italia ci deve prima scappare il morto per smuovere le cose, in questo caso siamo stati più fortunati perché abbiamo registrato solo alcuni feriti, ma la nave da crociera MSC, una delle tante contestate dai comitati “no grandi navi”, che per un problema tecnico non è riuscita a fermarsi in tempo, poteva davvero essere causa dell’ennesima grande tragedia all’italiana.
I motivi della protesta:
Il traffico crocieristico, fiorente filone del vasto panorama turistico commerciale nazionale e internazionale, cui dobbiamo aggiungere il via vai del trasporto passeggeri per la Grecia, è cresciuto in modo spaventoso nel corso degli ultimi anni. A tutto ciò, come se non bastasse, si è aggiunto il gravoso aumento della stazza delle navi impiegate nel settore turistico che, tra l’altro, si è presto adeguato alla poco opportuna pratica degli “inchini”, ovvero ai passaggi navali vicino alle bellezze di Venezia al fine di proporre un panorama fotografabile da sogno ed incentivare, quindi, l’acquisto di pacchetti vacanze su queste vere e proprie città galleggianti. La vera questione, però, si riduce semplicemente alla non sostenibilità dell’entrata ed uscita delle grandi navi dal Canale della Giudecca, dal bacino che si incunea esattamente nel cuore storico di Venezia, appena a 150 metri dal Palazzo Ducale. Navi come quella dell’incidente appena accaduto, con 300 e più metri di lunghezza, 50 di larghezza, 60 d’altezza ed una stazza di migliaia di tonnellate, creano infatti dei gravosi effetti idrodinamici spostando violentemente migliaia di tonnellate d’acqua che impattano contro fondamenta e fondali di un tessuto urbano e lagunare particolarmente fragile. Da tempo si registrano danni al settore della pesca e alle strutture architettoniche, ma vi sono tanti altri problemi quasi taciuti come l’inquinamento elettromagnetico causato dai radar navali perennemente accesi o i rumori assordanti provenienti giorno e notte dalle navi ormeggiate ad un passo dalle case che, peggio, distruggono lentamente ma inesorabilmente le malte ed i leganti di case e monumenti a causa delle continue vibrazioni. Il famoso Canale della Giudecca, quindi, è diventato un luogo pericoloso, ambientalmente squilibrato e pomo della discordia tra chi vuole esclusivamente pensare al profitto, proteggendosi con la scusa della tutela dell’economia e dei posti di lavoro, rispetto a chi invece chiede semplicemente di utilizzare modalità di accesso dei turisti più intelligenti e in grado di tutelare sia la città sia il settore commerciale. Come dire, non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare, visto che i vari comitati hanno proposto, insieme a tanti tecnici universitari, pubblici e di fondazioni internazionali, svariate soluzioni in grado di mettere tutti intorno al tavolo delle trattative per salvaguardare gli interessi dell’attore fondamentale di questa storia: la città di Venezia. Come detto prima, il caso grandi navi sembra proprio una piccola replica della più ampia questione dei cambiamenti climatici. Tutti sanno ma nessuno vuol cedere qualcosa mentre, ed è questo il punto, il malato si aggrava sempre di più. Sulle spalle di quel malato, però, ci stanno mangiando in molti. Quando il malato sarà passato a miglior vita? Ecco allora la poca intelligenza di chi guarda solo alla speculazione becera ed immediata. Se il nostro pianeta “muore”, ne abbiamo uno di riserva su cui vivere? No! E se la città di Venezia, irripetibile come le altre città d’arte del nostro Paese, “passa a miglior vita” ne abbiamo un’altra pronta per continuare a far scattare le foto dal ponte di un gigante d’acciaio galleggiante? NO! E allora quale risposta si può dare ad un problema del genere se non “sediamoci e troviamo una soluzione”? Ma in questo pianeta malato di economia, speculazione e scuse (quelle dei posti di lavoro come per l’Ilva di Taranto o di America First) il giusto diventa male, mentre la distruzione, l’ignoranza, la speculazione ed i soldi sporchi diventano il bene.
Visto che va tanto di moda postare qualche bella frase ad effetto sui social, concludo con una gettonata riflessione: “Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, l’ultimo animale libero ucciso, vi accorgerete che il denaro non si può mangiare”
Riferendomi ad un mio vecchio articolo del 2017 sulla decadenza della cultura nel nostro Paese, ribadisco che l’Italia è una bellissima perla che non sappiamo o vogliamo più indossare (leggi il vecchio articolo copiando questo link: www.deanotizie.it/news/2017/08/07/19598-oldsite-v1/).
Meditate gente, meditate…

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post