Inquinamento massivo: i coralli preferiscono nutrirsi di plastica
Mentre siamo alle prese con un’ondata di caldo micidiale, arrivata improvvisamente dopo una sorta di autunno prolungatosi fino a tutto il mese di maggio, continuano ad arrivare notizie sempre più allarmanti sui danni all’ambiente e al suo delicatissimo equilibrio. Se le immagini degli orsi polari smagriti, depressi e senza cibo disponibile nell’Artico hanno fatto il giro del mondo, a breve saremo invasi dalle incredibili immagini di coralli marini che, mefiticamente e assurdamente, si nutrono con ingordigia di microparticelle di plastica. Si, avete capito bene! Uno studio scientifico pubblicato sul “Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences”, «…la rivista di ricerca biologica di punta della Royal Society, dedicata alla pubblicazione rapida e alla diffusione in tutto il mondo di ricerche di alta qualità…», ha confermato che diversi coralli selvatici hanno iniziato a nutrirsi volontariamente e insaziabilmente delle microscopiche particelle di plastica che, da tempo, sono diventate la vera emergenza ambientale marina e terrestre del nostro pianeta blu. La cosa più sconvolgente, però, è che i coralli osservati per lungo tempo dai ricercatori, al largo del Rhode Island sulla costa orientale degli Stati Uniti, hanno mostrato una vera e propria passione per le microplastiche, preferendole incredibilmente al cibo normale. Inoltre, giusto per mostrare quanti danni stiamo arrecando all’unico pianeta in grado di ospitarci (se qualcuno ha un pianeta di scorta che lo dica subito!) gli scienziati hanno pure verificato una sorta di assuefazione tale da costringere questi particolari e preziosi organismi a rifiutare definitivamente il cibo vero in caso di assenza di microplastiche disponibili. Un vero e proprio effetto droga quindi, una prova dei gravissimi danni che l’ambiente marino sta subendo proprio insieme a quello terrestre, dove ogni giorno possiamo renderci più facilmente conto di quanta plastica sia disseminata ignobilmente da quell’homo sapiens su ciò che definisce “il proprio territorio”. I ricercatori, pensate, aprendo i singoli polipi per verificare il nutrimento di questa specie, hanno trovato più di 100 microscopiche fibre di plastica in ciascun stomaco di queste straordinarie colonie di organismi viventi. Scoperte e segnali del genere oramai si moltiplicano mensilmente, vista la particolare attenzione della comunità scientifica, ma i veri destinatari di queste ricerche, o potremmo dire “avvisi”, ovvero i governi dei tanti paesi industrializzati colpevoli di questo scempio, fanno finta di non capire. Non a caso la battaglia per ridurre le emissioni nocive in atmosfera è stata ridimensionata a causa della fuoriuscita di colossi dell’economia, come gli States di Mr.Trump, dagli accordi per la riduzione degli inquinanti e si sta seriamente rischiando di superare la linea di non ritorno per il riscaldamento globale. Ma oltre la tragedia dei cambiamenti climatici globali, l’inquinamento da plastica ha oramai raggiunto livelli di emergenza simili ad una catastrofe nucleare. Le microplastiche hanno invaso terra e mare, intossicando permanentemente l’ambiente, diventando cibo più o meno consapevole di uccelli, pesci e mammiferi, soprattutto di quelle specie di cui ci nutriamo all’interno della catena alimentare. Come già scritto tempo fa (ecco il link diretto https://bit.ly/2R7ige8), la plastica è oramai parte della nostra alimentazione, è nei nostri piatti giornalmente perché la ingeriamo attraverso l’assunzione di pesce e carne, materie prime che da tempo mostrano chiaramente la presenza di microparticelle plastiche nelle proprie strutture biologiche. Cosa dire ancora? Che forse è davvero necessario provare a tornare al tanto pulito vetro? Che i monouso dovrebbero essere usati con parsimonia in attesa della messa al bando definitiva? Che forse quelle tante “brave persone” che gettano per strada plastica e sacchetti di immondizia varia, spesso facendo il tiro olimpionico del peso attraverso il finestrino, dovrebbero rendersi conto che si stanno uccidendo da sole?
Cari amici, cari lettori, non c’è più tempo oramai. La plastica doveva sparire ieri e invece siamo ancora qui ad usarla. Proviamo almeno, per rispetto e amore verso i nostri figli, a ridurre il consumo di questo utile ma inquinante materiale. Cerchiamo di usarlo sono nei casi in cui veramente risulta insostituibile. Proviamoci, per la nostra salute e quella dei nostri pargoli.