Melissa 1949 – L’eccidio di Fragalà
Anche quest’anno, come ininterrottamente dal 2012, la spiaggia di Torre Melissa frazione costiera del più antico borgo di Melissa, 10 chilometri più su verso l’interno, è bandiera blu. Non c’è motivo di dubitare che anche per questa estate saranno in molti sulla costa del Marchesato a portarsi poi via qualche bottiglia di Cirò, il vino più antico del mondo, e di Melissa rosso superiore, magari riservandosi il bianco per l’aperitivo. Due DOC corpose e profumate di valore assoluto.
Arriveranno in molti, si spera nessuno come quei 51 disgraziati profughi curdi che ad inizio anno sono stati soccorsi generosamente dalla popolazione, nessuno comunque col treno perché alla stazione ferroviaria dal 2016 hanno tagliato il servizio viaggiatori. Per “colpa” di un mare stupendo la maggior parte resterà sul litorale e si perderà l’incanto di un entroterra con radici profonde a più di duemila anni nella storia.
Melissa però è vicina alla costa, quindici minuti di macchina, ed è un borgo ben conservato che fa parte dei “Borghi Autentici d’Italia”, la prestigiosa rete tra territori dedicata alle piccole realtà che decidono di non arrendersi al declino, inventando nuove opportunità di crescita. Il declino qui è demografico perché l’insediamento originario può oggi contare solo su un migliaio di residenti, appena un terzo di quelli che erano cinquanta anni fa. Una comunità genitrice di Torre Melissa che fino a una trentina d’anni fa era piccola cosa, madre di tante piccole patrie ormai sparse per il mondo, custode di una memoria ricca che spazia dall’agroalimentare alle grotte rupestri, dalle streghe beneventane che qui si rifugiarono durante l’inquisizione, alle vicende del Conte di Melissa che venne ucciso dal popolo per aver cercato di ripristinare lo ius primae noctis.
L’episodio più importante non è però così lontano nel tempo, ne canta Lucio Dalla nel brano Passato, presente, risale all’ottobre del 1949 ed è noto col nome di Eccidio di Fragalà, dal nome di una contrada del paese. Decine di migliaia di contadini provenienti da tutti i paesi della Calabria occuparono un latifondo incolto, assegnato dalla legislazione napoleonica per metà al Comune, ma arraffato abusivamente tutto intero dal Barone Berlingieri. I contadini volevano che venisse ristabilito quello che ritenevano un loro diritto, chiedevano di poter lavorare e produrre sulle loro terre, speravano in un Sud rinnovato dal loro sudore dopo le brutture della guerra, gridavano “Viva la polizia del popolo!” e “Vogliamo pane e lavoro!” sicuri che le forze dell’ordine non li avrebbero attaccati. I poliziotti invece, alla resistenza dei manifestanti, risposero col fuoco e tre persone furono colpite a morte: Francesco Nigro, Giovanni Zito e Angelina Mauro. Quell’esercito di contadini si è trasformato un po’ alla volta in un esercito di emigranti, quelli che hanno estratto il carbone a Marcinelle, quelli che hanno fatto la storia della siderurgia tedesca, sono quelli che oggi mancano a Melissa dove l’accaduto si commemora ogni anno, senza un eco nazionale …come si trattasse di una cosa solo locale.