Progettava reati, Carabiniere cacciato dall’Arma fa ricorso al Tar

Un appuntato scelto dell’Arma dei Carabinieri, in servizio ultratrentennale al comando della compagnia di Portomaggiore (Ferrara), giudicato non idoneo al servizio militare dalla commissione medica è stato collocato in congedo assoluto nel Novembre 2018.
Il motivo? “Progettava reati che vanno dallo spaccio di sostanza stupefacente alla rapina. Colpi non andati a buon fine per l’incapacità degli aspiranti rei, dunque archiviati in sede penale” spiega corriere.it
La storia è andata avanti. Lo scorso febbraio infatti, spiega il quotidiano, il procedimento disciplinare avviato a seguito di un’indagine per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio, si è concluso con la perdita del grado e la rimozione dell’Arma dei carabinieri.
Il militare è stato indagato dopo una serie di intercettazioni risalenti al 2012 e il 2015, intercettazioni dalle quali emergeva come l’appuntato, in contatto con noti pregiudicati, avrebbe pianificato gravi delitti “poi non concretizzatisi per la mancanza di mezzi”.
Prima del congedo, il Carabiniere era stato sanzionato disciplinarmente copo la scoperta di contatti e relazioni con pregiudicati.
“Nel frattempo il procedimento penale si è concluso con l’archiviazione chiesta dalla stessa Procura, in quanto i reati sono rimasti solo progetti – continua corriere.it – Tanto però è bastato per irrogare la sanzione massima al carabiniere coinvolto”
“Il militare privato dell’onore e del trattamento economico ha fatto ricorso al Tar, che pochi giorni fa lo ha rigettato, sostenendo l’assoluta indipendenza tra processo penale e procedimento disciplinare, in quanto il secondo non deve valutare, scrivono i giudici, ipotesi di reato, ma «se le condotte costituiscano violazione dei doveri assunti con il giuramento dal militare sia per quello che riguarda il comportamento in servizio, sia nella vita privata». Per il Tar il contatto non occasionale con «soggetti che progettavano di commettere un grave crimine» di cui il militare era consapevole, «alla cui ideazione partecipava anche rendendosi disponibile ad andare in Svizzera», «in altri casi mostrandosi prodigo di suggerimenti per evitare i controlli delle forze dell’ordine», fa emergere un quadro «di una gravità inaudita non mitigata dal fatto che, per incapacità dei protagonisti, si è trattato di reati ideati ma non eseguiti». La difesa del militare, avvocato Michela Scafetta, ha sostenuto nel procedimento «l’eccesso d potere sotto il profilo dell’irragionevolezza della sanzione per inidoneità della stessa, iniquità, non congruità, non gradualità e non proporzionalità». Ma per il Tar non c’è sproporzione perché i fatti dimostrerebbero una disinvoltura nel venir meno ai propri doveri, anche nell’ambito della vita privata «inconcepibile per un appartenente all’Arma dei carabinieri».

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