Il miracolo di San Gennaro: dal Mistero alla Superstizione

Non c’è molto traffico in città tranne che per via Duomo dove un fiume di persone si appresta alla partecipazione della Messa presieduta dal Cardinale Metropolita di Napoli Crescenzio Sepe che nei giorni addietro ha contribuito al ripristino delle luminarie in via Duomo per rendere ancor più solenne la Festa del Patrono San Gennaro come accadeva prima del Secondo conflitto Mondiale. La bellezza delle luminarie non distrae la calca che si fa spazio come può per entrare nel Duomo che custodisce gelosamente i resti di San Gennaro, vescovo di Benevento che trovò il martirio a Pozzuoli nel 305 durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Tra questi “tesori” sono custodite 2 ampolle contenenti il sangue del Vescovo Beneventano raccolte da una devota, Eusebia, e consegnate al vescovo di Napoli. Questo è stato motivo di tante “questioni” poiché il suo successore a Vescovo di Benevento insistette che i resti di San Gennaro venissero custoditi nella sua città natale, Benevento appunto. Da Benevento furono poi custodite per “sicurezza” a Montevergine per poi ritornare a Napoli nel 1154 dove il popolo Partenopeo seppur non conoscendo il Santo lo elevò a Patrono della città venerandolo per le sue grandi virtù che vibrano ancora oggi nel cuore dei napoletani. Con molta fatica si entra tra un vocio che sembra chiacchiericcio fastidioso invece ascoltando bene, quel vocio è una richiesta, una preghiera. Qualcuno a voce alta impreca contro il Santo: “faccia Gialla, facci la grazia!”. Non è una bestemmia ma un dire confidenzialmente al Santo (statua d’oro esposta sul presbiterio) di fare il miracolo. Il miracolo che dal 1383 si ripete è definito “prodigio di San Gennaro” si è ripetuto alle ore 9.45. L’annuncio della liquefazione del sangue nelle ampolle è arrivato, come da tradizione, dal Cardinale Sepe tra grida, commozione e sventolio di fazzoletti bianchi. Questo “prodigio” non si riesce a spiegare scientificamente, nonostante gli innumerevoli tentativi, il sangue sgorgato dal corpo del santo durante il suo martirio nel 305 sembra sgorgare fluido oggi. Il Cardinale Sepe ha dichiarato che il sangue era già sciolto quando le ampolle sono state tratte dalla cassaforte in cui sono conservate tutto l’anno, evento non frequente. Il sangue del protettore di Napoli, ricorda Sepe, è “seme di speranza: sia sempre per tutti noi il segno che nessuno mai potrà separarci dall’amore di Dio”. Il cardinale poi saluta la città con l’augurio di Papa Paolo VI nel 1966, “quando benedi’ Napoli – ricorda – come questo sangue ribolle a ogni festa così la fede del popolo di Napoli possa ribollire, rifiorire e affermarsi sempre di più”.
Il prodigio che si compie tre volte l’anno: il 19 settembre, data in cui la Chiesa celebra la festa liturgica di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio (in ricordo del primo miracolo compiuto dal Santo) ed il terzo detto “miracolo laico” il 16 dicembre in ricordo di quel 16 dicembre del 1631, quando durante una tremenda eruzione del Vesuvio, l’esposizione del sangue e del busto di San Gennaro fermò la lava che minacciava di invadere Napoli. A questo prodigio sono legate le “sorti” di Napoli e della Campania che giustifica tanta devozione ed imprecazione. Infatti quando il prodigio non si è ripetuto si sono scritte le pagine più buie della storia di Napoli. Nel 1915 (prima guerra mondiale) nel 1939 (seconda guerra mondiale) nel 1944 (eruzione del Vesuvio) nel 1980 (Terremoto dell’Irpinia). Insomma in questa festosa ricorrenza ci si imbatte nel Mistero, nella Fede, nella Scienza e nella Superstizione…tutto è GRAZIA!!!

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