La comunità della cattedrale di “San Paride ad Fontem” in visita all’abbazia di san Salvatore

La comunità della basilica-cattedrale di “San Paride ad Fontem”, parrocchia di Teano-Scalo, al termine della celebrazione eucaristica domenicale, ha visitato il monastero-abbazia di san Salvatore (857 metri s.l.m.) di Monte Caprario, all’interno del massiccio del Monte Maggiore, nel Comune di Rocchetta e Croce, struttura che domina la Pianura Campana facendo spaziare lo sguardo da Punta Campanella sino al golfo di Gaeta.
Il gruppo dei partecipanti, alquanto folto, è stato guidato dal rev.do Mons. Giuseppe Leone, responsabile parrocchiale, che parcheggiate le auto nella piccola piazza del borgo di Croce (580 metri s.l.m.), disabitato dal 2005, si è incamminato lungo l’unico vicoletto in salita, lambendo la chiesetta anch’essa abbandonata, ove ha trovato una fontana e un cartellone che illustrava il percorso e, poi, ha proseguito lungo un viottolo lastricato in pietra costeggiato da muretti a secco. In cinque minuti circa ha raggiunto un bivio dove ha proseguito sul sentiero di sinistra in continua ascesa. E’ entrato, poi, in una zona di querce e frassini ed ha sostato, lungo un sentiero con molti scalini, in preghiera davanti ad ognuna delle 14 stazioni della via crucis e utilizzando delle panche installate lungo il percorso per soddisfare la necessità di un riposo momentaneo e la consumazione di un frugale pasto. I partecipanti, poi, hanno ripreso il cammino e in circa trenta minuti hanno raggiunto la base di un’enorme roccia incombente sulle loro teste e dietro di essa hanno trovato il santuario di san Salvatore, accessibile mediante un piccolo viale svoltando a destra ad un incrocio. In religioso silenzio e con tanta fede sono entrati nella cappella (la porta d’ingresso non viene mai chiusa con la chiave) e guidati da Mons. Leone hanno recitato, in un’atmosfera di silenzio totale, pace assoluta e quiete profonda, preghiere e invocazioni all’indirizzo del Santissimo Salvatore. Ha fatto seguito un’accurata visita al santuario visitando l’interno, ciò che resta della cripta e del sottotetto. Alla cripta si accede alzando le due botole in legno e ferro poste all’entrata del santuario e questa, certamente, in passato è stato locale funerario poiché durante i lavori di rifacimento della sua pavimentazione sono state trovate le ossa di quattro-cinque persone. La predetta è parzialmente scavata nella roccia e sta ad un livello inferiore rispetto alla vicina cisterna che si alimenta di acqua piovana. Il monastero è sospeso per tre lati sul vuoto e l’unico varco è un passaggio ad ovest guardato da un muro di cinta robusto circa un metro e ciò fa di san Salvatore un monastero-fortezza munito di sistemi di difesa per proteggere la comunità monastica e i suoi beni dagli assalti. Una descrizione interna ricorda che il santuario risale ai primi anni dell’XI secolo ed ivi ha soggiornato, per vari anni, sant’Anselmo d’Aosta dove scrisse (1089) una delle sue opere più importanti “Cur Deus Homo” – “Perché Dio si è fatto uomo”. Tuttora la chiesa di san Salvatore è meta di pellegrinaggi e oggetto di particolare devozione da parte delle popolazioni dei paesi circostanti. I partecipanti alla visita, prima del calar della sera, hanno intrapreso il sentiero di discesa e si sono portati al parcheggio delle auto da dove, non prima di aver ringraziato il proprio Pastore e Guida don Peppino Leone, gratificati, soddisfatti e ritemprati nel corpo e nello spirito, hanno ripreso la strada per far ritorno alle proprie abitazioni.

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