Il generale Tota scopre oggi pomeriggio il dipinto della “Presa di Porta Pia”

Questo pomeriggio, con inizio alle ore 18.00 presso la Caserma Ferrari Orsi, sede della Brigata bersaglieri “Garibaldi”, il Generale Giuseppenicola Tota scoprirà il dipinto della “Presa di Porta Pia”, nella ricorrenza del 139 Anniversario dell'evento. Il dipinto, una gigantografia di mt. 2,03×1,35 dell'artista napoletano Michele Cammarano (Napoli 1835 – 1920) raffigurante la “Presa di Porta Pia” da parte dei bersaglieri, si trova esposta nella Galleria dell'Ottocento al terzo piano del Museo di Capodimonte. L'opera è stata installata sulla sommità dello scalone che conduce al Comando della Brigata. La gigantografia è stata donata alla brigata dall'associazione “Emilio's e Fanfara Team”, associazione nata grazie al dottor Emilio LOMBARDI, neurologo presso l'Ospedale civile di Caserta, e questa sera saranno presenti alla cerimonia anche gli sponsor dell'iniziativa: il preside del liceo Diaz, dr. Saponara, il dr. Sisti dell'omonimo studio antinfortunistica e Cesare Giulio Iemma, titolare dell'azienda agricola zootecnica. La Presa di Porta rappresenta, nell'iconografia nazionale, l'evento più bersaglieresco del Corpo che racchiude in sé l'epopea dell'Unità d'Italia e l'essenza dei bersaglieri. Quest'anno la ricorrenza non si è svolta per rispetto alla morte dei sei paracadutisti della Folgore morti a Kabul il 17 settembre. Il XX settembre 1870, i bersaglieri ed i fanti dell’Esercito Italiano, comandati dal generale Raffaele Cadorna, entrarono in Roma attraverso una breccia aperta nelle mura della città, all'altezza di Porta Pia Quante volte a scuola ci hanno fatto imparare quei fatti che attengono alla nostra storia repubblicana, ma all’epoca per noi studenti era solo una cosa da studiare. Con un semplice messaggio, il generale Cadorna dava il solenne annunzio che l’Unità d’Italia era completata: “Ore 10. Forzata la Porta Pia e la breccia laterale aperta in 4 ore. Le colonne entrano con slancio, malgrado una vigorosa resistenza”. La presa di Roma costò all’Esercito Italiano 49 morti, di cui 4 ufficiali e 141 feriti tra cui 9 ufficiali. Fra i pontifici si registrarono 19 morti, di cui un ufficiale e 68 feriti. Tutto ciò significava il ricongiungimento di Roma al Regno d’Italia ed il compimento delle aspirazione di generazioni di patrioti che avevano alimentato il Risorgimento.

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