Droga. Poliziotto allontanato dal servizio e condannato a 15 anni di carcere

L’agente, 43 anni, addetto alla vigilanza degli arrivi, scortava i corrieri della cocaina fuori dall’aeroporto di Fiumicino.
Turni organizzati all’aeroporto di Fiumicino per scortare, fino all’uscita dall’hub, l’amico narcotrafficante al rientro da Santo Domingo con partite di cocaina.
È l’accusa per cui è stato condannato a 15 anni di reclusione un poliziotto di 43 anni, addetto alla vigilanza degli arrivi, ora ai domiciliari. I fatti risalgono al 2016.
Oltre all’agente è stato condannato a 11 anni di reclusione anche il narcotrafficante E.M.S. che tra gennaio e maggio di tre anni fa ha percorso sei volte la tratta Roma-Santo Domingo per importare cocaina.
Oltre a ai due, amici dai tempi dall’adolescenza, sono stati condannati anche R.L. a 12 anni e 6 mesi e D.S. a 12 anni. A tutti è contestata l’associazione finalizzata al narcotraffico.
La ragione che ha spinto il poliziotto a trafficare cocaina, è, come osservano i giudici, il denaro. L’agente e la moglie nel 2015 hanno un reddito di 42 mila euro, ma ne spendono 82 mila.
Al principio del 2016 le entrate sono 33 mila euro, le spese 66 mila. Soldi sempre coperti da versamenti in banca fatti dal poliziotto. Per i giudici questi movimenti sono di provenienza illecita.
Come raccontato dall’amico narcotrafficante, il narcotrafficante contatta il poliziotto proprio perché sa che è oberato dai debiti. E l’agente lo avrebbe aiutato a passare i controlli in quattro occasioni su sei viaggi.
L’ultimo, risalente al 1° maggio 2016, gli è stato fatale quando è sorpreso con sei chili di cocaina.
Nelle motivazioni della sentenza il dubbio è che l’organizzazione abbia avuto altri appoggi. Motivo della richiesta: “Se hai uno affidabile, faremo passare lui, io farò confusione ai controlli e gli operai porteranno fuori lui. Ci siamo studiati tutti i turni e i nomi”.
Scrivono i giudici: “Il richiamo ai turni (…) conferma il coinvolgimento (…), atteso il riferimento a più soggetti chiamati operai”.
Questa la cronaca: il 7 febbraio del 2016 al rientro dall’isola caraibica, il trafficante da tempo sorvegliato dalla Guardia di finanza, è fermato in aeroporto mentre cammina con il poliziotto, che quel giorno si è fatto cambiare di turno.
L’agente appare “molto infastidito”, ma il trolley è semivuoto. Quindi non scatta alcun provvedimento. Altri accertamenti successivi non danno esiti.
Finché si arriva al 1° maggio di tre anni fa. Stavolta il narcos è sorpreso con 6 chili di cocaina in valigia.
Prima di essere arrestato, però, avvisa il poliziotto, che impaurito chiama la moglie. Per farle capire il pericolo usa una parola in codice: “Paraponzi ponzi po”.
La donna si attiva per far sparire indizi compromettenti. Tuttavia nelle perquisizioni emergono prove del coinvolgimento dell’agente che a quel punto è allontanato dal servizio. (fonte: corriere.it)

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