USA-IRAN: venti di guerra e già 170 vittime innocenti
È sempre così che accade. Oltre le ragioni politiche, strategiche, militari ed economiche, quando si parla di conflitti armati non esiste altro che l’orrore della morte per tanti sfortunati e innocenti cittadini. Il caso iraniano, che agli occhi dei più attenti lettori non può essere “ridotto” ad una questione partita dall’assalto all’ambasciata americana in Iraq, è scoppiato con la morte di Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso in Iraq e trasformato in martire dall’intervento maldestro (?) degli USA. Il massacro del massimo esponente dei Guardiani iraniani della Rivoluzione, un corpo d’élite sostanzialmente a giustificazione religiosa, ha scatenato le reazioni del mondo mediorientale, ne ha immediatamente rinfiammato i sempre presenti problemi politico-ideologici contro l’Occidente e ha avviato una escalation che potrebbe sfuggire di mano. Difficile in poche righe riassumere le strategie dei due Paesi che da sempre si combattono. Difficile in poche righe spiegare ai lettori il groviglio di eventi ed atti, alla 007, che hanno portato all’omicidio del leader iraniano in Iraq e, ancor più significativamente, lo svolgimento dei suoi funerali nello stesso Paese dove ha trovato la morte e non, attenzione, in patria. E mentre migliaia di esagitati iracheni gridavano odio e morte all’Occidente e frasi ancor più indicibili contro gli Stati Uniti, un corteo funebre mediaticamente studiato è partito dal quartiere sciita di Kazimiya fino ad arrivare alla Green Zone, nel centro politico della capitale dell’Iraq. Fin qui tutto chiaro direi. Il classico copione dello scontro tra l’imperialista americano ed il religioso iraniano c’è tutto, rispecchia gli stereotipi cui siamo abituati da decenni o, dovremmo dire, dalla famosa crisi del 1979. Il problema è che oggi un’altra crisi, quasi sopita tra le righe dei quotidiani e delle breaking news televisive, quella della guerra in Ucraina, si incrocia ancor più stranamente con la strategia americana che ha portato al “martirio” di Soleimani. Lo scorso 8 gennaio infatti, quale rappresaglia contro l’attacco americano, gli iraniani hanno lanciato una serie di missili sulla base area irachena al-Asad facendo molti danni materiali. Tanto rumore per nulla direbbe qualcuno, ma appena superata la paura per un prematuro avvio della III guerra mondiale, si è appresa la vera tragica notizia. Durante il lancio dei missili iraniani sarebbe stato abbattuto per errore un aereo ucraino con 176 persone a bordo, caduto pochi minuti dopo il decollo da Teheran, a poca distanza dall’aeroporto internazionale dal quale era partito in quella maledetta nottata. Lo sostengono l’intelligence di Canada e Usa, mentre gli esperti di Kiev, di quell’Ucraina oggetto del contendere tra Occidente e Russia, hanno iniziato a chiedere spiegazioni per appurare le ragioni dello strano incidente al proprio veicolo partito dall’Iran. Importante sottolineare che il Canada, colpito duramente dalla tragedia a causa dei suoi 63 cittadini morti nel tragico evento, potrebbe rivestire un ruolo di fondamentale importanza in questo nuovo risiko mediorientale.
Ecco quindi che i dubbi salgono tutti a galla.
C’è l’Iran che fomenta assalti contro gli americani in Iraq, dove tra l’altro ha forti interessi politico-strategici.
C’è Trump che, stretto nella morsa di un perverso gioco lose-lose, uccide un leader iraniano trasformandolo di fatto in martire.
C’è un velivolo ucraino abbattuto, forse per errore, nei cieli iraniani mentre si attaccava proprio una base americana in Iraq, dov’è caduto Soleimani.
Nessun americano ucciso. Fortunatamente per i nostri militari, nessuna vittima tra gli italiani. Pare addirittura che i “nemici” siano stati avvertiti preventivamente dell’attacco in corso.
Inutile dire che le conclusioni si traggono facilmente con un minimo di ragionamento.
Per il momento, in questa strana guerra, che comunque mi auguro sia solo un fuoco di paglia, le vittime sono e restano i 176 ignari e innocentissimi cittadini canadesi, ucraini e iraniani che, per mera sfortuna secondo “qualcuno”, sono rimasti coinvolti in questa ennesima sporca faccenda bellica.
Esattamente come il più famoso DC9 Itavia che sorvolava Ustica quel maledetto 27 giugno del 1980, con i suoi 81 martiri italiani. Ma quella era un’altra guerra…
Un abbraccio fraterno a tutte le vittime innocenti delle guerre dichiarate, iniziate e poi spente, combattute in silenzio o magari ancora da confessare. Lo scontro USA-IRAN non ha fatto vittime tra i militari (fortunatamente), ma non ha risparmiato (come al solito) i civili. Meditate gente….meditate….