Jacko: il fantasma del re del pop – Recensione

Sullo schermo scorrono sulle basi delle sue canzoni le prove e le interviste di musicisti e ballerini. Uno di questi dopo averlo celebrato, in maniera molto ermetica, conclude:This is it! Questo è tutto.
Questo è l’artista del palcoscenico, ma anche il professionista quasi maniacale, che anche dietro le quinte ha trasceso la sua stessa vita, vissuta come una sorta di perenne fuga dalla realtà, sacrificandola nel sacro tempio della musica. Questa è la celebrazione di un uomo che ha fatto ballare il mondo, il re al di fuori di ogni polemica sulla sua vita privata o sulle sue inclinazioni sessuali.
Ancora in video immagini di lui smagrito e segnato dalla chirurgia estetica che vestito da gangster irrompe sul set di “Gilda” tra Rita Hayworth e Humphrey Borat, che canta “Beat it” ritornando sul braccio meccanico, che danza “Thriller” tra zombie in un filmati in 3 D.
Tutto ciò con l’ausilio del regista Kenny Ortega (padre di High School Musical) ma come solo lui sapeva fare, nonostante il visibile deperimento, impegnandosi con tutte le sue forze per l’ultimo ballo. E se qualcuno teme che potrebbe deludervi qualcosa, quando si abbasseranno le luci svanirà ogni timore. Rapiti da un simposio di musica pulsante, immagini e movimento si impossesserà di voi un’improvvisa voglia di ballare e di far parte di quel gruppo.
E non appena vedrete quei mocassini sotto pantaloni dorati dalle pailletes e i calzini bianchi (unico uomo al mondo a cui i guru della moda hanno concesso questo sgarro) capirete che non è una scena ricordo ma pathos dal sapore antico. La barriera tra lui e il pubblico viene distrutta e come il Willy Wonka di burtoniana memoria accompagna il pubblico nella sua ”fabbrica di cioccolato” tra colori scintillanti, costumi rigonfiati da spalline e tecnologia avanzata.
Sul palco anche noi con lui fondendo l’adulto al bambino “giochiamo”!

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