Intervista esclusiva. Maurizio Merolla, l’artista dai cento volti

Chi ha avuto la fortuna di vederlo in scena, è rimasto sedotto dai “funambolismi” dell’attore partenopeo- che definire trasformista è usare sottile eufemismo. Personaggio istrionico, attore, autore, regista, fantasista e geniale macchiettista, direttore artistico di noti eventi italiani. Parliamo di Maurizio Merolla, l’artista dai cento volti, che incanta e incolla alle poltrone il pubblico presente ai suoi spettacoli- che l’ha definito “Fregoli del Terzo Millennio”.  Voci, volti e personaggi- che catapulta velocemente sulla scena. Artista versatile- che riesce a calarsi, in maniera assolutamente mirabile, in ogni personaggio, sia esso ingenuo che sfrontato, sornione o isterico, appassionato o disamorato, patetico o combattivo, perché la mobilità del suo viso è tale da rendere credibile ogni tipo d’interpretazione. Un volto che “buca”.  Gli inizi della carriera con il grande Romolo Siena, iscrizione e studi nella Facoltà di Lettere Moderne, indirizzo Teatro e Spettacolo, dell’Università “La Sapienza” di Roma. A seguire- studia sceneggiatura e regia presso l’Accademia Teatrale del Mezzogiorno, Teatro di Roma). Autore di testi e copioni – scritti in collaborazione con Dino Verde e Riccardo Cassini per spettacoli teatrali e radiofonici, in teatri, club privati ed emittenti televisive nazionali e locali. Nel 1989, diplomato attore e regista presso il Teatro Centrale di Roma. Sempre nello stesso anno, autore iscritto alla SIAE sezione DOR. Ha pubblicato, edito da Intramoenia, “Millarcum”, racconti e tradizioni popolari in Campania. In occasione della conferenza stampa tenutasi nel teatrino, intitolato a Giuseppe Jovinelli di Caiazzo- fondatore del mitico “Jovinelli” di Roma(19 marzo 1909)-che ha “sfornato”- mostri sacri del varietà come Viviani, Totò, Rascel, Macario, Fiorentini, Petrolini, Fabrizi, i fratelli Maggio- abbiamo incontrato Maurizio Merolla, deus ex machina dell’Associazione Città del Varietà- che si propone di far rinascere il defunto varietà, morto anche per colpa della televisione- che potrebbe avere un ruolo importante al fine di sponsorizzare l’ambizioso progetto ideato dal maestro Merolla(pianificato con l’assessore alla cultura del comune caiatino, Tommaso Sgueglia)- che medita di far diventare Caiazzo, capitale del Varietà. E tra qualche anno- il piccolo comune dell’alto casertano- potrebbe finire nel mirino dei media dell’intera penisola, in seguito alla realizzazione di un vero e proprio festival nazionale del varietà. Un festival unico nel suo genere. Venezia, Giffoni Vallepiana, Sanremo docet! Il 19 marzo del 1909, nel piazzale Gugliemo Pepe di Roma, Jovinelli inaugurò l’omonimo Tempio del Varietà: A quasi un secolo di distanza, “è ancora Don Peppe”, dal suo borgo a dare le “coordinate” per far rinascere il Varietà.
  L’idea di Caiazzo, Città del Varietà come nasce?

“Se la montagna non va da Maometto, e Maometto che va alla montagna”, il paradosso è preso a prestito per paragonare la città di Roma e Giuseppe Jovinelli, uomo del Sud, che ebbe i natali nella Città di Caiazzo, e impresario del glorioso Teatro “Jovinelli”. Siccome nulla è stato fatto per onorare il tempio del Varietà creato a Roma da Don Peppe Jovinelli, ho sottoposto all’amministrazione del Comune di Caiazzo di valutare, con attenzione, la mia idea, tesa a realizzare proprio a Caiazzo la sede di un’Associazione, dal respiro nazionale, denominata “Città del Varietà”, per legare tante città accomunate dal desiderio di tramandare e diffondere la storia di artisti del varietà che hanno calcato le scene negli anni tra il 1880 e il 1950, ma anche di quei teatri che, nello stesso periodo, hanno acceso la ribalta ai protagonisti del Varietà in tutta Italia.
Con tenacia e tanta è passione, in simbiosi con il Sindaco Stefano Giacquinto e in particolare con l’assessore Tommaso Sgueglia, vero motore del progetto, e dopo attenta analisi e programmazione, si è riusciti a tessere la prima trama che ha dato subito ottimi risultati con l’adesione all’atto costitutivo di città importanti come: “Caiazzo, Cassino, Cava dei Tirreni, Reggio Calabria, Maddaloni ed enti come la Provincia di Caserta e l’Azienda Autonoma e Soggiorno del Turismo di Napoli”.
 Un progetto ambizioso, una bella responsabilità per Maurizio Merolla?
Il progetto è certamente ambizioso, ma non sarebbe così avvincente in “assenza” di dubbi e perplessità- che aleggiano sempre nel mondo dell’arte, anche in chi, come me, vive e si nutre di Teatro del Varietà a tutto tondo da oltre ventidue anni, con passione e con una profonda conoscenza sul “palcoscenico”. Ora, però, tutto prende forma e le idee sono più chiare, la mia diventa una sfida da vincere a tutti i costi nel nome del Teatro Jovinelli, un teatro che è stato, fin dai primi del Novecento, un’autentica palestra dell’attore e l’unica “fucina creativa” capace di imprimere, nelle memorie dei tantissimi protagonisti che ne calcarono le scene, la vera essenza del “numero di varietà” unico, irripetibile e personalissimo da far assurgere ad arte e da tramandare ai posteri
Dovrò certamente sudare, sia per far sì che gli anziani non siano costretti a dimenticare la ricchezza del Teatro del Varietà e i giovani possano in qualche modo conoscere e riconoscere la vera arte del varietà, ma anche per smuovere il torpore culturale che ha assuefatto, negli anni, molte figure istituzionali preposte alla diffusione dell’arte, ma non ho dubbi che alla fine l’eterno messaggio d’amore e di pace racchiuso nel Varietà, saprà risvegliare le coscienze ed emozionare ancora con rinnovato gusto le future platee.
 Serena Dandini e la Tv Nazionale non sono stati particolarmente generosi con Giuseppe Jovinelli. La Dandini sarà ancora inseguita?
Non me la sento di entrare nel merito delle scelte, ma di sicuro la Dandini non mi risulta abbia realmente soppesato il suo ruolo di Direttore Artistico di un Teatro come lo “Jovinelli”. Si sarebbe potuto e dovuto certamente fare di più per consentire, alla grande platea nazionale, di ricordare i fasti dello Jovinelli e specialmente la scia di artisti che da quelle tavole, senza artifizi televisivi, seppe imporsi con la sola forza artistica e senza altre mistificazioni… pubblicitarie!
La TV nazionale si fregia di sfornare programmi di Varietà, ma, ahimé, solo sulla carta ne contengono tutti gli aspetti artistici. Io, mi ritengo orgoglioso e fortunato, perché ho iniziato la mia avventura con il grande Romolo Siena, che del Varietà Televisivo ne fu il papà e di certo il suo insegnamento a fortemente influenzato i miei gusti e le scelte.
Mi auguro che la Dandini abbia la capacità di riconoscere nella nostra Associazione un indispensabile partner e stabilire una proficua collaborazione nell’interesse del supremo Jovinelli; di certo, la Nostra Associazione continuerà ad interpellarla ma se non ci sarà risposta andremo avanti da soli per la nostra strada… come se nulla fosse! D’altronde non potremmo fare altrimenti avendo la fortuna di essere sostenuti dall’ancora energica e vitale Carmelina Jovinelli figlia di Don Peppe!
 Per promozionare l’evento a livello nazionale, cosa si farà?
Sono già stati individuati alcuni personaggi che per vocazione, gusto e professionalità ben rappresentano il nostro programma manifesto contenuto nella città del varietà e pertanto ci auguriamo di avviare al più presto con loro una serie di azioni promozionali: se proprio devo dare qualche nome vi dirò Paolo Limiti, Maurizio Costanzo e Pippo Baudo”.
Per te, dietro l’angolo cosa c’è?
Il 22 marzo, al teatro Cilea in anteprima nazionale presentiamo il nuovo e frizzante spettacolo-organizzato da Eventi 2000-intitolato “Tu che m’hai preso il cuor!”- Addio Tabarin- Donne, Risate, Ventagli e Musica- (di Merolla e Cacace)- uno spettacolo che mi vede protagonista con Mirna Doris, con la partecipazione della Compagnia del Tabarin, del  Balletto “Coppe di Champagne”, con l’Orchestra diretta dal maestro Giuseppe Mazzillo(ndr.  Regia di Maurizio Merolla). Spettacolo- che farà rivivere una delle pagine più belle del costume italiano e della nostra storia culturale: il magico mondo del Tabarin. Un ritorno in nessun modo nostalgico al passato dunque, in cui il focus scenico sarà il 1930, anno che coincide con la chiusura dei tabarin e l’avvento prepotente del “cinematografo napoletano”, eventi che segnano inevitabilmente il destino di molti artisti della scena italiana.  “Per realizzare questo lavoro teatrale- è stato affrontato un lungo ed attento studio basato su una rigorosa ricerca filologica, che ha portato alla luce veri e propri pezzi inediti, “perle” della nostra tradizione”.  (Info e prenotazioni tel. 081 2152419- 081 5495062).

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