26 ottobre 1860, La sosta di Garibaldi a Calvi nella “paesologia” di Franco Arminio
Franco Arminio, scrittore di Bisaccia (AV), con la “paesologia” fonda la poesia con la geografia: la poesia di una scrittura limpida e visionaria con la geografia del nostro Sud. Arminio, scrive la Casa Editrice Mondadori, gira per i paesi della sua Irpinia, della Lucania e della Daunia (i paesi invisibili) e della cintura napoletana (i paesi giganti), sconfina in Molise, in Abruzzo, in Salento, si allontana fino alle Marche e al Trentino, e ovunque applica il suo metodo, mette in pratica il suo modo di attraversare i territori e di raccontarli. Il suo sguardo non trascura nulla: le piazze, le strade, i bar, i cimiteri, i paesaggi più sublimi e gli scempi della modernità, lo sfinimento e la desolazione, i lampi e gli slanci. Nel libro TERRACARNE, Mondadori, 2013, Arminio descrive in questo modo la visita a Calvi Risorta “Proseguo lungo la Casilina e vedo, quasi per caso seminascosta dalla vegetazione, un’insegna che recita Antica Cales. Mi trovo in una chiesa con uno splendido altare arabeggiante. Il prete sta dicendo la messa per poche persone, le pareti della chiesa sono tappezzate di foto dell’ultima rappresentazione storica in costume. Di fianco alla chiesa, la Dogana borbonica, pure questa abbandonata, e il Castello cade a pezzi (Dogana e Castello recentemente sono stati oggetto di intervento di consolidamento e ristrutturazione, ndr). In merito alla Dogana di Calvi il 4 luglio 2012 Antonella Palumbo scrive che fu nella piccola Dogana borbonica di Calvi Risorta, e non nel vicino Castello baronale, che il Re dei due Mondi sostò il 26 ottobre del 1860. Un rifugio sicuramente più povero ed angusto di un palazzo, ma strategicamente più idoneo allo scopo; quattro metri quadrati, nell’antico corpo di guardi dei carabinieri reali, in cui Garibaldi ricevette la Deputazione palermitana che lo invitava sull’isola (e gli consegnava le medaglie che il Municipio di Palermo aveva fatto coniare per gli ottocento sbarcati con lui a Marsala – Gazzetta di Milano, 11 novembre 1860, rinvenuta dal prof. Paolo Mesolella, ndr). Sulla predetta Gazzetta di Milano il corrispondente scriveva “… Giungemmo a Calvi. Erano le 8 della sera (del 26 ottobre, ndr) Garibaldi era lì: gli è toccato di alloggiare nell’antico corpo di guardia de’ carabinieri. Noi lo trovammo in questo. Figuratevi una sola stanza quadra, con il tetto a cupola bassa. Le pareti nere, nerissime dal fumo; non pavimento, ma nuda terra sotto i piedi, non sedie, non letti, nemmeno quel che già vi doveva essere, tavolati per istendervisi su e dormire”. Garibaldi trascorse quella notte lì dentro. Sedeva, proseguiva la cronaca “… su una scranna di corda, posando le braccia su un tavolo di legno fradicio, con un lume di rame che mandava per cattivo olio una luce affumicata”.
Il prof. Mesolella il 1° luglio del 2012 scriveva che sulla Dogana borbonica di Calvi, situata a pochi passi dal Castello, anche a seguito del rinvenimento della predetta Gazzetta di Milano, si dovrebbe sistemare una piccola targa con scritto “Qui ha sostato Garibaldi il 26 ottobre 1860” e nonostante lo strano restauro, che ha dovuto subire e che le ha praticamente cambiato aspetto, la Dogana borbonica, oltre ad essere stata un’importante sentinella a guardia del valico per Capua, conserva un grande segreto: fu qui e non nel palazzo baronale che si sistemò Giuseppe Garibaldi.
Il tempo passa ma …