Con questo sistema mediatico faremo i conti!
Intendiamoci, il Sud non ha mai goduto di buona stampa, mai su giornali e tv si è persa l’occasione per descriverlo come irredimibile, corrotto, perduto. Mai gli è stata risparmiata la calunnia e la condanna. Così è anche in questi tempi appesi al Coronavirus. Per quello che è emerso nei soli ultimi giorni, così a memoria, il Sud ha dovuto fare i conti:
– con i titoloni di Libero che hanno esultato per il “Virus alla conquista del Sud”;
– con la Fake News del Fatto Quotidiano che ha sparato “Napoli, 249 dottori malati immaginari” smentita dall’Ospedale Cardarelli;
– con Mentana e Rita Dalla Chiesa che gridano rispettivamente: “Vergogna!” e “Amici del Nord, …non andiamo a Ischia” in replica a una spaventata signora ischitana che non voleva lo sbarco sull’isola verde di un gruppo di turisti lombardoveneti (e aveva più di una ragione!);
– con un vero e proprio agguato mediatico nel programma Cartabianca al Prof. Ascierto del Pascale di Napoli accusato di provincialismo, senza sostanziale possibilità di replica, dal Prof. Galli del Sacco di Milano che gli ha praticamente negato ogni merito nell’aver messo a punto il protocollo per l’utilizzo del Tocilizumab contro il Coronavirus;
– con le trasmissioni di Del Debbio e di Giletti (in radio invece c’è Cruciani) emblemi del pregiudizio antimeridionale che a tanti sembra trasudare puntuale ad ogni occasione, come anche nel servizio del TG2 che riesce a parlare del protocollo del Pascale senza nominare l’equipe che ha avuto l’intuizione di provare il farmaco anti-artrite, lodando per contro Padova Roma e Milano e paradossalmente glissando su Napoli;
– con Mattino 5, la trasmissione della Panicucci, dove la giovane epidemiologa Flavia Riccardo ha potuto dire impunemente che “Al Sud imparino dal Nord, restino a casa”;
– con Striscia la Notizia che confeziona un servizio ingiurioso verso il Prof. Ascierto che eccede la misura in falsità e superficialità;
– con Annunziata che a in1/2 ora rilancia la fake del Fatto e incrementa fino a 300 i dottori malati immaginari di Napoli;
– con Gasperini, il tecnico dell’Atalanta, che dalle colonne del Corriere dello Sport si domanda “… in Lombardia, siamo sufficientemente organizzati, pur se in difficoltà. Mi chiedo cosa potrebbe accadere a Roma, a Napoli.”;
– con Palombelli che ipotizza la maggiore diffusione del virus al Nord “…perché lì le persone sono più ligie e vanno tutte a lavorare” (ai meridionali, che non sono ligi, il virus giustamente li schifa);
– … e con altre questioni sfuggite, minori, opinabili oppure provenienti da ambiti diversi dall’informazione mediatica come quello dell’economia, del tifo calcistico, delle istituzioni ecc.
È un sistema, quello dell’informazione italiana, pesantemente sbilanciato, con i grandi gruppi tutti concentrati nella parte settentrionale del paese, tanto che il primo quotidiano meridionale è Il Mattino di Napoli, per diffusione a livello nazionale solo ventesimo e peraltro di proprietà della romana Caltagirone Editore. Per contro il più importante quotidiano nazionale è il milanese Corriere della sera, così come milanese è il primo gruppo televisivo privato Mediaset, e la più importante casa editrice italiana, Mondadori.
Quanto alla tv pubblica, la Rai, sappiamo dalla ricerca dei Prof. Cremonesi e Cristante, sociologi dell’Università di Lecce, che lo spazio riservato al Mezzogiorno dal Tg1 (quello “istituzionale”) è solo del 9% e quasi sempre relativo alla criminalità e alla cronaca nera. Insomma il Sud non è in condizione di raccontarsi al resto del paese, deve accettare di essere descritto per quello che gli altri vogliono che appaia, non per quello che è realmente.
La situazione così come descritta è rimasta cristallizzata per decenni, ma proprio ora, proprio ai tempi del Coronavirus, qualcosa va cambiando. Ognuna di quelle insolenze prima elencate, in altri tempi non avrebbe prodotto re-azioni, al massimo qualche mugugno. Oggi invece si contano a decine di migliaia le proteste dei meridionali che con i social e con i messaggi via e-mail fanno sentire la propria voce.
È per questa nuova sensibilità che quando tutto sarà terminato una delle priorità dovrà e potrà essere quella di cominciare a costruire un sistema d’informazione che con la testa e con il cuore affondi le sue radici nel Sud per raccontarlo, come merita, al resto del paese.