Emergenza coronavirus: la storia continua
«21 febbraio 2020 – 6 aprile 2020. Il tempo scorre e stiamo ancora combattendo questa guerra che sembra non finire. I medici la stanno combattendo senza le armi appropriate continuando, per questo, a cadere sul campo perché non si rifiutano di prestare la loro opera nonostante le mille difficoltà». A parlare è la presidente dell’Ordine dei Medici di Caserta Maria Erminia Bottiglieri. E continua: «In questa settimana gli Ordini provinciali dovrebbero ricevere le famose mascherine da poter distribuire ai colleghi che ne hanno maggiore necessità, dopo l’arrivo di quelle per uso “non sanitario” della scorsa settimana.
I cittadini devono continuare a rispettare in maniera rigorosa le disposizioni ministeriali e non cadere nella tentazione di uscire se non per necessità, nonostante le belle giornate di primavera. Lo devono fare, non solo per tutelare loro stessi, ma soprattutto gli altri. Tanti cittadini, troppi, continuano a morire e ciò che mi sconvolge è la assoluta solitudine di queste persone che non possono ricevere l’ultimo abbraccio o conforto dei loro cari… È uno strazio che mi lacera il cuore. Non c’è giorno in cui non penso a queste persone e piango pensando a loro e ai loro familiari.
Le istituzioni tutte si stanno impegnando in una corsa senza fine per limitare la diffusione e stanno pensando al dopo, agli ingenti danni sull’economia, ai tanti cittadini che, sin da ora, sono in gravi difficoltà per garantire un pasto ai loro figli. Ciò che mi sconvolge in questo quadro sono le polemiche nei confronti di chi governa la Nazione o le Regioni e le guerre tra Nord e Sud. Mi sembra assurdo, vergognoso e irrispettoso nei confronti di tanti malati e cittadini che sono impauriti, che sono morti, che non hanno nulla da mangiare o che rischiano di perdere il lavoro. È mai possibile che in Italia non si riesce a essere uniti neanche in queste occasioni? Come pretendiamo che l’Europa ci possa sostenere se diamo l’immagine di una Nazione che è in continuo disaccordo? La dialettica e il confronto fra le parti sono fisiologici e, anzi, indispensabili, ma la critica fine a se stessa, solo perché la decisione è stata presa da un partito diverso, per preconcetto, questo assolutamente no. Sono tanti e troppi gli articoli che si leggono sui giornali in tal senso, quando ne dovremmo leggere ben altri visti gli sforzi che soprattutto alcune regioni hanno dovuto sopportare. Nei primi giorni c’è stato accordo e vicinanza, ma pian piano la situazione è cambiata e adesso è veramente allucinante, siamo arrivati a toccare il fondo? Non saprei, ma spero di si.
Mi potreste chiedere se io condivido le modalità con cui si sta gestendo l’emergenza io rispondo non del tutto, perché, come già dichiarato precedentemente, non è possibile non dotare di dispositivi di protezione i sanitari, avrei ritenuto importante un isolamento dei covid positivi pauci o asintomatici in strutture dedicate ottimizzando, così, le risorse da destinare per l’assistenza di questi pazienti, avrei emesso ordinanze più rigide sulle chiusure dei locali almeno contestualmente a quella delle scuole, avrei fornito delle indicazioni più precise e meno “mutate” nel tempo relativamente ai percorsi ospedalieri e territoriali perché c’è stato molto disorientamento con ordinanze diverse che si succedono di giorno in giorno. Tutto ciò, ovviamente, doveva essere deciso a livello nazionale ma mi rendo conto che la situazione che stiamo affrontando e il nemico invisibile sono completamente sconosciuti, per cui non sempre si possono assumere decisioni definitive. Probabilmente affidarsi e ascoltare chi lavora sul campo come i medici avrebbe potuto contribuire a rendere più lineare la conduzione? Penso di sì e non mi riferisco solo ai componenti dell’ISS o del Comitato Tecnico Scientifico che stanno svolgendo un lavoro esemplare, ma anche a coloro che lavorano direttamente sul territorio, negli ospedali. La politica deve imparare ad ascoltare di più i tecnici del settore, i quali, con la loro esperienza, sanno quali sono i reali fabbisogni dei cittadini e le difficoltà da superare quotidianamente.
Concludo invitando tutti ad abbassare i toni perché l’emergenza è tutt’altro che finita e a collaborare in maniera disinteressata a dare il nostro contributo: basta con le guerre tra nordisti e sudisti… siamo italiani!».