L’Italia crolla? La (falsa) narrazione di un Paese alla riscossa
In tempi d’emergenza, si dice, salta fuori tutta la tenacia e la forza del popolo italiano, cosa che, a dire il vero, è sostanzialmente uguale ai sentimenti e all’impegno di tanti altri popoli nel mondo, come testimoniato dalla storia delle tragedie che hanno segnato il ‘900 ed il primo ventennio del nuovo millennio. Forse il nostro ingegno salta all’occhio non tanto per le virtù quanto, purtroppo e per fortuna, per la capacità miracolistica di creare dal nulla soluzioni per “mettere una pezza” laddove furbi, corrotti o semplici incapaci hanno operato e devastato per anni. Anche il covid-19 ha sottolineato questa nostra peculiare capacità di farci del male e poi recuperare per strada, salvo però ritrovarsi nelle stesse identiche condizioni ad emergenza finita (scommettiamo?). Di esempi ne abbiamo tanti, ma oggi, come ci ricorda la cronaca, possiamo usare ancora una volta un “ponte”. Sì, ne abbiamo perso un altro Houston! Mi permetto di scherzarci su perché, miracolosamente, questa volta non si è ripetuta la tragedia di Genova e del tristemente famoso Ponte Morandi. Questa volta è crollato il ponte sul fiume Magra, al confine tra Toscana e Liguria, precisamente nel Comune di Albiano Magra, coinvolgendo un paio di mezzi e lasciando sul campo due increduli feriti. Dicevamo, in Italia le responsabilità sono sempre degli altri e anche quando sono piuttosto evidenti, assurdamente, si trova ugualmente un modo per rimandare, giustificare, annullare, prescrivere. La vicenda giudiziaria del ponte Morandi a che punto è? Vi sono responsabili? No, purtroppo la vicenda, a ben 18 mesi dalla tragedia che ha sconquassato la vita di 43 famiglie, è ancorata ad un ricorso di Autostrade su, pensate un po’, l’ingiusta estromissione della società dal bando per la ricostruzione. Inutile commentare la vicenda, né la giustissima protesta dei familiari delle vittime che hanno bloccato, lo scorso 14 febbraio, l’uscita autostradale di Genova Ovest. Ho piena fiducia nello Stato, ma di certo viene molto da pensare se anche in quest’ultimo episodio c’erano state segnalazioni e “rassicurazioni”, poi ovviamente smentite da un rovinoso crollo. Oggi, costretti in casa, con alcune eroiche categorie al lavoro (ringraziamo sanitari, commessi, trasportatori, forze dell’ordine, etc.), ci stiamo letteralmente autocelebrando, crogiolandoci su quella presunta innata, miracolistica, fantasmagorica, inimitabile, insuperabile e moralmente profonda superiorità di un Paese in cui alcuni cittadini speculano sulle mascherine, altri se ne sbattono altamente delle regole e una bella fetta, a distanza di anni e grazie ai crolli che si stanno pian piano palesando, si bea nella furbizia. Non dimentichiamo che se da una parte c’è chi dice prima gli italiani, poi dall’altra sa che deve pagare in nero la manovalanza agricola e prenderla tra la disperazione degli immigrati. Non dimentichiamo che c’è chi fa firmare le dimissioni in bianco alle donne, nonostante alcune toppe normative degli ultimi anni, per “prevenirne la gravidanza”. Non dimentichiamo che c’è chi fa vestire i figli con le scarpe (inutilmente) firmate da 300€ e poi ritarda costantemente il pagamento del misero stipendio truccato ai propri dipendenti (600€). Non dimentichiamo che mentre la gente moriva sotto le macerie degli ultimi devastanti terremoti, qualcuno brindava per la ricostruzione in arrivo. Quindi, come dice un certo “inno”, che prendo in prestito, dov’è la vittoria? Io non vedo alcuna riscossa. Ci auguriamo tutti che l’emergenza Covid19 sia presto superata, ed il resto? Dio vede e provvede….. (a quanto pare). Ah dimenticavo. Buona Pasqua a tutti!