Il pane duro

A volte ci avanza un pezzo di pane, dopo aver fatto colazione ed il giorno dopo diciamo: “Questo pane è duro” e spesso è proprio così. Ma, pensandoci bene, e pensando ad una riflessione che ho letto di un grande psicologo, Wilder Hernadez, oggi vorrei condividere una riflessione con te: “Il pane non è duro: duro, è non avere pane” Sembra una cosa assurda, ma siamo specialisti nel lamentarci e la maggior parte delle volte senza ragione, senza pensarci, per superficialità, per egoismo… Il pane non è duro, duro è non avere pane. Che significa questo? Che il lavoro che fai non è duro: duro è non avere un lavoro. Che avere la macchina rotta, non è duro. Duro, è non avere una macchina. Ed avere la macchina rotta e dover andare a prendere l’autobus a piedi, è duro? No: non è duro. Duro è non aver gambe: duro è non poter camminare. Mangiare riso e sardine non è duro. Duro è non aver nulla da mangiare Perdere una discussione in famiglia non è duro. Duro (e credimi, questo sì che è duro!) è perdere una persona della tua famiglia. Dire “Ti amo” guardando negli occhi un’altra persona, non è duro. Duro è doverlo dire davanti ad una lapide o una bara, quando ormai sono inutili le parole. Lamentarsi non è duro: duro è non saper essere riconoscenti. Oggi è un buon giorno per ringraziare Dio per la vita, per tutto ciò che abbiamo e per non lasciare che la nostra felicità dipenda da qualcosa o qualcuno. La nostra felicità dipende solo da noi e da quante volte alziamo gli occhi al cielo per ringraziare il Signore. La vita non è perfetta, però è meravigliosa, quando la viviamo in Cristo. Caro Dio, non importa ciò che sto passando in questo momento della mia vita, ti ringrazio del privilegio di essere vivo oggi. Duro non è condividere questa riflessione con un buon amico; duro è non aver un amico con cui condividerla…

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