Celiento (PD): riconosciamo il diritto all’acqua per tutti
Con le reti idriche allo sfascio, dove non meno del 50 per cento dell'acqua va perduta, la maggioranza parlamentare ha approvato la privatizzazione dell’acqua, suscitando la comprensibile ira dei cittadini. “La legge summenzionata” – ha affermato Giuseppe Celiento, capogruppo consiliare del PD che lunedì scorso ha preso parte al convegno organizzato da don Oreste Farina presso il salone parrocchiale alla Rotonda per protestare contro la privatizzazione dell'acqua – “obbliga gli amministratori locali a mettere in gara i servizi con la riduzione a quota minoritaria di quelle in loro possesso. L’acqua al contrario rappresenta una fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi e della cui disponibilità dipende il futuro dell’umanità. L’acqua è un bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi indisponibile, che appartiene a tutti. Il nostro diritto ad usufruirne” – sottolinea Celiento candidato del PD alle prossime elezioni provinciali del 28 e 29 marzo – “è un diritto inalienabile: non deve essere proprietà di alcuno; l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico. In virtù di quanto accaduto in Parlamento, vogliamo sensibilizzare tutti i nostri concittadini sannicolesi e, contemporaneamente, anche tutti gli amministratori ed i consiglieri comunali affinché si adoperino, eventualmente con una delibera consiliare a: riconoscere il diritto umano all’acqua e lo status dell’acqua come bene comune pubblico; riconoscere il servizio idrico integrato come un servizio locale pubblico privo di rilevanza economica ed impegnarsi ad inserire questo principio nel nostro Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un ente di diritto pubblico. In quasi tutti gli altri paesi d’Europa” – ha aggiunto l'esponente del PD – “vige la regola per l’ente pubblico di conservare la maggioranza azionaria nella gestione dei servizio idrico. In Italia dopo l’approvazione di questa legge il rischio che si corre è che tutto finisca in mano a grandi società per azioni. Al di là degli eventuali certi aumenti dei costi ci si può imbattere, se il servizio non funziona, non di rivolgersi al dirigente amministrativo ma ad un anonimo “call center”.