Tsao Cevoli – Storia senza voce, racconto di un delitto impunito
Tsao Cevoli, napoletano di nascita, casertano di residenza (San Nicola La Strada), attualmente opera a Viterbo ove è impegnato nella direzione del Master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale curato dal Centro Studi Criminologici di Viterbo. Laureato, con lode, in Lettere Classiche, indirizzo archeologico, all’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, ha organizzato manifestazioni di proteste, convegni, dibattiti a tutela del territorio e del patrimonio culturale. Nel 2004 ha fondato e presiede, tuttora, l’Osservatorio Internazionale Archeomafie e la rivista “Archeomafie”, la prima rivista scientifica dedicata in Italia al tema dei traffici illeciti di antichità. Dal 2009 è membro del Comitato Scientifico del Centro Studi di Criminologia di Viterbo.
Recentemente, nel mese di aprile u.s., ha pubblicato l’ultimo suo lavoro “STORIA SENZA VOCE”, strutturato in venti argomenti e di questi se ne citano solo i titoli di alcuni per evidenziare la delicatezza e la complessità delle tematiche e delle problematiche esposte: Terra ferita, Il vaso di Pandora, Eredità contesa, Un ponte sull’oceano, La mossa del cavallo, A volte ritornano. Il libro si apre con una significativa affermazione del Generale dei Carabinieri Roberto Conforti (Serre –SA- 21.08.1937 – Roma 26.07 2017), comandante del Reparto per la tutela del Patrimonio Culturale Italiano dal 1991 al 2002 “I beni culturali non protestano, non reagiscono di fronte all’abbandono, al degrado, alla superficialità nella tutela. Si lasciano morire attendendo il Tribunale della Storia. E le colpe sono maggiori in aree ad alta densità culturale, in città che ospitano preziose testimonianze dell’arte di ogni tempo. La nostra responsabilità verso l’umanità è incommensurabile” seguita da un’altra dell’Autore “In meno di mezzo secolo più di un milione e mezzo di reperti archeologici è stato strappato al nostro Paese per finire nelle mani di collezionisti e musei senza scrupoli. Seguendone le labili tracce, scopriremo luoghi, casi, protagonisti, e vicende di uno dei traffici illeciti più lucrosi al mondo e di chi cerca di contrastarlo. Questa è la storia di un delitto impunito, le cui vittime sono la nostra terra e il nostro Patrimonio Culturale”.
Il libro non è stato ancora presentato nella versione cartacea, causa l’emergenza provocata dal coronavirus, ed è edito dal Centro per gli Studi Criminologici, Giuridici e Sociologici di Viterbo.
L’estensore del presente servizio è una giovane di Calvi Risorta che studia a Viterbo, Università degli Studi della TUSCIA, e pertanto, con piacere socializza che il prof. Cevoli, nel recente passato, ha rivolto la sua “viva” e “pregnante” attenzione anche al sito storico-archeologico di Cales (ricadente nel Comune di Calvi Risorta) con l’interessante pubblicazione “Cales tra saccheggi e rifiuti: il patrimonio archeologico nelle terre dei Casalesi”, nel quale ha evidenziato delle forti criticità per quanto attiene alla tutela delle testimonianze di epoca romana, medievale e rinascimentale e scrive “Ricordata ed elogiata dalle fonti per il suo vino e per le sue acque, la città romana di Cales sorgeva a 14 km a nord di Capua sull’antica Via Latina, attuale Strada Statale Casilina, nel Comune di Calvi Risorta, all’altezza della località Calvi Vecchia” (…) e “Le evidenze archeologiche quali la cinta muraria, due complessi termali, un teatro, un anfiteatro e alcuni spazi di culto – ma anche le importanti testimonianze di età medievale e rinascimentale, come la Cattedrale romanica e il Castello aragonese, così come le citazioni nelle fonti, le vicende storiche, le dimensioni, la topografia del sito, nonché la sua strategica collocazione geografica: tutto ciò permette di affermare che Cales costituisce uno dei siti di interesse culturale più rilevanti della Campania”.
Nella parte conclusiva della predetta pubblicazione sulla città di Cales il prof. Cevoli scrive “Alla scarsa attenzione da parte dello Stato fa da contraltare la troppa attenzione ricevuta da parte degli scavatori clandestini, che hanno sistematicamente depredato Cales a fini di lucro” (…) e “I fatti sembrano indicare che l’area archeologica di Cales, soprattutto le sue necropoli, sia diventata in questi decenni una delle <miniere> dove la criminalità organizzata del casertano si procura reperti archeologici da vendere sul mercato clandestino”.
A nostro modesto avviso, senza nulla togliere al valore tecnico-scientifico del libro la “STORIA senza voce”, anche Cales potrebbe essere un segmento di tale libro nonché “Il racconto di un delitto impunito”.