Il Christus Triumphans di Maestro Guglielmo
Sarzana è una splendida cittadina ligure della provincia di La Spezia nei pressi della Val di Magra e alle pendici del clivo di Sarzanello. Il suggestivo borgo medievale, scrigno di opere d’arte di storia antica, vede la presenza della Concattedrale di Santa Maria Assunta della “Dioecesis Spediensis-Sarzanensis-Brugnatensis”, iniziata nel XIII secolo e terminata nel ‘700, celebre nel mondo per la reliquia ematica dell’Altissimo e per il Christus Triumphans, splendido esempio di pittura romanica a tempra e oro del 1138 del Maestro Guglielmo, artista del quale è sconosciuta la biografia, ma verosimilmente un chierico erudito. Diverse le ipotesi di chi incaricò l’esecuzione dell’opera e quale fosse la sua sede originaria: probabilmente era destinata alla “Plebs Civitatis”, cioè alla pieve di Santa Maria, circoscrizione ecclesiastica del vetusto possedimento dell’antica Roma di Luni, o alla pieve sarzanese di Sant’Andrea Apostolo. Dopo un periodo di oblio storico, il capolavoro si ritrova nell’Oratorio di Santa Croce di Sarzana, e successivamente presso la Basilica dedicata all’Assunzione di Maria Vergine dell’antico castrum Sarzanae. L’opera, realizzata su legno di castagno, mostra il Figlio di Dio cinto di nimbo pregiato, privo dei segni della flagellazione, vittorioso sulla Croce e vincente sull’occaso terreno, mentre il tema del dolore viene espresso iconograficamente dalla presenza delle figure dolenti. Nella parte inferiore del Titulus, dove compare l’epigrafe “IESUS NAZARENUS REX IUDEORUM” (“Gesù Nazareno Re dei Giudei”), si legge l’iscrizione “ANNO MILLENO CENTENO TER QUOQ(UE) DENO OCTAVO PIN-X(IT) GUI[LIE]M(US) ET H(AEC) METRA FINX(IT)” (“Nell’anno 1138 Guglielmo dipinse l’opera e scrisse questi versi”), dalla quale si desume l’anno di realizzazione e il nome dell’artista. Il Maestro, per l’esecuzione dell’opera secondo la tradizione della tecnica mestica, ha utilizzato carta pecudina, colla e un’armatura tessile impregnata di gesso per rinforzare le fralezze lignee. Agli inizi del ‘300 il Messia è stato nuovamente delineato e dipinto, come verificato una ventina d’anni fa dall’Opificio delle Pietre Dure della Città del Giglio mediante esami di riflettografia infrarossa. San Geremia, figlio di Helkia, e Sant’Isaia, profeta e Martire, sono ritratti ai lati estremi delle braccia della Croce, come i simboli di San Matteo di Cafarnao (Angelo), San Marco Evangelista (Leone), San Giovanni Apostolo di Betsaida (Aquila) e San Luca di Antiochia di Siria (Bue). La Passio, cioè la narrazione della Passione di Cristo, è rappresentata dalla raffigurazione delle tre Marie (Maria di Nazareth, Maria di Magdala e Maria di Cleofa) al Sepolcro, il tradimento di Giuda Iscariota figlio di Simone, il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo, il percorso al Calvariae locus, la fustigazione del Salvatore, il ripudio di San Pietro Apostolo, la discesa dalla Croce e, per ultima, la scena biblica della deposizione nel Sepolcro. La Corredentrice è rappresentata quale Vergine Odigitria (Oδηγήτρια), cioè colei che suggerisce la rotta da seguire e che segnala il giusto itinerario, “strumento” di mediazione tra l’immanente e il mondo spirituale, e una mandorla torreggiante la Croce contiene il Signore sovrastante figure in adorazione.