Carlo Poerio e William Gladstone
“Carlo Poerio e William Gladstone. Le due Lettere al conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851). I documenti dell’Archivio di Stato di Napoli”, a cura di Anna Poerio Riverso con introduzione di Renata De Lorenzo. Abbiamo intervistato l’autrice del libro, la quale ci ha riferito: “Le Due Lettere al Conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano scritte e pubblicate da William Gladstone nel 1851 dopo aver trascorso alcuni mesi a Napoli ed aver assistito personalmente al processo ai danni di Carlo Poerio e dei prigionieri politici del Regno delle Due Sicilie, suscitarono grande clamore e rivelarono al mondo le gravi ingiustizie e le prevaricazioni del sistema giudiziario napoletano, sapientemente e faziosamente occultate dal governo borbonico. Il libro illustra le reazioni da esse suscitate sia a livello politico che mediatico ed evidenzia l’assoluta validità e veridicità delle affermazioni di Gladstone che, soprattutto alla luce dei nuovi documenti analizzati, confermano la totale inaffidabilità e la falsità delle confutazioni ad esse presentate dal governo borbonico e dai suoi seguaci. La pubblicistica borbonica ha tentato in vari modi di negare l’attendibilità delle Lettere di Gladstone. Le tesi revisioniste si sono addirittura spinte a negare la visita del politico inglese a Napoli e a sostenere che egli avrebbe successivamente smentito la veridicità della sua denuncia, collocandola nel complotto organizzato da Lord Palmerston contro la monarchia borbonica. I documenti qui presentati evidenziano l’infondatezza di queste tesi e dimostrano che il Regno delle Due Sicilie, attaccato e isolato, nel difendersi, rafforza i legami con le potenze conservatrici, ricorre a sistemi di controllo della pubblica opinione, usa la corruzione, elargisce diamanti agli scrittori delle Confutazioni alle Lettere di Gladstone. Il Regio Incaricato di Affari del Regno delle Due Sicilie a New York suggerisce al re di “comprare” il silenzio dei giornalisti americani, pratica evidentemente non insolita dato il peso della stampa nel condizionare le sfere di influenza e di consenso”. Il libro, edito Rubbettino, sarà disponibile prossimamente nelle librerie ed online. Un po’ di storia: Il giorno 28 aprile 1867 a Firenze, nella casa di Ferdinando Fonseca, morì il Barone Carlo Poerio, Deputato al Parlamento italiano, già Vicepresidente della Camera Elettiva. Il 29 aprile alla Camera dei Deputati fu commemorata la sua figura ed il Presidente del Consiglio dei Ministri, Urbano Rattazzi, decretò i funerali di stato in suo onore. La città di Firenze, volendo fare cosa gradita alla città di Napoli, ai parenti e agli amici del Poerio, volle che il suo corpo venisse imbalsamato e che il suo cuore venisse separato e conservato separatamente. Al Comune di Firenze il Conte Fossombrone, Consigliere municipale e Deputato al Parlamento, invitò il Consiglio municipale ad ordinare che una lapide commemorativa venisse collocata in Santa Croce come fu fatto per Daniele Manin. Alle esequie di Stato presenziarono i diplomatici delle varie nazioni, i componenti delle due Camere legislative, la milizia cittadina di Firenze ed il popolo. Il 3 maggio le spoglie mortali di Carlo Poerio arrivarono a Napoli e con esse c’erano due urne, una contenente il suo cuore ed un’altra l’effige in cera del suo volto. Nella Basilica di San Francesco di Paola fu officiato il rito funebre alla presenza di una delegazione di deputati ed autorità civili e militari. Il Senatore Antonio Sciajola, delegato dal Consiglio Comunale di Firenze ad accompagnare e consegnare la salma di Carlo Poerio alla città di Napoli, si fece portavoce del dolore della città di Firenze. Il Sindaco di Napoli, il Cavaliere Fedele de Siervo, espresse la gratitudine dei napoletani per gli onori resi dai fiorentini all’illustre concittadino che “non apparteneva ormai a Napoli più che a Firenze, ma all’Italia”. Il feretro di Carlo Poerio fu provvisoriamente seppellito nel cimitero di Napoli nella Cappella De Siervo. Il suo cuore, custodito in un’urna di cristallo, fu collocato per sempre in un monumento eretto nel recinto degli uomini illustri. Dopo alcuni giorni il corpo del defunto Patriota fu trasportato a Pomigliano d’Arco e tumulato nella cappella gentilizia degli Imbriani – Poerio (dichiarata Monumento Nazionale con R. D. N. 65 del 23 gennaio 1930). Carlo Poerio fu il maggior esponente del partito liberal moderato napoletano. A causa dei suoi ideali costituzionali fu più volte perseguitato ed incarcerato dalla polizia borbonica. Nel 1849, accusato da un falso testimone di appartenere alla setta dell’unità italiana, fu imprigionato e subì per dieci anni, senza mai chiedere la grazia al re, l’atroce condanna nelle carceri borboniche. Il suo ingiusto processo scandalizzò l’Europa intera e molti uomini politici e letterati sia italiani che stranieri si interessarono al suo caso. William E. Gladstone, particolarmente colpito dalla figura di Carlo Poerio, volle assistere personalmente al processo e gli fece clandestinamente visita nel carcere di Nisida.