Accadde oggi: rubrica a cura di Angela Izzo

Il 3 giugno 1911 Rodolfo Lanciani viene eletto senatore a vita per i suoi meriti nel campo archeologico. Fu illustre professore di topografia di Roma antica, autore di innumerevoli studi, tra i quali fondamentale rimane la Forma Urbis Romae pubblicata tra il 1893 e il 1901. La sua attività si svolse sul campo con ricognizioni e scavi, condotti nell'area della città di Roma e nella campagna circostante, accompagnati da ricerche di documenti, e dall' elaborazione di rapporti pubblicati mensilmente nei periodici specializzati ufficiali. Divenuto professore di Topografia romana all’Università la Sapienza di Roma nel 1878, si distinse notevolmente dai suoi contemporanei per aver privilegiato la documentazione grafica come supporto essenziale alle fonti scritte.  Egli stesso così descrive la genesi della sua collezione di stampe e disegni: "L'importanza di questa collezione deriva dal gran numero di disegni originali e stampe avanti lettera da me acquistate dagli eredi degli architetti incisori. Butii, Paolo Posi, G.B. Cipriani, Ludovico Caracciolo, Luigi Canina, Luigi Rossini, Gian Luigi Valadier, Antonio de Romanis, Francesco Pannini, G. Winkelm[an], Agostino Penna, Seroux D'Agincourt, Pinelli" ( Ms. Lanciani 136/2) La collezione, dal Lanciani suddivisa in cartelle è stata successivamente ricomposta in volumi, conservando l'ordine originario. La collezione rappresenta un archivio di immagini costituito da stampe, disegni, fotografie, non senza progetti e rilievi archeologici, architettonici e urbanistici. Una parte di questo materiale, estremamente eterogeneo, si  colloca in un arco temporale che va dal XVII al XIX secolo; esso è raccolto in volumi a carattere monografico su singoli monumenti ( ad es. Colosseo, Fori etc.) o su una particolare tipologia (ad es. terme, fontane, acquedotti) o a carattere prettamente topografico e cartografico ( ad es. Regiones, Piante di Roma). Altri volumi raccolgono opere di singole personalità dell'archeologia e dell'arte come il Silvestre, il Caracciolo, il Rossini, etc. Questo materiale, circa settemila pezzi, è schedato per soggetto, in un catalogo cartaceo speciale. Il suo nome rimane comunque legato alla sua opera più importante la Forma Urbis Romae, 46 grandi tavole in scala 1:1000, in cui sono riportati i resti archeologici e i monumenti antichi fino a tutto il VI secolo d.C., pubblicata sotto gli auspici della Regia Accademia dei Lincei.Le 46 tavole a colori, formato 57 per 87, ricoprono complessivamente la superficie di 25 m quadrati e sono state definite come “la prima banca dati dell’archeologia romana”.  Nella pianta sono riportati dati planimetrici ed una fitta rete di didascalie, che illustrano lo stato delle conoscenze topografiche della città di Roma alla fine dell’Ottocento. Risulta evidente che il Lanciani ha organizzato gli elementi topografici in livelli logici distinti, definiti sulla base di criteri cronologici, tipologici ed evidenziati nella pianta mediante espedienti grafici. Il periodo e la fase storica sono indicati mediante colori diversi:il rosso più nero per l’iconografia della città repubblicana; il nero per quella imperiale; il rosso per  quella medioevale e moderna; l’azzurro per le realizzazioni urbanistiche, "contemporanee" in corso (dello stesso colore sono anche le acque). Inoltre per evidenziare le differenze tipologiche il Lanciani utilizza il puntinato per le fondazioni; i trattini sfumati per pendii, scarpate e cave; il colore blu per le acque (corsi d’acqua, fontane, cisterne, fognature, condutture idriche);  la rappresentazione del basolato per le strade, del lastricato per le pavimentazioni e così via. L’illustre topografo utilizza anche per le didascalie, che riportano notizie di diversa natura, organizzate in gruppi omogenei di dati, la lingua latina o l’italiano, e se riferite alla città antica il nero, se a quella moderna il rosso e per quella contemporanea il blu.
Per saperne di più: D. Palombi, Rodolfo Lanciani. L’archeologia a Roma tra ottocento e Novecento, Roma 2006

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