Presentazione del libro ‘I care’

Di sicuro l’’I care’ di Don Milani interessa al Prof. Giammichele Abbate, che ne è un appassionato studioso, oltre che un docente ed un formatore che mette la persona al primo posto e per questo ‘gli interessa’. Gli interessa che tutti abbiano l’opportunità di imparare, di confrontarsi, di impadronirsi della ‘parola’ per poter comprendere e discutere.
La lezione di Don Milani, il Professor Abbate, la va a contestualizzare nel periodo attuale ed anche se può sembrare anacronistico, c’è ancora tanto bisogno di insegnare a padroneggiare la parola.
Tanti gli studi su Don Milani, da parte del professore che ha sempre seguito i suggerimenti degli insegnamenti di don Milani e della sua scuola di san Donato e di Barbiana perché ognuno si potesse esprimere nel modo più consono. Scuola intesa come luogo dove dare possibilità agli interlocutori di esprimere se stessi, dove si cerca il fulcro su cui poggiare la leva perché le potenzialità degli alunni vengano evidenziate per offrire a tutti l’occasione di imparare, non a ripetere nozioni, ma a ragionare, ad essere pronti al confronto, a porre domande. La scuola di Barbiana ha realmente ancora tanto da offrire, anche oggi.
Quest’ultimo lavoro ‘La dimensione pedagogica nella scuola di don Milani. Orientamenti e prospettive’, edito da Francesco D’Amato editore, é un approfondimento di alcuni aspetti evidenziati in altri studi curati dal prof. Abbate che dimostra come e quanto la pedagogia del priore possa essere ‘la’ strategia per catturare l’attenzione degli alunni guidandoli a rendersi conto di persona delle proprie capacità se sottoposti alle giuste sollecitazioni.
Ci sono libri che si leggono tutto d’un fiato, ma poi richiedono tempo per essere assorbiti perché fanno riflettere e tornare su ogni pagina, è il caso di questo studio: una lettura che spinge ad andare avanti con le pagine, ma che nello stesso tempo, impone di fermarsi a riflettere, che porta ad immaginare le scene raccontate da chi ha vissuto la scuola di Don Milani ed attrae con tutta la forza che lo stesso priore ha avuto nel portare avanti il suo progetto didattico e religioso.
Dare la parola a tutti perché tutti possano capire la ‘Parola’. Dalla pratica al ragionamento: dalle necessità quotidiane a quelle spirituali, in un contesto dove l’esigenza comune era lavorare sodo per poter mangiare, e proprio da quella ‘miseria’spirituale don Milani eleva i suoi alunni rendendoli affamati di apprendere e conoscere, li conduce alla ricerca della parola, all’apprendimento delle lingue, non solo della lingua italiana.
Scuola come condivisione del sapere, giornate intere ad interagire per raggiungere lo scopo: le persone devono essere in grado di chiedere e comprendere i propri diritti, non devono sentirsi inferiori ad alcuno e gli incontri con autorevoli relatori dimostrano come, avendo la capacità di gestire ‘la parola’, tutti sono in grado di porre domande per capire gli argomenti affrontati nei tanti incontri programmati e realizzati per loro. Incontri che sembrano quasi provocatori sia per la platea che per gli stessi relatori che devono rispondere a domande che nascono da un confronto pratico e non demagogico. Quella praticità che nasce dall’esperienza che si tramanda da generazioni ed alla fine il miracolo: ogni alunno è anche insegnante, i ‘grandi’ insegnano ai piccoli; un interscambio culturale che arricchisce anche chi li ha radunati negli stanzoni non per riempire loro la testa di fredde nozioni, ma per donare loro l’uso della parola, vera grande arma contro la povertà spirituale che assoggetta le persone al potere di chi, invece, ha il potere della parola.
Un esempio ancora valido di pedagogia, in un contesto in cui l’uso della parola, oggi come allora, è messo all’angolo dall’utilizzo smodato di altre forme di comunicazione che esulano dal rapporto umano tra persone, vero punto di forza su cui ha lavorato don Milani, che diceva che la sua scuola non doveva continuare. In realtà questa sua affermazione si può interpretare come un invito, per quanti credono nella ‘formula’ milaniana, a guardarsi attorno e cercare, e capire come rapportarsi con gli allievi che la vita mette sul cammino di ciascuno per ‘crescere in umanità’ ed apportare il proprio contributo a quel cambiamento tanto sperato ed atteso. Il confronto deve essere alla base della crescita dell’intera collettività per approdare, insieme, ad una cittadinanza attiva tanto auspicata in questo secolo. E non a caso l’ultima frase del testo ‘Alla scuola di Don Milani…tutti’, altro non è se non un invito al cambiamento dell’atteggiamento remissivo in cui ancora tanti si pongono.
Lo stesso autore, a tal proposito asserisce: ‘Se potessi trasferirlo al contesto nostro, anche oggi direi che fa ancora fatica, qui e ora, il percorso per svincolarsi dalla dimensione di suddito e proiettarsi in quella di cittadino sovrano. Sembra quasi un’utopia. Ma l’utopia è il sale della vita’.
Da questa sua affermazione si coglie la passione con cui ha sviluppato la tematica e l’entusiasmo con cui condivide i metodi del priore che, da sempre, hanno in certo qual modo, caratterizzato il suo essere presente a scuola ed in mezzo alla comunità in cui vive.
Giammichele Abbate, docente di Religione Cattolica, è cultore di Pedagogia generale presso l’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’. E’ docente di discipline dell’area di Scienze Umane e di Teologia Morale-Pastorale, presso l’I.S.S.R. Interdiocesano ‘Ss. Apostoli Pietro e Paolo’ – Area Casertana – Capua.
Si occupa di formazione in ambito scolastico ed extrascolastico su tematiche relative all’educazione interculturale, alla disabilità e al rapporto tra pedagogia e impegno socio-politico.

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