Dante: un’identità italiana
Tutti in attesa per celebrare i settecento anni della morte di Dante Alighieri, nessuno ha più la pazienza di aspettare, l’Italia sembra già essere pronta organizzando concerti e pubblicando libri e letture per dare inizio a questa grande festa. La ragione di questa fretta è stata ben spiegata dal ministro della cultura Dario Franceschini che presentando il calendario degli eventi a Firenze ha affermato che l’Italia è un paese giovane e ha bisogno continuamente di ritrovare la sua unità, di riconoscersi intorno a valori comuni, maggiormente nel periodo che stiamo affrontando. Stiamo vivendo un periodo difficile, di incertezza, un tempo in cui è fondamentale rinsaldare l’identità italiana, testimoniando le radici culturali. Dante è un simbolo dell’identità nazionale, tutti sarebbero lieti di celebrarlo come Padre della Patria. Centinaia di intellettuali hanno celebrato Dante come l’eroe nazionale, ma Dante vive in un periodo in cui l’Italia così come la conosciamo oggi non esisteva, la realtà in cui viveva Dante era una formazione di tante piccole fazioni politiche che si facevano la guerra tra loro, l’idea dello stato nazione è nata secoli dopo e non poteva rientrare nell’orizzonte dantesco. Dante progettava ed emulava l’impero, un’istituzione sovranazionale che doveva garantire la pace, la prosperità e la sicurezza di tutti i cristiani. Dante inoltre vive nel periodo in cui la scena culturale è particolarmente predominata da Francesco Petrarca, invece Dante è particolarmente riscoperto durante il Romanticismo, è riconosciuto come modello per i sognatori della patria, verrebbe subito da pensare che il motivo sia la lingua dal momento che Dante è una delle tre corone della lingua italiana. Però Dante è anche colui che voleva dare all’Italia una politica diversa, testimonianza è anche l’immagine che ancora usiamo dietro la moneta da 2 euro Dante ritratto in una posa arcigna, sembra che da un momento all’altro sia pronto per fare un’invettiva, Dante è anche colui che scuote gli animi italiani perché lui stesso ha smarrito la strada della salvezza, ma ha iniziato un cammino per uscire da quella selva oscura, è il Dante che prima di cambiare gli italiani ha cambiato sé stesso.