A 18 anni dalla strage Paolo Borsellino è sempre con e tra noi

Il 19 luglio 1992 in via d’Amelio la mafia uccideva il giudice antimafia Paolo Borsellino, che insieme all’amico e collega Giovanni Falcone erano diventati  uomini simbolo della lotta alla mafia. Alle ore 16:58 una Fiat 126 fu fatta esplodere, mentre il giudice transitava nel cancello di un palazzo per andare a trovare la madre, con lui persero la vita anche gli agenti di scorta: Emanuela Loi,  Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, unico sopravvissuto della strage fu Antonio Vullo impegnato nel parcheggiare l’auto di scorta. Subito dopo l’attentato l’agenda rosso del giudice non venne trovata, Borsellino era solito annotare nell’agenda  le inchiesta e i dati delle  indagini più importanti. Mi pongo questa domanda: ma per caso non e’ che in quella agende erano stati annotati i nomi di alcuni politici che governavano l’Italia in quel periodo?.
Dopo le stragi il popolo siculo insorse, stanca di comparire ogni giorno sui giornali, ma soprattutto stanca di vedere ogni giorno tutto questo sangue.
Come non ricordare le migliaia di persone che scesero in  piazza e nelle strade, molti anzi moltissime erano le terrazze e i balconi coperti da cartelli e lenzuoli con slogan rivolti contro la mafia, la cosiddetta “rivolta dei lenzuoli”.
Palermo è cambiata da quel 19 luglio, la gente a voglia di vivere di godersi la vita, perché a Palermo non c’e solo la mafia come molti pensano.
Se oggi questa città è diventata più vivibile la gente deve ringraziare tutti coloro che hanno combattuto questo fenomeno, ma soprattutto quelle due persone che tutti conosciamo e non che non c’e bisogno di nominarle.
GRAZIE EROI
 
 

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