Acqua, Tiscione (Com.civ.) l’Onu ne riconosce accesso come “diritto umano”

“L'accesso all'acqua è uno dei diritti fondamentali dell'uomo, un "diritto umano". Lo ha stabilito ieri l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che dopo oltre 15 anni di dibattiti sulla questione ha votato al Palazzo di Vetro un documento che, appunto, consacra l'accesso all'acqua come un diritto”. A dare l'importante comunicazione, che sancisce finalmente un principio fondamentale, è il professore Nicola Tiscione del Comitato Civico per la difesa della gestione pubblica dell’acqua, costituitosi lo scorso mese di aprile presso la parrocchia Santa Maria della Pietà alla Rotonda, e di cui ne fanno, oltre al già menzionato Nicola Tiscione, già sindaco di San Nicola La Strada, Luigi Fronzino, Vincenzo Stellato, Rosario Pasquariello, Giuseppe Ricciardi, Mariano De Matteis, farmacista e componente del ComEr, don Oreste Farina. “A favore di una risoluzione in tal senso (presentata dalla Bolivia)” – ha agginto Tiscione – “hanno votato 122  Paesi, mentre altri 41 si sono astenuti. Il testo approvato dall'assemblea generale dell'ONU "dichiara che l'accesso a un'acqua potabile pulita e di qualità, e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell'uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita". La risoluzione ha preso spunto dal fatto che 884 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile, e che più di 2,6 miliardi di persone, per lo più bambini, non dispongono di postazioni mediche di base. Secondo le organizzazioni umanitarie, sono circa due milioni i bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o in seguito a malattie contratte per aver bevuto acqua non potabile e che non possono essere curate per la mancanza di servizi sanitari accessibili. Il testo invita gli Stati e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo e li esorta a "aumentare gli sforzi affinché tutti nel mondo abbiano accesso all'acqua pulita e a installazioni mediche di base". Questo principio inalienabile vale, naturalmente, anche per tutti e nessun privato può immaginare che tale accesso debba essere “a pagamento”.

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